IN FORZA ITALIA E’ GIA’ LITE: FALCHI CONTRO LEALISTI
“ROMANI TROPPO MODERATO”: RINVIATA LA NOMINA DEL CAPOGRUPPO IN SENATO
È confermato e non ci saranno rinvii.
Mercoledì 27 novembre Berlusconi decadrà da senatore. Se Palazzo Madama non dovesse fare in tempo ad approvare la legge di stabilità , i lavori verrebbero interrotti e ripresi giovedì.
La macchina è ormai avviata, il Pd non ammette colpi di freno e slittamenti: la settimana prossima il Cavaliere sarà un leader extraparlamentare e Forza Italia abbandonerà le larghe intese per passare all’opposizione.
Un passaggio che potrebbe avvenire anche prima, già martedì 26 novembre, in occasione del voto di fiducia sulla legge di stabilità autorizzato ieri dal Consiglio dei ministri.
In aula i forzisti faranno fuoco e fiamme, presenteranno ordini del giorno, mozioni per invalidare la decisione della giunta sulla decadenza, lo stesso Berlusconi potrebbe intervenire con un discorso roboante e tutto questo mentre fuori dal palazzo si svolgerà una manifestazione organizzata dal partito.
Tutti intorno al Cavaliere, appassionatamente, come se Forza Italia fosse veramente unita. Invece non lo è.
Il volo delle colombe verso un altro nido non ha portato pace e amore. È in atto una guerra all’ultimo sangue tra falchi, lealisti e coloro che prima della scissione venivano chiamati mediatori.
Tra questi c’era Paolo Romani che doveva assumere la carica di capogruppo pro tempore di Fi al Senato.
Berlusconi era d’accordo, poi ieri si è riunito il gruppo e sono volati gli stracci. Romani impallinato e fatto fuori dai falchi guidati da Nitto Palma, Bondi, Minzolini e dai lealisti come Bernini e Donato Bruno.
Riunione aggiornata a lunedì.
Cosa non va in Romani? Ha la colpa di essere stato troppo dialogante con i cugini che si sono separati.
Alla presidenza del gruppo Forza Italia, dicono gli impallinatori di Romani, ci vuole una personalità che interpreti in maniera più aggressiva la nuova fase all’opposizione. Motivazioni politiche dietro le quali si celano ambizioni personali di chi vuole fare il capogruppo e controllare il partito.
E anche su quest’ultimo terreno non mancano gli scontri all’arma bianca su chi farà il coordinatore nazionale.
I lealisti di Fitto, Gelmini, Carfagna e Polverini non vogliono in prima fila Verdini, Capezzone, Bondi e Santanchè.
I quali chiedono un profilo tutto d’attacco per Forza Italia, rischiando di aumentare l’emorragia elettorale e di dirigenti locali verso il Nuovo Centrodestra.
Tutti i «superstiti», così li ha chiamati il Cavaliere, temono di essere rottamati dalle nuove leve. Il Cavaliere li ha rassicurati: ci sarà un mix di vecchi e nuovi, un assetto da combattimento, perchè ci sarà molto da combattere.
«Io non mollo», è il mantra dell’ex premier che proclama la sua innocenza contro le sentenze. Lo proclamerà in aula fino al 27 novembre, poi in tv e nelle piazze.
Facendo crescere volti nuovi come Marcello Fiori, ex braccio destro di Bertolaso, che organizzerà il Club Forza Silvio.
Nuova linfa e giovani che ha incontrato ieri sera a cena, i ragazzi guidati da Anna Grazia Calabria. Sabato chiuderà la convention del movimento giovanile.
Sarà l’occasione per gridare la sua rabbia contro i magistrati, per dire «dovete fare ancora i conti con me».
Intanto non riesce a mettere d’accordo i superstiti.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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