INCHIESTA PETROLIO, INDAGATO IL NUMERO UNO DELLA MARINA DE GIORGI E I PM VOGLIONO SENTIRE BOSCHI E GUIDI
“SORPRESO E AMAREGGIATO, MI TUTELERO’ NELLE SEDI OPPORTUNE”
Anche il capo di Stato Maggiore della Marina inciampa sull’inchiesta sul petrolio in Basilicata. E intanto la Procura lucana si appresta a sentire l’ex ministro Federica Guidi e la collega Maria Elena Boschi.
L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Potenza insieme a Valter Pastena, dirigente della Ragioneria dello Stato.
Le accuse per il militare ruotano intorno vanno dall’associazione per delinquere all’abuso d’ufficio fino al traffico di influenze e al traffico illecito di rifiuti, stessi illeciti contestati a Gianluca Gemelli, compagno della Guidi.
Per De Giorgi, comandante in capo che ha voluto Mare Nostrum si era vociferata nelle ultime settimane una “candidatura per il vertice della Protezione civile“.
”A settembre scorso è stato notificato un avviso di proroga delle indagini al capo di stato maggiore della Marina, indagato insieme al compagno dell’ex ministro Guidi per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze per una storia riguardante l’Autorità portuale di Augusta (la città di Gemelli, ndr)”, scrive Repubblica spiegando che lo stralcio nasce sempre dalle intercettazioni di Gemelli.
Figlio d’arte, De Giorgi è il primo ufficiale italiano a occupare lo stesso incarico del padre in scadenza a breve.
E come lui, ricorda ancora il quotidiano del gruppo De Benedetti, ha ottenuto il varo di una “legge navale” con fondi straordinari — oltre 5 miliardi di euro — per l’ammodernamento della flotta sotto la bandiera umanitaria nonostante la spending review.
A beneficiare dell’operazione sono state innanzitutto Fincantieri e Finmeccanica oltre all’industria dell’acciaio. “Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune”, ha fatto sapere De Giorgi poche ore dopo la notizia del suo coinvolgimento nell’inchiesta della procura di Potenza.
Per quanto riguarda invece le due ministre, secondo quanto riferisce l’Ansa i magistrati si recheranno a Roma per ascoltare Boschi e Guidi.
Il nome del ministro dei Rapporti con il Parlamento compare nelle carte dell’inchiesta lucana perchè citato dalla stessa Guidi in una conversazione con il compagno in cui gli annuncia il via libera di “Mariaelena” all’emendamento alla Legge di Stabilità 2015 agognato dal cliente di Gemelli, la Total.
Circostanza che ha fatto saltare sulla seggiola le opposizioni tornate a chiedere le dimissioni della Boschi già nell’occhio del ciclone per lo scandalo di Banca Etruria che vede indagato suo padre Pier Luigi. Matteo Renzi, quindi, è tornato a fare scudo intorno alla ministra e al governo, al grido di “non ci manderanno a casa” e sventolando come un trofeo le dimissioni della Guidi.
Quest’ultima dal canto suo, in una lunga lettera al Corriere della Sera, parla di punti da chiarire e dati “strumentalizzati e deformati”, sostenendo di essersi limitata a riferire al “marito” una notizia nota.
“Comincerei dall’inizio, ricordando che la polemica nasce da una telefonata a colui che considero a tutti gli effetti mio marito, nella quale lo informavo di un provvedimento parlamentare di portata nazionale — scrive -. In particolare, gli davo una notizia nota, su un fatto avvenuto in un luogo pubblico — il Parlamento — al quale hanno dato risalto tutti i media e del quale molti addetti ai lavori avevano già conoscenza perchè di rilevante interesse per l’economia nazionale. Insomma, nessuno ha rivelato segreti di Stato”.
Nella telefonata al centro della polemica, “lo informavo — prosegue — di un emendamento che avrebbe consentito di accelerare i processi autorizzativi di molte opere strategiche, tra cui il cosiddetto progetto Tempa Rossa di Taranto, bloccato da anni. La società di mio marito, invece, operava come subappaltatrice in Basilicata per un lavoro che nulla aveva a che vedere con lo sviluppo del progetto di Taranto e risaliva ad epoca precedente a quella in cui sono stata nominata ministro”. Quindi secondo la Guidi “non era necessario un mio speciale interessamento per mandare avanti una norma così importante. E comunque, dopo che è stata approvata, non abbiamo attivato i poteri sostitutivi che la legge ci conferiva”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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