INDAGATA PER DIFFAMAZIONE ED ESTORSIONE LA ESCORT RACHELE CHE AVEVA VANTATO INCONTRI CON FINI
DOPO “RISCONTRI OGGETTIVI” LA PROCURA DI ROMA HA ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI LA RAGAZZA EMILIANA… ACCUSATO DI TENTATA ESTORSIONE ANCHE L’UOMO CHE AVEVA CERCATO DI VENDERE UN FANTOMATICO VIDEO COMPROMETTENTE… ORA SI CERCANO I MANDANTI DELL’OPERAZIONE… “LE STRANE STORIE CHE GIRANO SU FINI”, COME LE DEFINI’ BELPIETRO SU “LIBERO”, SI SONO RIVELATE L’ENNESIMA PATACCA DEGLI INFAMONI DI PROFESSIONE
Diffamazione e tentata estorsione in concorso.
Per queste ipotesi di reato Lucia Rizzo, conosciuta come l’escort ‘Rachele’, risulta indagata dalla procura di Roma.
Le accuse si riferiscono alle dichiarazioni fatte dalla donna su una presunta relazione e sugli incontri di natura sessuale con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Il pm Maria Caterina Sgrò ha proceduto all’iscrizione (ma solo per tentata estorsione) anche di un altro soggetto, un uomo, che in prossimità delle rivelazioni della escort contattò la segreteria del leader di Fli annunciando ciò che sarebbe successo e offrendosi di intervenire per fermare le dichiarazioni.
La formalizzazione delle contestazioni – è stato sottolineato – non è conseguenza soltanto della querela presentata a gennaio da Fini, ma anche, come afferma il pm, di “alcuni risconri oggettivi”.
Trentaquattro anni, da Chiaravalle, provincia di Ancona, Rachele vive ora a Reggio Emilia dove registrò quattro minuti su un sito online: “Festini? Fini è il primo che dovrebbe vergognarsi”.
Diceva di essere delusa da promesse non mantenute, evocava motivazioni etiche.
Maurizio Belpietro su “Libero” scrisse: “Girano strane storie sul presidente della Camera”, dando il via allo sputtanamento.
Nell’esposto in procura, Fini ha chiesto “l’identificazione dei mandanti”.
L’11 gennaio il suo portavoce, Fabrizio Alfano, ha raccontato di una telefonata, ricevuta da un uomo, che lo avvertiva di un video compromettente nel quale Lucia Rizzo, in arte Rachele, narrava i dettagli di tre presunti incontri a pagamento che si sarebbero svolti a novembre 2009, maggio e settembre 2010.
La Procura ha dato un nome a quella voce e l’uomo si trova ora indagato per tentata estorsione, mentre Rachele ha già fatto sapere di non avere altro da aggiungere e di non poter provare quanto sostiene.
L’ennesima patacca degli infamoni si è rivoltata contro i mandanti dell’operazione, certificando quanta malafede vi sia nel maldestro tentativo di sputtanare chi si oppone al sultano.
La macchina del fango questa volta si è inceppata e gli schizzi sono finiti sul viso di chi l’aveva messa in moto.
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