LETTA CERCA DIECI TRANSFUGHI PDL
FATTI I CONTI, E’ QUESTO IL NUMERO DI SENATORI DEL PDL CHE POTREBBERO GARANTIRE LA SOPRAVVIVENZA DEL GOVERNO ANCHE NEL CASO CHE BERLUSCONI VOLESSE LA CRISI
“Non cade”. Ostentano sicurezza i democratici più vicini al presidente del Consiglio. Il governo va avanti, nonostante le ultime bordate di Berlusconi, nonostante le ennesime provocazioni dei suoi.
Ma se Berlusconi dovesse veramente sfilarsi, si può continuare senza di lui o fare un Letta Bis?
Il punto di rottura è sempre la condanna, ovviamente, e il voto della giunta del Senato sulla decadenza del Cavaliere.
Renato Schifani l’ha detto a nome di tutti: «Se il Pd vota contro l’approfondimento sulla legge Severino che noi abbiamo chiesto», se cioè il Pd non la tira per le lunghe, anzi lunghissime, garantendo la nota «agibilità politica» del leader del centrodestra, «per noi sarebbe impossibile parlare di un percorso comune».
Si divorzia, insomma.
Anche perchè, sostengono dal Pdl, la decadenza non è un automatismo e se il Pd vota, è una ‘dichiarazione di guerra’. Berlusconi pare stia già preparando il discorso. Lo leggerà al Senato, prima della fine, e sarà – ricostruisce la Stampa – «un j’accuse contro le toghe rosse». Gli argomenti sono prevedibili. Gli esiti scontati.
Fine dei giochi. Fine della pacificazione. Fine di Enrico Letta.
C’è chi non vede l’ora. Come Daniela Santanchè: «Il governo?», dice dalle spiagge della Versilia, «Fosse per me non ci starei un minuto di più. E’ fatto da gente che non è riuscita nemmeno coi brogli a far fuori Berlusconi».
Dove i brogli sarebbero del Pd, dunque. Neanche dei giudici.
«Letta mi mette angoscia», continua Santanchè, «bisogna abolire l’Imu e lui parla di riforma elettorale. Ma quella non si mangia!».
Forte della protezione del Quirinale, Letta però non sembra preoccupato.
Anzi rilancia e invia avvertimenti: «Gli italiani puniranno tutti quelli che anteporranno gli interessi di parte a quelli del Paese».
Forse pensa già a come sopravvivere senza il Cavaliere.
Uno dei deputati più vicini, al ‘Corriere’, dice: «La forza di Berlusconi sono sempre stati i suoi voti. Ma questi voti, adesso, ce li ha anche perchè sostiene un esecutivo che prova a portare il Paese fuori dai guai. Se prova a staccare la spina, un pezzo di elettorato si staccherà da lui».
E con questo – è dunque il non detto – una pattuglia di parlamentari. Senatori, soprattutto.
Perchè ‘pagherà chi farà cadere il governo’ – è l’idea – soprattutto perchè, con la crisi di questo esecutivo, non ci sarà alcun raccolto facile. Napolitano l’ha detto proprio rispondendo sulla grazia, parlando di «ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle camere».
E se non si sciolgono le camere, vuol dire che si fa una nuova maggioranza.
Già , ma con chi? Con il Movimento 5 Stelle? Non più impossibile, ma difficile.
Ieri parlando a ‘Repubblica’ Vito Crimi ha lasciato aperta una porticina: «La fine delle larghe intese significherebbe l’arrivo del nostro turno.Mettiamo in fila le cose da fare, poi, con quel pacchetto di proposte ci rivolgiamo ai parlamentari e chiediamo: chi ci sta?».
Ma non è detto che il Pd ci stia. Almeno non la sua componente più ‘lettiana’.
Ad esempio, secondo Francesco Boccia, «con il M5S non avremmo meno difficoltà di quante ne abbiamo oggi con il Pdl, anzi».
E allora ecco l’idea di una nuova maggioranza. Ma con il vecchio governo o un suo bis.
Ma ci sono i numeri? Il problema, come noto, è al Senato.
Lì 108 sono i senatori del Pd e 20 quelli di Scelta Civica.
Dieci in tutto, i senatori autonomisti che stanno insieme al Psi di Nencini.
Si potrebbero pescare i 7 senatori di Sel, certo più disponibili verso un governo senza più Berlusconi (i vendoliani però lasciano intendere che preferirebbero un governo con una guida diversa, magari di Matteo Renzi, «un nuovo governo di scopo», ragiona in pura ipotesi Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera, «per poi, riformata la legge elettorale, tornare al voto»).
Poi ci sono i fuoriusciti del M5S: sono tre e vengono dati per ‘interessati’. Ma da convincere.
Certamente più facili da imbarcare sono invece i senatori iscritti al ‘Gal’, gruppo Grandi Autonomie e Libertà , ma non sono di più di 7.
Quindi – anche dando tutti questi per assoldati, in astratto – saremmo a 155 senatori: non lontani dai 159 necessari, ma lontani da una ragionevole stabilità .
Una stabilità che accontenti Napolitano
Chi può allora salvare Letta? Improbabile la Lega Nord, perchè stando a Salvini, loro non ci pensano neanche: «Caro Letta l’autunno sta arrivando», minaccia con l’aria di chi sta per brindare, il vice di Maroni.
E non potrebbe essere altrimenti, ora che lo strappo con B. è ricucito
E allora? Allora servirebbero dei fuoriusciti dal Pdl.
Dei dissidenti, pronti a scommettere sulla durata dell’avventura. Una decina o poco più. Da trovare fra le colombe che oggi dicono «Non possiamo farci dettare la linea dalla Santanchè».
E’ partita la caccia, al motto di «la responsabilità paga».
Ma più della fedeltà a Berlusconi?
Luca Sappino
Leave a Reply