INCOERENZA PER CONSERVARE LA POLTRONA, IL DIBATTITO SULLA CITTADINANZA IMBARAZZA “IO SO’ GIORGIA”: “NON È UNA PRIORITÀ POLITICA PER IL GOVERNO DI CENTRODESTRA”. IN REALTÀ IN PASSATO LA DUCETTA PROPONEVA PROPRIO LA CITTADINANZA DOPO LA SCUOLA DELL’OBBLIGO
L’OBIETTIVO DELLA PREMIER È BOICOTTARE IL DIALOGO TRA PD E FORZA ITALIA, E NON PERDERE IL VOTO DEI RAZZISTI
La legge sulla cittadinanza non è una priorità politica per il governo di centrodestra: ecco la linea dettata informalmente in queste ore da Giorgia Meloni ai suoi fedelissimi. Cosa significhi una frase del genere, e che effetti possa avere, è facile intuirlo osservando l’atteggiamento dei Fratelli d’Italia: tacciono imbarazzati, non si espongono, prendono tempo o parlano d’altro.
L’obiettivo finale è chiaro: boicottare il dialogo tra Partito democratico e Forza Italia, cercando però nello stesso tempo di non alimentare polemiche in modo da sopire il dibattito. La priorità, infatti, è cancellare dall’agenda il tema o comunque, nella peggiore delle ipotesi, spostare al 2025 l’eventuale calendarizzazione in Aula di una proposta di legge.
Tutto questo perché la presidente del Consiglio ritiene che un esecutivo di destra non possa permettersi di perdere voti dando riconoscimento alla speranza di centinaia di migliaia di ragazzi nati in Italia da genitori stranieri. Il problema, come al solito, risponde a una preoccupazione molto concreta: conquistare il voto sovranista e nazionalista, non regalare consenso a Matteo Salvini.
Un passo indietro, necessario. Correva l’anno 2014 – mese di ottobre, giorno 24 – e l’attuale premier scriveva sui social: «No all’automatismo dello ius soli. Sì allo ius culturae per chi è fieramente di cultura italiana dopo aver finito la scuola dell’obbligo».
In Italia, significa ipotizzare la concessione della cittadinanza all’età di sedici anni, anticipandola di due anni rispetto all’attuale possibilità di ottenerla al compimento della maggiore età. È il progetto annunciato già nella scorsa legislatura da Fratelli d’Italia. Oggi però anche questa riforma light è giudicata poco praticabile da Palazzo Chigi.
A preoccupare è innanzitutto un nodo tattico: lo stato maggiore meloniano non considera utile prendere posizione e ritrovarsi nel mezzo del fuoco incrociato tra leghisti e berlusconiani. Meloni, inoltre, ha ben chiaro il pericolo Salvini, che ha già deciso di cavalcare ogni eventuale “cedimento” della premier sul dossier e non esiterebbe a colpirla se concedesse aperture a Forza Italia su questo terreno.
La presidente del Consiglio, in fondo, non ha voglia di cambiare strategia – non almeno in questa fase – rispetto a quella applicata nei primi due anni di governo, dove mai ha concesso spazio al Carroccio sui temi identitari: è successo sul Mes e, di recente, sull’Europa con il clamoroso no a von der Leyen.
Esistono due passaggi cruciali, però, che Palazzo Chigi deve sminare, limitando quantomeno i danni. Il primo è atteso per ottobre: per allora, il Pd intende presentare una mozione sulla cittadinanza con l’intento di spaccare la maggioranza.
La mozione, però, verrebbe scritta con l’intento di “attirare” Forza Italia, magari permettendo di votare il testo per parti separate, consentendo agli azzurri di esporsi a favore dei diritti. Il secondo passaggio è quello più rischioso. Forza Italia, su indicazione di Antonio Tajani, sta infatti lavorando a una proposta di legge sulla cittadinanza. Sarà pronto a settembre.
Due gli schemi possibili. Il primo prevede la concessione dopo due cicli scolastici, dunque ai quattordici anni di età. Su questo, esiste una netta contrarietà di Meloni. Il secondo immagina invece di legarla alla conclusione del percorso della scuola dell’obbligo, a sedici anni. Sulla carta, sarebbe anche l’idea di Fratelli d’Italia.
Ciononostante, Palazzo Chigi pensa che i rischi politici di questa operazione superino oggi i vantaggi. Per questo, ha già pianificato la reazione, che si concretizzerà nell’invito pressante a rimandare l’eventuale calendarizzazione del testo, con l’intento di spostarlo al 2025 inoltrato.
Un indizio è arrivato nelle scorse ore dal capogruppo di FdI a Montecitorio Tommaso Foti, che ha messo nero su bianco questa posizione: «Al rientro di settembre ci aspettano il disegno di legge sicurezza e quello sul lavoro. Due capisaldi per il centrodestra sui quali c’è massima intenzione di andare spediti in modo da farli diventare legge entro la fine dell’anno».
(da La Repubblica)
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