IMU, L’IMPOSTA CAMBIA NOME MA LA TASSA RESTA: LA PRESA PER I FONDELLI
L’ANNUNCIO DI BARETTA: “DA SETTEMBRE SERVICE TAX”
Prendete una tassa. Abolitela, almeno a parole.
Createne una nuova, che ne accorpa altre due. Una che non esiste, e una che resta ancora in vita da un’altra parte.
E voilà : il miracolo dell’Imu è compiuto.
Volendo cancellare una tassa, ve ne ritroverete due. O di più.
Il conto alla rovescia è cominciato, entro le prossime due settimane il governo dovrà risolvere, questa volta definitivamente e senza rinvii, il nodo dell’imposta sulla prima casa.
Archiviando una volta per tutto il valzer linguistico di Pdl e Pd, attorcigliati ormai da mesi tra abolizione totale, superamento e rimodulazione.
Il viceministro Baretta oggi ha aggiunto un primo elemento di chiarezza: la prima rata, rinviata da giugno, non si pagherà .
Il governo garantirà i 2,4 miliardi necessari per coprire il provvedimento.
E tra le nove ipotesi prospettate dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni per risolvere la questione nel suo complesso, quasi certamente si opterà per la numero otto. Quella che prevede l’introduzione della Service tax.
Una strada destinata, in teoria, a mettere nel cassetto una volta per tutte l’Imu.
“Penso a una tassa unica di stampo federalista, gestita dai Comuni, – ha ribadito Baretta – che inglobi la Tares e che potrebbe essere finanziata strutturalmente con un trasferimento dallo Stato centrale agli enti locali di due miliardi l’anno in modo da assicurare l’esenzione dalla tassazione della prima casa”
Troppo poco per dire addio all’Imu però.
Perchè l’ipotesi messa a punto dall’ex dg di Bankitalia non parla affatto di abolizione. Trasferisce la questione integralmente ai comuni, dà loro la possibilità di azzerare l’aliquota, e quindi l’imposta, compensando il mancato gettito con 2 miliardi.
La metà esatta del flusso di cassa che assicura invece la tassa sulla prima casa.
Nessuna abolizione automatica quindi, ma palla in mano agli enti locali.
Se lo vorranno, potranno diminuirla fino allo zero. A convincere i comuni ad andare in questa direzione (“Ad accrescere l’autonomia finanziaria dei comuni”, dice il documento del Mef), ci penserà la Service Tax.
La nuova imposta che i comuni potranno introdurre, con un gettito potenziale massimo fino a 2 miliardi.
Un tassa di “accorpamento”, si è detto. In realtà , si tratta di una tassa nuova di zecca visto che l’Imu resta in vigore, e i servizi comunali che andrebbe a finanziare oggi sono garantiti dalle casse comunali.
E quindi, anche, dall’Imu.
I conti li ha fatti la scorsa settimana la Uil, su Repubblica.
Tolta tutta l’Imu (in teoria), e introdotta la Service Tax il risparmio per famiglia sarebbe di 115 euro all’anno.
Differenza tra i 225 che oggi in media si paga di Imu e i 110 che si ipotizza si pagherà con la Service Tax.
Fosse finita qui sarebbe quasi un successone.
Peccato che accanto alle imposte già citate potrebbe restare fuori la Tares, inizialmente esclusa dalla Service Tax (ma inclusa oggi da Baretta), e il nuovo balzello sulle case sfitte volto a compensare la deducibilità dell’Imu dal reddito di impresa e da lavoro autonomo.
Cosa significherà in concreto?
Per le imprese, che si potrà scalare l’Imu sui cosiddetti “capannoni” dal proprio imponibile. E quindi pagare meno tasse. Una ottima notizia.
Per tutti i cittadini proprietari di case senza inquilini in affitto, vorrà dire invece ipotizzare un “reddito figurativo”, da aggiungere all’imponibile Irpef.
E quindi pagare più tasse. Una cattiva notizia.
Già , gli inquilini. Sono loro l’unica vera buona notizia per i proprietari.
Perchè l’imposta che di fatto va a rimpiazzare l’Imu, la Service Tax, verrà pagata non più soltanto dagli affittuari, ma da entrambi.
Solo così l’aggravio reale per i proprietari sarà di fatto diminuito.
Calcolatrice alla mano, l’esborso del governo – a parte i 2,4 miliardi per lo stop della prima rata – sarà solo di due miliardi.
Quanti ne metterà a disposizione per garantire i margini di manovra ai comuni per ridurre o eliminare l’Imu.
Tutto il resto – sommate Imu, Service Tax, Tares e nuove imposte – si candida a diventare un gigantesco gioco di prestigio per consentire a tutte le parti politiche di cantare vittoria.
Abolizionisti, superazionisti e rimodulazionisti.
Salvo poi, per i cittadini, trovarsi in tasca a fine dicembre più o meno quanto lo scorso anno.
Nella migliore delle ipotesi.
(da “Huffington post“)
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