IL SENSO DELLA MELONI PER LA LIBERTÀ DI STAMPA: GIORNALISTI IMBAVAGLIATI ED EDITORI MAZZIATI, E’ ARIA DI REGIME
FRATELLI D’ITALIA CHIEDE DI ESTENDERE L’AREA DEL DIVIETO DI PUBBLICAZIONE A TUTTI GLI ATTI RELATIVI ALLE INDAGINI PRELIMINARI DI UN’INCHIESTA E DI INASPRIRE LE SANZIONI PER CHI VIOLA LA NORMA CON MULTE CHE VANNO DAI 25 MILA A 1,5 MILIONI DI EURO PER GLI EDITORI…NEI CASI GRAVI SI POSSONO AGGIUNGERE SANZIONI PENALI COME L’INTERDIZIONE DELL’ESERCIZIO DELL’ATTIVITÀ D’IMPRESA
In tutta evidenza, Giorgia Meloni ha deciso e il suo partito esegue: l’informazione giudiziaria dovrà cambiare pelle perché a breve sarà impossibile pubblicare ordinanze di arresto o di perquisizione, sia in forma integrale che per estratto, pena multe e sanzioni draconiane per l’editore fintanto che si sarà nella fase delle indagini preliminari. Resta la possibilità del sunto da parte del giornalista.
È di ieri una duplice mossa al Senato e alla Camera, firmata da Fratelli d’Italia, ovvero il deputato Andrea Pellicini e il senatore Sergio Rastrelli, che “invitano” il governo ad applicare le misure previste dal decreto legislativo 231 sulla responsabilità amministrativa e penale delle società quando un mezzo di informazione violi il divieto di pubblicazione sugli atti giudiziari fino a una certa fase del processo.
La storia parte da lontano. Da quando il deputato super-garantista Enrico Costa, che è stato eletto nelle liste di Azione ma nel frattempo è approdato a Forza Italia, ha proposto e ottenuto di vietare la pubblicazione con il copia-e-incolla di un’ordinanza di custodia cautelare, per meglio garantire i diritti dei cittadini indagati.
Già così alla Federazione nazionale della Stampa sembrava un bavaglio grave. Ma ora, con il doppio ordine del giorno che sarà votato oggi e che il governo intende applicare quanto prima, il partito di maggioranza relativa estende l’area del divieto a tutti gli atti che nelle fasi delle indagini preliminari facciano emergere gravi indizi di colpevolezza, quali un ordine di sequestro o di perquisizione, e innalza all’inverosimile le sanzioni per chi violasse il divieto di pubblicazione.
La legge 231 è lo spauracchio di tutte le aziende, perché le multe oscillano da un minimo di 25.852 euro ad un massimo di 1 milione e mezzo di euro. Nei casi gravi si possono aggiungere anche sanzioni penali quali l’interdizione dell’esercizio dell’attività d’impresa; la sospensione o revoca di autorizzazioni e licenze; il divieto di stipulare contratti con la pubblica amministrazione; l’esclusione e revoca di finanziamenti, sussidi, contributi, agevolazioni; infine il divieto di pubblicizzare beni e servizi
«Dietro l’etichetta del garantismo e nascondendosi dietro la presunzione di non colpevolezza – insorge Alessandra Costante, segretaria Fnsi – il governo si appresta a peggiorare ulteriormente la norma Costa. Ai giornalisti, come ormai ci ha abituato il governo, la manganellata di sanzioni economiche.
E questa volta il manganello sanzionatorio dovrebbe toccare anche gli editori perché per una certa politica le notizie non rientrano nel diritto all’informazione stabilito dall’articolo 21 della Costituzione, ma sono solo un modo per vendere i giornali».
(da agenzie)
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