IL TAR ANNULLA LE ELEZIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ACI: SALTANO ANCHE GEROLAMO LA RUSSA E IL FIDANZATO DELLA BRAMBILLA
ACCOLTO IL RICORSO DI UNA SOCIA CHE AVEVA CONTESTATO LE ELEZIONI A LISTA UNICA, DOPO CHE UN’ALTRA ERA STATA ESCLUSA PER VIZIO DI FORMA
Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso presentato da una socia Aci, Roberta Ciceri, in merito alle elezioni del Consiglio direttivo avvenute nell’estate 2010.
«Congelati» quindi dalle loro cariche il presidente Carlo Edoardo Valli e i nove consiglieri, tra cui Geronimo La Russa (figlio dell’ex ministro della Difesa) e Eros Maggioni (compagno dell’ex ministro Brambilla).
L’Aci ha subito annunciato che presenterà ricorso al Consiglio di Stato.
A questo punto il ministro per il Turismo Piero Gnudi può scegliere se nominare un commissario.
Nell’estate 2010 erano state numerose le polemiche in merito alle elezioni per il rinnovo delle cariche.
La «Lista per la Trasparenza» era stata esclusa per irregolarità formale, e al voto si era presentata una lista sola.
La «Lista per la Trasparenza» a quel punto aveva presentato esposti alle procure di Milano e Monza e un ricorso al Tar della Lombardia.
Il ricorso accolto ora però è un altro, presentato da una singola socia, in merito a una questione formale sul numero dei consiglieri, che devono essere al massimo 5, in base all’art. 6, comma 5, d.l. 78/2010.
Il testo recita: «Fermo restando quanto previsto dall’articolo 7, tutti gli enti pubblici, anche economici, e gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato, provvedono all’adeguamento dei rispettivi statuti al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, gli organi di amministrazione e quelli di controllo, ove non già costituiti in forma monocratica, nonchè il collegio dei revisori, siano costituiti da un numero non superiore, rispettivamente, a cinque e a tre componenti».
Va ricordato che sei mesi fa, quando era stata sollevata la problematica del numero dei componenti, l’Aci aveva chiesto un parere al Consiglio di Stato nel quale si determinava la «non applicabilità dell’articolo 6, comma 5, del decreto legge numero 78 del 2010» (quello che prevede un massimo di 5 persone nei Consigli), alle Federazione Aci. In sostanza, il Consiglio di Stato aveva confermato che gli organi dell’Aci non fanno parte di quegli organismi soggetti, per legge, dal 2010, alla riduzione del numero dei consiglieri.
«Una decisione inattesa»; i vertici di Automobile Club Milano commentano così la sentenza del Tar della Lombardia sulla nomina del Consiglio Direttivo di AC Milano.
Dalla sede di corso Venezia si tiene a precisare che i consiglieri non hanno fatto altro che prendere parte – attraverso una regolare presentazione di candidatura – alle elezioni che prevedevano la formulazione del nuovo Consiglio.
Rispettando la decisione del TAR — fanno sapere da AC Milano – e sottolineando, ancora una volta, che i componenti del Consiglio di AC Milano non ricevono alcun tipo di emolumento, comunichiamo di aver incaricato i nostri legali ad attivarsi per tutelare l’Ente e per fare chiarezza sull’intera vicenda e, qualora se ne ravvisasse la necessità , di essere pronti a chiedere l’indizione di nuove elezioni».
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