INTERVISTA A RITA DALLA CHIESA: “NOI ITALIANI SIAMO DIVENTATI RAZZISTI, RESPINGENTI, NAZISTI”
“LA MAFIA C’E’, BEN RADICATA E PRESENTE”
Rita dalla Chiesa è una collana di perle, capelli biondissimi dalla messa in piega sempre ordinata e uno spirito battagliero che non ti aspetti.
Dietro il suo stile fuori dal tempo (“sono sempre molto sobria, molto milanese dico io”), c’è un passato che si snoda attraverso la perdita del padre generale in un agguato mafioso di trentacinque anni fa, una giovinezza ribelle trascorsa da mamma single (“divorziai e decisi di crescere mia figlia da sola, i miei non la presero bene”), l’amore con Fabrizio Frizzi (“di lui non parlo, ma per fortuna sta meglio”) e una carriera in divenire (“a novembre, proprio io che ho due divorzi alle spalle, condurrò su TeleNorba un nuovo programma: Oggi Sposi. Sono contenta, perchè io credo nei matrimoni degli altri”).
Dietro il suo sorriso di Signora Forum — veniva chiamata così negli anni Novanta, in virtù del programma su Canale5 condotto dal 1988 al 1997 — c’è la determinazione di un’animalista che da vent’anni si batte contro le pellicce e che ha deciso di boicottare le aziende che ne fanno uso (“Non vado nè da Prada, nè da Fendi nè da Moncler. Non entro in nessun negozio che proponga pellicce, anche nei dettagli. Dall’anno prossimo sarò vestita solo Gucci, perchè ha scelto di rinunciarvi”).
C’è una donna che difende le sue idee (“adesso penso spesso all’eutanasia, ci vuole una legge perchè tutti dovrebbero andarsene nella dignità “), e che ha resistito alle sferzate della vita, nella carriera e negli affetti “grazie al DNA. O, meglio, grazie ai miei genitori che mi hanno insegnato come il rispetto sia un valore assoluto. Sopra ogni cosa. E poi vivere fino a vent’anni nelle caserme ti forgia. Ricordo ancora quando uscivo con un vestito al ginocchio e sotto portavo la minigonna. In quel modo diventavo una ragazza come tutte le altre”.
Ed era possibile dimenticarsi con un orlo più corto di essere la figlia di Carlo Alberto dalla Chiesa?
All’epoca mio padre era Colonnello. Quando lui diventò Generale, io avevo trent’anni e una bambina di sette. Quando morì ebbi chiara l’idea che chiunque sarebbe arrivato dopo di lui, non avrebbe fatto le stesse cose. Sapevo che, se non ci fosse stato lui, il terrorismo non sarebbe stato colpito nello stesso modo.
Chi ha preso il posto di suo padre secondo lei era all’altezza?
La mafia è una mentalità . E quelli che, allora come adesso, la combattono da soli, non possono riuscire a sconfiggerla. La mafia va combattuta ogni giorno. Che facciano una manifestazione all’anno non me ne frega niente.
Anche la manifestazione che viene organizzata ogni anno a Palermo per ricordare suo padre il 3 settembre?
Sì. Non ha molto senso. Le dico solo che hanno rubato perfino la bandiera che avevamo deposto sulla tomba. La mafia c’è, e ben radicata e presente. E adesso noi italiani siamo diventati razzisti, respingenti, nazisti.
Nazisti?
Sì. Sento la gente che dice “Quando c’era Mussolini…” e inneggiano alla sua memoria con il saluto fascista. Io Mussolini non lo metterei più neanche sui libri di scuola, quello è un periodo da cancellare.
George Santayana ammoniva “coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”.
Se ricordare vuol dire avere nostalgia per un periodo che ha portato morte e distruzione, tanto dolore in tanta gente, forse allora meglio dimenticarlo, questo passato. Ormai stiamo dando il peggio di noi stessi. E la giustizia non aiuta. Chi viene tutelato da questa giustizia?
Lei non si sente tutelata?
Io no.
E dalla politica si sente rappresentata?
Il cittadino è abbandonato a se stesso. Seguo molto la politica, ma nei talk politici si parla di tutto tranne che dei cittadini.
Non ha mai pensato di considerare seriamente una carriera politica?
Mi è stato chiesto tante volte. L’ultima è stata Giorgia Meloni che mi voleva candidare sindaco di Roma. Prima ci aveva provato Claudio Martelli con i socialisti. Ho sempre rifiutato, e mi sono salvata la vita.
Perchè?
Non sarei stata in grado.
Gli eletti secondo lei sono in grado?
No. Ma almeno io ho avuto il coraggio di farmi da parte. Chi ha accettato senza competenze ha sbagliato. I risultati su Roma ne sono l’esempio.
Com’è Roma adesso?
Una città devastata, allucinata, che non ha più nulla di quello che possedeva fino a un paio di anni fa. I problemi ci sono sempre stati, gravi e pesanti, ma mai come adesso.
Secondo lei di chi è la responsabilità ?
Della politica, naturalmente. Ma anche dei cittadini. Il romano è sempre stato menefreghista e adesso se ne approfitta. Se fosse per me, io metterei Roma in mano ai carabinieri, alla polizia e a tutte le forze dell’ordine per ripristinare la sicurezza. La politica non fa niente. La politica non ha morale.
Lei lavora in televisione dal 1983. La televisione ha morale?
La mia televisione era educata e gentile, di intrattenimento puro e famigliare. Oggi la televisione è maleducata. Entra nelle case della gente e manda dei messaggi a sproposito. Quando viene a trovarmi mio nipote, la spengo. Non voglio sentire urla, parolacce, non voglio situazioni equivoche. La TV dovrebbe tornare a insegnare, educare, e custodire il buon comportamento.
Quanto sesso c’è in televisione, una volta che la telecamera si spegne?
Tanto, è la normalità . Ma basta saper rispondere. Le donne sanno quando le cose stanno per prendere una brutta piega. Io ho imparato a non mettermi in situazioni che non vanno. E non perchè mi chiamo dalla Chiesa, ma perchè ho una profonda stima di me stessa. Però ci sono anche donne che si offrono, altre che non parlano perchè hanno paura dei casini e hanno subito, altre che parlano per avere pubblicità .
Come chi?
Asia Argento aveva in mano tutte le chiavi per poter dire no. Vorrei dirle: avevi tuo padre, avevi tua madre, avevi una serie di amicizie di tuo padre, che bisogno avevi?
Lei non ha mai ricevuto una proposta indecente?
Mai per fini lavorativi. A volte mi hanno fatto delle avances, ma se non mi interessava facevo finta di non capire e me ne andavo. Una sera ero al Bagaglino, stavo guardando uno spettacolo, poi venne una persona a dirmi che un determinato politico mi avrebbe voluto portare subito dopo a cena. Lo guardai e chiesi, sconcertata: “Prego?”. Finì lì.
Chi era il politico di cui parla?
Un democristiano molto famoso, ma ora non c’è più e il nome non lo faccio.
Suo padre sarebbe orgoglioso.
Non lo so, non sono mai stata quello che desiderava. Ero una ribelle, lo sono ancora. Ho imparato presto a muovermi nelle regole vere che servono nella vita, evitando le ipocrisie. Mio padre, quando mi sposai, pensò che avrei dovuto fare solo la moglie e la madre.
E invece?
E invece presi un quotidiano locale e controllai gli annunci di lavoro. Mi presentai da Ferragamo, e mi presero come direttrice del negozio fiorentino. Mio padre si infuriò. Voleva che stessi vicino a mia figlia. Forse era quella la paura più grande che aveva: che mi ribellassi alla famiglia.
In fondo aveva ragione: è accaduto.
Sì, mi sono ribellata al matrimonio, ma mai all’affetto nei confronti dei famigliari. E poi, lo sa, se un uomo ci prova la cosa migliore è dirgli: attento, avverto tua moglie. Li stende più di una denuncia.
Lei lo ha mai usato?
No.
Dica la verità
Sì, lo ammetto. La maggior parte degli uomini ha più paura delle mogli che della legge. Però, attenzione: lo stupro è un’altra cosa, e forse bisogna ricominciare a imparare l’uso corretto delle parole.
(da “Huffingtonpost”)
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