IL SUD STA CON DE LUCA NELLA GUERRA ALL’AUTONOMIA LEGHISTA: IN SOLI DUE MESI IL GRADIMENTO DEGLI ITALIANI PER LA RIFORMA FIRMATA CALDEROLI È CROLLATO DAL 50 AL 44%.
SOLTANTO NEL NORD-EST TIENE IL CONSENSO, AL MERIDIONE APPENA IL 30% DEGLI INTERVISTATI SI DICE FAVOREVOLE
Il Senato ha approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, a firma del ministro Roberto Calderoli. Si tratta di una riforma complessa, con un percorso anch’esso complicato, che ha già sollevato attenzione e polemiche. Rappresentate, in modo esplicito ed efficace, dalla protesta organizzata dai sindaci del Mezzogiorno, che hanno manifestato a Roma, guidati dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
Il recente sondaggio condotto da Demos rileva come il consenso verso questa legge sia minoritario, in Italia, anche se non di molto. Ma in sensibile calo. Lo scorso dicembre, infatti, era approvata dal 50% degli italiani.
Ora il clima d’opinione è cambiato. E la quota di cittadini che si dice favorevole all’autonomia differenziata è scesa al 44%. Probabilmente per le tensioni che ne hanno accompagnato “l’approvazione”. E la “dis-approvazione”, da parte delle opposizioni. Divenuta scontro, più che confronto. Così, le perplessità, al proposito, si sono allargate.
Trasformandosi in distacco, nelle aree – sociali e geografiche – che hanno compreso meglio come e quanto ne verrebbero danneggiate. D’altra parte, si tratta di una riforma di cui non è facile illustrare e comprendere le diverse articolazioni. E le diverse implicazioni, per le regioni. Ma le reazioni, al proposito, sono cresciute. In modo esplicito ed evidente. Espresse, dal presidente De Luca, senza mezzi termini. Come ha sempre fatto.
Il “distacco” fra Nord e Sud si sta traducendo in “frattura”. Nel Nord Est, in particolare, il consenso verso la riforma non mostra flessioni, ma diviene doppio, rispetto alle Regioni del Sud, delle Isole e del Centro Sud. Dove si osserva un vero crollo. Anche nel Nord Ovest il favore dei cittadini scende, in misura significativa, pur mantenendosi elevato.
Si delinea, così, la mappa di un’Italia divisa. Che comprende diverse Italie. Con sentimenti di reciproca e crescente incomprensione. Ben rappresentati sul piano politico.
La Lega, in particolare, dimostra una solida base di consensi per l’autonomia. Come avviene nel Nord. La sua storica piattaforma elettorale. Affiancata dai FdI di Giorgia Meloni, che, d’altra parte, ne hanno intercettato una parte notevole del voto proprio nella zona “padana”, storicamente interpretata dalla Lega. Nel centrodestra, peraltro, anche fra gli elettori di Forza Italia il sostegno alla riforma risulta maggioritario, per quanto più limitato, rispetto agli alleati.
L’approvazione per l’autonomia differenziata, invece, si riduce notevolmente nella base del M5S. Che è particolarmente ampia nel Mezzogiorno. Dove questa riforma appare, a molti cittadini, una compensazione (inadeguata) al Reddito di Cittadinanza. Un progetto elaborato e fatto approvare dal M5S, che ne ha fatto una bandiera. Dall’inizio del 2024, il Reddito di Cittadinanza è stato, però, sostituito dall’Assegno di Inclusione. In misura non equivalente e con una platea di destinatari più limitata.
Secondo la Banca d’Italia, infatti, questa revisione farà risparmiare allo Stato circa 1,7 miliardi di euro. E, di conseguenza, ridurrà, nella stessa misura, i settori sociali e le zone che ne avevano beneficiato. Dunque, soprattutto le regioni del Sud.
Il consenso, infine, cala ulteriormente nella base del Pd. Che appare il partito più scettico verso la riforma. Visto che solo uno su quattro, fra i suoi elettori, si dichiara a favore dell’autonomia differenziata. Perché, come ha dichiarato il sindaco di Bologna, Stefano Bonaccini, il disegno del governo “acuisce le differenze nel Paese”. Alle logiche del territorio, quindi, si associano e si sommano quelle politiche. Che, tuttavia, sembrano prevalere. Visto che il massimo livello di adesione caratterizza gli elettori della Lega e dei FdI.
Mentre, fra quanti votano per il Pd e il M5S cala, anzi: “crolla”, al di sotto della metà. Su questo argomento, la distanza fra maggioranza e opposizione, dunque, appare molto più ampia rispetto a quella che separa il Nord dal Sud.
(da agenzie)
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