IL RIMPASTINO CON DI BATTISTA DAL BALCONE DELLA FARNESINA
CIRCOLANO VOCI DI RIMPASTO DI GOVERNO, TRADIZIONALE TECNICA DI AGGIUSTAMENTO DEL TIRO AL CONSENSO O DEL TIRARE A CAMPARE
Il Fatto porge la notizia di un probabile, imminente, salvifico rimpasto di governo, tradizionale tecnica di aggiustamento del tiro al consenso o piuttosto a campare
Anche la Farnesina, pregevole esempio di architettura del Ventennio, custodisce un ampio balcone, e a breve, proprio da lì, non è escluso che possa affacciarsi Alessandro Di Battista, nuovo probabile custode del ministero degli Affari Esteri e del suo mappamondo-fondale griffato Arnaldo Pomodoro.
L’organo ufficioso dell’esecutivo gialloverde, destinato a mutare presto tinta, “Il Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio, dunque fonte attendibile, porge infatti la notizia di un probabile, imminente, salvifico, di più, patafisico rimpasto di governo, tradizionale tecnica di aggiustamento del tiro al consenso o piuttosto a campare.
Nell’ordine delle cose sempre immaginarie, c’è da supporre il poco apprezzato Giovanni Tria sostituito dal ben più degno di entusiasmi sovranisti Paolo Savona al Ministero dell’Economia, come fin dall’inizio avrebbero preteso i rocciosi della Lega, forte dell’euroscetticismo del prof, e questo nonostante le resistenze comprensibili di Mattarella.
Agli Affari Europei sembra essere previsto Enzo Moavero Milanesi e infine, top del top, occorre visualizzare il ritorno in pista dell’escursionista, dell’esule volontario in Guatemala con famiglia, Alessandro Di Battista, proprio dove si è detto, alla Farnesina, massima esposizione mediatica possibile per il ragazzo, a suo modo una prosecuzione globale, planetaria, della metafora logistica del balcone.
Se c’è di mezzo la scienza delle soluzioni immaginarie, anche in questo caso è d’obbligo opporre bizzarre risposte al bisogno di risposte concrete per il minuto mantenimento della macchina dello Stato.
Lasciamo adesso da parte la possibile revanche dell’esperto Savona, solido di una grisaglia da baronato universitario, accolto sulla carovana dei salviniani, assurto infine dai pallosi consigli di facoltà al taglio del nastro presso le fiere campionarie… soffermiamoci semmai sul possibile ritorno Di Battista nel gioco dell’oca politico nazionale, lo stesso escursionista che, come già Ernesto Guevara ancora dedito alla medicina, fino a ieri dovevamo scorgere in Sudamerica, tra zaino e marsupio da giovane padre amorevole, “Dibba” e il suo tutto personale Erasmus familiare.
Ovviamente, assodata la disparità anagrafica, antropologica, culturale e perfino ginnica dei soggetti, sarà altrettanto opportuno intuire i volti in dissolvenza incrociata, magari come nell’effetto prismatico delle figurine del formaggino, ora la faccia da Giovane Esploratore Tobia di Alessandro ora lo sguardo accigliato di Savona Paolo…
Accantonando la possibile disponibilità del Quirinale ad assecondare questo cambio di prospettiva e di costumi, dunque perfino il piano di realtà , occorre presto fare i conti con i contenuti volatili che un eventuale “rimpasto” possa offrire al nostro sguardo memore dei precedenti fanfaniani, andreottiani e perfino rumoriani, abilitati come siamo a ricordare perfino il ritratto di un Vittorino Colombo negli uffici postali alle spalle delle cassiere.
Dunque, resta da lavorare d’immaginario, che è poi l’unica cosa che serve alla comprensione profonda delle cose politiche in tempi di campagna elettorale permanente, militarizzazione della base sociale di sostegno e, pensando segnatamente a Salvini, a una costante tendenza al bluff che ipotizza un regime sempre più securitario.
Così facendo, nei giorni della coabitazione tra pentastellati e leghisti, le parti in commedia pensano a cozzare tra loro il meno possibile.
Accantonato l’inaffidabile, almeno ai loro occhi, ministro Tria e innalzato l’euroscettico Savona là dove gli spetta dall’inizio, Salvini potrà perseverare nella sua campagna contro gli “alcolisti” burocrati d’Europa, avendo buon gioco presso il suo pubblico tarato su una prospettiva concettuale da “Punto Snai”: “Non prometto miracoli, ma atti concreti e PUGNO DI FERRO”, dove il succo del messaggio è interamente nell’uso delle maiuscole.
Quanto invece al MoVimento, il ritorno del profeta disarmato Di Battista segnerebbe un nuovo punto a vantaggio di una narrazione che, parole sue, vede “questi signori fuori dalla storia, temono la forza dell’esempio, i funzionari di Bruxelles schiavi dell’alcol e dei diktat di Goldman Sachs, temono la forza dell’esempio questi traditori della sinistra e del Popoli colmi di invidia perchè ‘noi realizziamo i loro sogni'”. Davvero un programma a forma di mappamondo.
Alla fine, fantasia per fantasia, un salvifico messaggio di Facebook ci chiede di aderire a un gruppo intitolato: “Con George Best per l’utilizzo del Reddito di Cittadinanza”.
Dove la via di fuga da ogni velleitaria se non lisergica promessa, fosse anche l’immagine della Zecca di Stato che torni a stampare la lira, giunge dalle parole del compianto campione: “Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il resto l’ho sperperato”.
Ci assicurano che si tratti di un “Corso di immaginazione, bellezza e disperazione contro la banalità moralistica del discorso politico contemporaneo”.
Clicco convinto, nell’attesa di scorgere Di Battista affacciarsi dalla Farnesina che, nelle intenzioni del regime era destinata a sostituire Palazzo Venezia, ennesimo prodigio del “Governo del cambiamento”, così come Zelig, nel suo film, appare nel balcone della basilica di San Pietro.
(da “Huffingtonpost”)
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