IL SINDACO LEGHISTA CHE VUOLE ESSERE PADRONE A CASA DEGLI ALTRI MA I TERREMOTATI A CASA SUA NON LI PORTA
SOLITA DEMAGOGIA A BUON MERCATO DEL SINDACO DI CENE, MA ORA CI ASPETTIAMO CHE ACCOLGA I TERREMOTATI NELLE STRUTTURE DEL COMUNE O NELLA SUA ABITAZIONE
Voleva che ai cittadini fosse ben chiara la sua totale estraneità all’arrivo di 59 profughi sul territorio comunale e ha deciso di diffondere una comunicazione ufficiale attraverso i tabelloni luminosi adibiti agli avvisi dell’amministrazione: Giorgio Valoti, sindaco leghista di Cene (in provincia di Bergamo) non ha preso bene la decisione della Prefettura di sistemare alcune decine di migranti nell’ex colonia del Monte Bue, di proprietà della Curia bergamasca.
Il primo cittadino ha anche postato sul suo profilo Facebook la foto del tabellone in cui comunica alla cittadinanza di aver subito la decisione “senza essere informato preventivamente” e negli ultimi giorni ha affidato più volte al social network il suo pensiero in materia, innanzi tutto invitando tutti gli abitanti di Cene a un consiglio comunale per fare “il punto della situazione sull’emergenza che il nostro paese sta vivendo/subendo in prima persona”
“La proposta che porterò avanti è quella di usare la casa vacanze della curia, appena assegnata a 60 cittadini stranieri, come accoglienza per le persone terremotate che hanno perso la loro casa” ha scritto Valoti in preda a crisi da demagogia isterica.
Quello che non è chiaro al sindaco padagno è:
1) I profughi sono ospitati in una proprietà privata della Curia e, come dovrebbe ben sapere, “ognuno è padrone a casa sua”.
2) Non è lui a decidere chi deve alloggiare nelle proprietà private altrui.
3) Faccia immediatamente seguito alla sua disponibilità a ospitare le popolazioni terremotate indicando quali strutture comunali o abitazioni private, comprese le sue, sono da ritenere fruibili dai terremotati con decorrenza immediata, affinchè il prefetto possa disporne, d’intesa con la Protezione civile.
4) I tabelloni luminosi vanno usati per comunicazioni inerenti al traffico e situazioni di emergenza. Per la propaganda politica si affiggono manifesti, pagando i relativi diritti di affissione, onde non incorrere nel reato di abuso d’ufficio e peculato.
Ultima considerazione: se nessun terremotato accoglierà la sua cristiana disponibilità all’accoglienza, non si stupisca, laggiù non amano gli sciacalli.
(da agenzie)
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