MULTATO PER STRISCIONE SU GAZA “STOP GENOCIDIO”: IL CASO DELL’APICOLTORE APPRODA IN PARLAMENTO: “E’ LIMITAZIONE DELLA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE”
L’UOMO PER MESI HA ESPOSTO LA SCRITTA SULLA SUA BANCARELLA AI MERCATI, FINO A LUNEDI QUANDO DUE CARABINIERI LO HANNO SANZIONATO CON 430 EURO PER “PROPAGANDA POLITICA NON AUTORIZZATA”… E DOVE STA LA PROPAGANDA IN UN MESSAGGIO DI PACE?
Sono mesi che Marco Borella, educatore e apicoltore di Como, espone davanti al suo banchetto di barattoli di miele uno striscione. «Stop bombing Gaza – Stop genocide», è la scritta rossa su fondo bianco.
Per settimane non ha avuto nessun problema, fino a lunedì scorso 14 ottobre. Al mercato comunale di Desio due carabinieri si sono presentati al banco e hanno chiesto a Borella di rimuovere lo striscione.
Al rifiuto, il giovane apicoltore è stato multato. La questione, che già aveva sollevato indignazione nella sinistra lombarda, è ora approdata in Parlamento con un’interrogazione di Alleanza Verdi-Sinistra.
La sanzione
«Il mio messaggio è di pace e non offende nessuno, non viola diritti e soprattutto non istiga all’odio raziale, né etnico o culturale, né di genere o religioso», ha spiegato lo stesso Marco Borella. La motivazione, però, non ha convinto le forze dell’ordine, che sarebbero state chiamate da un passante infastidito dalla scritta. Il risultato è una multa dal valore di 430 euro per «propaganda politica non autorizzata». Un atto che Borella ha definito «repressione del dissenso, un modo per mettere in silenzio chi chiede la fine di questa guerra disumana».
Il tema ora, per l’apicoltore, diventa un altro: «Non posso permettermi queste multe ogni settimana». E quindi che fare? Togliere lo striscione per ora non sembra una possibilità presa in considerazione: «Non voglio farlo perché abbiamo bisogno che di questo massacro indiscriminato se ne parli. Sarebbe stato ingiusto farlo per il quieto vivere, per continuare ad accettare il silenzio della nostra società».
Un caso politico
Le prime condanne dal mondo politico sono arrivate dai segretari del Pd di Monza e Brianza, Lorenzo Sala, e di Como, Carla Gaiani. «Condanniamo fortemente quanto accaduto», hanno scritto in una nota congiunta. «A Marco Borella e a quanti manifestano per la pace tutto il nostro supporto e la nostra solidarietà». È stata poi la volta del consiglio provinciale di Monza e Brianza, dove ha preso parola il capogruppo della lista di centrosinistra Vincenzo Di Paolo: «Il desiderio di pace non è un crimine». Fino ad arrivare anche a Roma. In Parlamento il deputato di Avs Nicola Fratoianni, in un’interrogazione parlamentare al governo, ha chiesto «chiarezza ai ministri Matteo Piantedosi e Guido Crosetto». Secondo Fratoianni «Non si comprendono le ragioni addotte per motivare un simile provvedimento», per lui una richiesta del tutto discrezionale da parte dei due carabinieri. «Vogliamo sapere – ha concluso – quali iniziative assumeranno i ministeri interessati per garantire il libero esercizio della libertà di espressione esercitata attraverso forme e modalità pacifiche e legittime».
(da agenzie)
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