INCENERITORI FANTASMA E DISCARICHE IN TILT: TRE ANNI DI CRISI, PROMESSE E RIVOLTE
UN’EMERGENZA CONTINUA CHE HA FATTO SALTARE TUTTE LE REGOLE DEL CICLO DEI RIFIUTI…GLI INTERESSI DELLA CAMORRA E IL FLOP DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, FERMA AL 20%
Tre anni (2008-2009-2010) di emergenza continua.
Gli esperti della Commissione europea lo hanno detto chiaro e forte: «Non è cambiato niente».
Perchè la crisi è diventata quotidiana? La differenziata è a livelli bassissimi. La Campania produce 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno (solo Napoli tra le 1300/1500).
E la Regione è ferma al 20 per cento (doveva essere al 35%) di raccolta differenziata.
Napoli è al 19% (107 mila tonnellate nel 2010). Ed è magra la consolazione che Roma è sotto il 20%, Palermo al 3%, Genova al 21%.
La Campania non ricicla la frazione organica che manda fuori regione.
Delle 7200 tonnellate prodotte al giorno, 3700 finiscono nelle discariche, perennemente in affanno.
La legge del 2008 che pose fine alla prima emergenza prevedeva in Regione 10 discariche, in realtà ne funzionano solo 5.
Chiaiano chiuderà a marzo e Terzigno a ottobre.
Due sono state già chiuse e tre sono state cancellate da successivi decreti (Terzigno, Andretta nell’Avellinese e Macchia Soprana, nel salernitano). Rispetto al piano del 2008 ci sono 6 milioni di tonnellate di rifiuti da «collocare».
Gli Stir, impianti di tritovagliatura, sono 7, tre a Napoli (Giugliano, Caivano e Tufino) e uno ciascuno nelle altre province.
Il numero è sufficiente, ma gli stabilimenti sono antiquati.
Abbandonati per anni dall’Impregilo (l’azienda che ha gettito il ciclo fino al 2006 e per quel periodo l’ex management è finito sotto inchiesta) non sono in grado di riciclare i rifiuti lavorati e spesso vanno in tilt.
In più ogni provincia deve gestire i rifiuti nel suo territorio.
Napoli è quella più in affanno anche perchè è la provincia in cui risiede il 53 per cento della popolazione nell’8 per cento del territorio.
Al momento i rifiuti in eccesso lavorati dagli Stir vanno fuori regione e all’estero.
Con costi esorbitanti (che pagheranno i cittadini con la Tarsu).
In Spagna andranno 60 mila tonnellate di rifiuti napoletani, al costo di 150 euro a tonnellate. Totale, 9 milioni.
Con la stessa cifra si può costruire in sei mesi un impianto di compostaggio lasciando alle altre province campane la disponibilità delle discariche.
L’ultimo grande nodo sono gli inceneritori.
Ad oggi lavora solo Acerra (prima gestito da Impregilo e ora da A2a), che in questi giorni sta bruciando fino a 2100 tonnellate al giorno, rispetto a una capacità ordinaria di 1900.
Il superlavoro impedisce la manutenzione ordinaria e si rischia lo stop.
La terza linea è partita nei giorni scorsi.
Il piano del 2008 prevedeva quattro termovalorizzatori, nell’ultimo decreto sono diventati tre (con Napoli e Salerno).
Ma ci vogliono almeno tre anni per costruirne uno e non sono state bandite le gare.
Poi si devono aggiungere le otto milioni di tonnellate di ecoballe accumulate tra Napoli e Caserta e il nuovo decreto (approvato dalla Camera) che affida al governatore Caldoro la nomina dei commissari per gli inceneritori. Commissari che potrebbero azzerare tutto e ripartire da zero.
Cristina Zagaria
(da “La Repubblica“)
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