INTERCETTAZIONI: LE PERPLESSITA’ SONO GIUSTIFICATE
LA NUOVA LEGGE OSTEGGIATA NON SOLO DAI MAGISTRATI, MA ANCHE DALLE FORZE DELL’ORDINE E DALLA STAMPA… SI PASSA DA UN ECCESSO ALL’ALTRO.…IL RISCHIO CHE L’OPINIONE PUBBLICA LA INTERPRETI COME UNA NORMA “AD PERSONAM”… NAPOLITANO FIRMERA’?…E FINI APRE A FUTURE CORREZIONI
Il disegno di legge sulle intercettazioni è stato approvato in un clima surreale: la maggioranza che applaude, Berlusconi presente in aula, accentuando l’impressione di un suo interesse particolare per questa nuova norma, i parlamentari di Di Pietro coi cartelli “vergogna”.
Per far buon peso una ventina di franchi tiratori, questa volta da ricercare nell’opposizione.
A fronte di indubbi eccessi nell’intercettare da parte della magistratura e nel diffondere colloqui senza valenza giuridiziaria di cittadini estranei a inchieste da parte di “gole profonde” mai identificate, il centrodestra ha buon gioco o sostenere che “la legge era necessaria, la gente non vuole essere ascoltata e intercettata”.
Ma permangono anche i dubbi di molti che se non ci fossero andati di mezzo il premier e alcuni politici bipartisan, nessuno avrebbe mai fatto fuoco e fiamme per una nuova normativa che di fatto impedirà anche di perseguire reati rilevanti.
I cittadini vengono usati come specchietto per le allodole, ma gli interessi sono esclusivamente di natura politica, inutile nasconderlo: dai famosi colloqui Unipol a quelli Berlusconi-Saccà , restringere la possibilità di intercettare faceva comodo a molti.
Secondo l’Associazione Magistrati “vogliono legarci le mani, si potranno fare intercettazioni solo se ci sono evidenti indizi di colpevolezza: si rendono inammissibili quando servono, ma possiamo farlo quando non servono più”.
Ma va giù duro anche il sindacato dei funzionari di polizia: “E’ bene che la gente sappia: non si potrà mettere una microspia in casa di un pericoloso latitante, non si potranno ascoltare i vertici mafiosi per le riunioni preparatorie a un crimine. Siamo certi che a questa legge hanno brindato assassini, usurai, estorsori, rapinatori e trafficanti di droga”.
Per finire col severo giudizio da parte dei rappresentanti dei giornalisti: “E’ stato raggiunto un obiettivo: impedirci di onorare la professione ed un dovere costituzionale”.
Ora la parola spetta al Presidente della Repubblica che dovrà giudicarne la conformità costituzionale, mentre nel Centrodestra ambienti finiani hanno presentato un ordine del giorno che recita: “Viste le forti perplessità suscitate dalla normativa, si invita il governo a monitorare gli effetti della legge per eventuali modifiche”. E’ già un mettere le mani avanti.
Scendiamo un attimo nei dettagli della legge. Un punto qualificante è che sono ammesse intercettazioni solo in presenza di gravi sospetti di colpevolezza e limitate a due mesi: secondo i magistrati è una norma paradossale.
Nel caso che questi indizi ci siano, il pm avrebbe già dovuto chiedere dei provvedimenti cautelari al giudice. Le intercettazioni servono a rendere invece concreti o ad escludere sospetti affiorati nel corso dell’indagine.
Restringerle così le rende inutili, perchè il tempo è troppo breve, o superflue.
Secondo la maggioranza invece ci vogliono degli indizi concreti che ti facciano capire che quel tizio è colpevole, prima di poterne violare la privacy. I due mesi di termine servirebbero quindi a evitare un accanimento inquisitorio da parte delle Procure.
Altro punto importante riguarda la fuga di notizie: vietata la pubblicazione di intercettazioni fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare, multe fino a 465.000 euro per i giornali, carcere per i giornalisti da 6 mesi a 3 anni, tetto di spesa annuale per il servizio intercettazione assegnato a ogni Corte d’Appello, divieto di pubblicare foto di magistrati relativi ai procedimenti in corso.
Se da un lato è giusto evitare di fare i processi sui media invece che nelle Aule dei tribunali è anche vero che così molto scandali non sarebbero mai stati “scoperchiati” e i cittadini non ne avrebbero avuto notizia se non a sentenza avvenuta.
Stabilire tetti economici a intercettazioni per legge poi ci appare ridicolo: ci può essere la Procura che ha necessità di intercettare in base all’indagine rilevante e quella che non ne ha.
Diciamo che questo eccesso di zelo dà spazio a troppe interpretazioni malevole sull’interesse della politica a insabbiare e non far conoscere troppe vicende al popolo italiano.
Riteniamo infine che su modifiche di questo genere che possono pregiudicare indagini rilevanti sarebbe stato meglio procedere con il concorso di tutte la parti in causa, magistratura e polizia in primis.
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