IL SI’ E IL NO CHE ROMPONO ANNI DI COMUNANZA
PERSONE CHE L’HANNO PENSATA NELLO STESSO ORA SI TROVANO SU FRONTI OPPOSTI E NASCONO PERSINO RISENTIMENTI
Un sottile veleno si è insinuato all’ombra del referendum: la netta frattura fra chi l’ha sempre pensata allo stesso modo, fra chi ha condiviso per lunghissimi anni una comunanza di opinioni e di credenze.
Ora tutto questo è finito per sempre
Confesso che per la prima volta in vita mia sto sperimentando questa insana frattura, che si misura più su una scelta ideologica (sì o no al referendum) che non su indirizzi concreti di politica economica, ovvero su che cosa fare in pratica per migliorare il paese
Trovo molti amici su un fronte opposto, e a volte non c’è verso di instaurare uno straccio di confronto: su tutto predomina un giudizio aprioristico sulla bontà di un Sì o di un No.
E non c’è dubbio: emerge anche un sottile senso di risentimento.
Schierarsi da una parte o dall’altra è obbligatorio, visto che il referendum ci sarà .
Ma un assenso o un diniego al cambiamento della Costituzione così come è stato proposto è riduttivo sia per gli uni che per gli altri.
I fautori del Sì molto spesso conoscono, ma minimizzano li rischio di eccessivo accentramento dei poteri (anche in relazione alla legge elettorale Italicum), i sostenitori del No sanno che ci sono molte cose buone nella riforma costituzionale, ma ritengono che manchi nel nuovo quadro istituzionale un corretto bilanciamento dei poteri.
Vien da pensare: ma se invece di fare una riforma a colpi di maggioranza si fosse lavorato un anno in più per trovare un più largo consenso?
In questo caso non soltanto si sarebbe evitato un referendum che è solo la subordinata della linea principale di una revisione effettuata con l’assenso dei due terzi del Parlamento, ma si sarebbe evitato di creare ulteriori lacerazioni in una cittadinanza sempre più disorientata e confusa da spinte e controspinte dove ormai i demagoghi la fanno da padroni.
Bisognerebbe invece ricordare che è naturale e giusto dividersi sulle cose da fare, e che fa parte del normale corso della democrazia, che è conflittuale per definizione.
La quale dovrebbe progredire verso un allontanamento dall’ideologia per chiarire le ragioni profonde, umane ed economiche ma razionali, che sostengono certe scelte piuttosto che altre.
Con il referendum, invece, si è tornati indietro.
Adriano Bonafede
(da “Huffingtonpost”)
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