INTERVISTA A FRANCO CARDINI: “CRISTIANI A RISCHIO IN MEDIO ORIENTE, MA NON IN EUROPA”
“QUELLI CHE CHIAMIAMO TERRORISTI SONO UNA RISORSA QUANDO SERVONO E UN NEMICO QUANDO NON SONO PIU’ NECESSARI”
C’è il pericolo immediato del fondamentalismo in Europa?
“Certamente c’è un pericolo e l’arcivescovo di Mosul ha ragione di preoccuparsi, perchè i cristiani stanno scomparendo in Medio Oriente. Tuttavia, sarei cauto prima di parlare di pericolo del fondamentalismo islamico in Europa”.
Così Franco Cardini, storico e saggista, commenta le dichiarazioni sul pericolo lanciato dall’Iraq di una “invasione”degli estremisti islamici in Europa.
Allora non dobbiamo preoccuparci?
I gruppi terroristi rappresentano una vera minaccia, il pericolo di un treno o metropolitana che salta in aria c’è sempre e per questo bisogna stare sempre molto attenti. Ma mi sembra che tra tutte le domande, non ci siamo posti quelle fondamentale.
Quale sarebbe? Sapere chi arma l’Isis, chi sono le fonti del finanziamento?
La risposta sarebbe imbarazzante per molti paesi occidentali. La logica spesso è “non li appoggiamo, ma li sosteniamo”. Non so se si tratta di schizofrenia o di o di assenza totale di linea politica.
A che tipo di gioco stiamo giocando?
Quelli che chiamiamo terroristi spesso sono una risorsa quando servono, e un nemico quando non sono più necessari. Il mondo occidentale è in contraddizione continua. Ci lamentiamo di situazioni che nella maggior parte delle volte abbiamo creato a causa di interessi economici americani, inglesi e francesi.
L’intervento americano e francese potrebbe essere utile in Iraq?
Gli interventi militari immediati sono come le cure immediate, servono per eliminare un sintomo, ma la malattia rimane. Siamo dinanzi a una malattia grave, che è nata dalla disillusione del mondo arabo a cui abbiamo promesso tante cose, che poi non abbiamo concesso. Abbiamo creato una disillusione tale da far credere che dell’occidente non si possono fidare.
È così che nascono i movimenti radicali?
Fino al 2003 il problema delle intolleranze religiose – almeno in Iraq – era contenuto, ormai non è più così. L’inizio della fine è stato creato dagli americani, dalla loro intenzione di entrare in guerra per abbattere Saddam Hussein.
C’è una mancanza di attenzione da parte dei mass media?
Diciamo che lo spettatore medio si annoia presto di un soggetto. La gente si preoccupa per le crisi che succedono, si infervora per qualche settimana, e poi nessuno ne parla più. Quando il problema riesplode, lo spettatore si accorge che non è cambiato nulla tra la prima crisi e la seconda. Un esempio su tutti è la crisi fra palestinesi e Israele. In questo modo però non si avrà mai una soluzione definitiva alle crisi.
Chi può avere un ruolo di primo piano in Iraq per evitare il genocidio delle minoranze?
Le Nazioni Unite potrebbero fare tanto, ma è molto difficile che riescano a essere tempestive. Sono loro che devono intervenire, non è possibile lasciare un Paese a prendere decisioni in maniera unilaterale: spesso dietro questo interventismo ci sono interessi economici.
Laetitia Mechali
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