IN PIEMONTE SI RICONTANO I VOTI, MA SI DOVREBBE RIVOTARE SENZA LISTE TAROCCO
COTA DIMOSTRA DI AVERE PAURA DI DIMETTERSI E DI AFFRONTARE IL GIUDIZIO DEGLI ELETTORI, ANCHE SE SI DICE SICURO DI VINCERE… IN REALTA’ HA VINTO PER SOLI 9.000 VOTI E UNA SERIE DI FATTORI FAVOREVOLI: LA LISTA GRILLO, LO SCARSO APPEAL DELLA BRESSO, LA LISTA TAROCCO DEI PENSIONATI (30.000 VOTI) E QUELLA FASULLA “AL CENTRO”(15.000 VOTI)
Il Consiglio di Stato ha respinto qualche giorni fa la richiesta di sospensiva presentata dai legali del presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, relativa alla decisione del Tar del Piemonte, che ha ordinato il riconteggio elettorale di circa 15 mila schede delle ultime elezioni.
Si trascina così, tra ricorsi e controricorsi, una vicenda di cui ci siamo già occupati: in pratica Cota ha vinto sulla Bresso per appena 9.000 voti e usufruendo di due liste che non avrebbero dovuto esserci, in quanto presentano delle irregolarità , sanzionate anche penalmente.
La lista “Pensionati per Cota” ha preso 30.000 voti, ma risultano false le firme non solo dei sottoscrittori, ma persino quelle di diversi candidati.
Questo processo penale inizierà a novembre ed è il vero pericolo per il centrodestra .
Le due liste “Consumatori” e “Al centro con Scanderebech”, di cui si occupa l’attuale ricorso, presentano invece irregolarità nella sottoscrizione delle firme, non avrebbero dovuto competere e hanno portato a Cota altri 15.000 consensi.
Ora il Tar ha cercato di mediare: da un lato accettando come valide le 15.000 schede, ma chiedendo di verificare quante, tra esse, contenessero anche il voto per Cota come presidente.
Per capirci: se in oltre 9.000 schede non figurasse la volontà precisa dell’elettore di votare anche Cota, oltra alla lista scelta, Cota decadrebbe e al suo posto andrebbe la Bresso.
Stesso discorso con la causa che si aprirà a novembre.
Il rischio è quello che tra qualche mese o un paio di anni, alla fine di tutti i ricorsi, debba cambiare volto la giunta regionale.
La soluzione più ragionevole, lo dicono in molti, sarebbe che i partiti raggiungessero un accordo e si andasse a nuove elezioni.
L’opposizione da un lato ritira i ricorsi, Cota dall’altro si dimette e si torna a votare senza liste tarocco di appoggio, da una parte e dall’altra.
Una prospettiva di buon senso, osteggiata proprio da Cota che a parole si dice “sicuro di vincere di nuovo” anche in quel caso, ma che poi nei fatti si guarda bene dal mettere in atto, nel timore di dover rinunciare all’amata poltrona.
Col rischio di perderla lo stesso e di doverci poi sorbettare i suoi soliti discorsi sulla congiura di palazzo.
Tutti dicono di interpretare la volontà dei piemontesi?
Ebbene fatevi contare, così finisce questa farsa dei ricorsi.
Nessuno è immune da colpe: bisogna finirla con il vezzo che le coalizioni presentano liste inesistenti e taroccate, solo per trarre in inganno l’elettore.
Le firme devono essere presentate almeno un mese prima e vanno verificate una a una: chi crea falsi deve essere arrestato.
Ma certo Cota non può continuare a dire di avere vinto se ha usufruito di 45.000 voti portategli da liste che non avrebbero avuto diritto a essere sulla scheda.
Quindi l’avvocato novarese dimostri di avere le palle e affronti di petto la situazione: accordo, dimissioni e entro tre mesi si rivoti.
Chi uscirà vincitore avrà un titolo reale per governare, senza se e senza ma, altrimenti avremo solo governatoricchi in scadenza e con la mannaia della giustizia amministrativa sempre pronta a colpire.
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