INTERVISTA AL PROCURATORE DI GENOVA COZZI: “SE LA LEGA CAMBIA NOME ADDIO AL RECUPERO DEI 49 MILIONI”
“SI POTRA’ PROCEDERE CON I SEQUESTRI SOLO FINO A QUANDO CI SARANNO SOMME DISPONIBILI SUI CONTI DELLA LEGA”
Ci saranno tre giudici e ci sarà un’ordinanza. E se quell’ordinanza andrà nel senso di sequestrare i fondi ovunque siano, attuali e futuri, per la Lega di Matteo Salvini non si mette bene.
In sintesi: mercoledì prossimo il Tribunale del Riesame di Genova è chiamato dalla Cassazione (alla quale si era rivolta la Procura) a pronunciarsi sul sequestro di 49 milioni di euro considerati il prezzo della truffa sui rimborsi elettorali perpetrata negli anni 2008-2010 ai danni dello Stato, quando il capo del Carroccio era Umberto Bossi. Vicenda per la quale il 24 luglio 2017 lo stesso Senatur e l’ex tesoriere Francesco Belsito erano stati condannati in primo grado.
Nel decidere il da farsi (il pronunciamento potrebbe non essere immediato) i magistrati dovranno tener conto di un principio stabilito dalla Corte Suprema: si possono confiscare anche le entrate successive a quel periodo, fino alla concorrenza dei 49 milioni.
Procuratore Francesco Cozzi, se il Riesame dovesse accogliere in pieno la linea della Cassazione, cosa succederà ?
«Si procederà con i sequestri fino a quando ci saranno somme disponibili sui conti della Lega».
E se le difese impugneranno l’ordinanza, dovete attendere la Cassazione?
«Sì, secondo un certo indirizzo».
Non è dunque scontato che, anche di fronte a un ok del Riesame, andrete a sequestrare subito?
«No, tutt’altro, anche perchè la giurisprudenza sul punto non è uniforme. E prevale l’indirizzo che occorra attendere la decisione della nuova Corte Suprema nel caso di sequestri preventivi finalizzati alla confisca, cioè quello di cui parliamo. Bisogna anche tener conto che è in corso un processo d’appello (quello contro Bossi e il tesoriere Belsito rispetto al quale è nato il sequestro, ndr) che potrebbe portare a un’assoluzione, sentenza che farebbe cadere il sequestro».
Quindi la Lega non chiude la prossima settimana?
«Direi di no».
Gli eventuali sequestri potranno aggredire i conti periferici del partito?
«Sì, se dovesse essere accolto il principio della Cassazione si andrà a sequestrare tutto quello che è riferibile alla Lega. In proposito c’è stata di recente una sentenza che ha considerato il patrimonio della Lega Toscana riconducibile a quello della Lega nazionale. C’erano le prove dei versamenti dai conti centrali a quelli regionali. Comunque, bisognerà valutare caso per caso».
E se viene creato un nuovo partito?
«Di fronte a un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo, non potremmo fare nulla rispetto ai versamenti futuri. Anche se il neonato partito è erede del precedente dal punto di vista ideologico e politico. Bisogna sempre valutare la continuità giuridica per procedere e in questo caso salterebbe».
L’idea di creare un nuovo partito non è dunque peregrina se si vuol salvare il futuro patrimonio?
«Certo, come non è peregrina quella di versare nelle casse qualcosa che non sia denaro o il reimpiego diretto di somme di denaro. Mi spiego, se lei domani porta quattro lingotti d’oro alla Lega che sono ab origine una donazione di cose diverse, io non posso sequestrarli. Se però mette dei soldi posso acchiapparli».
È un assist a chi vuole finanziare la Lega.
«È il dettato della Cassazione».
Solo una piccola parte dei 49 milioni di euro sono stati distratti da Bossi e Belsito, il resto potrebbe essere stato speso per attività di partito. Non c’è una sproporzione nel sequestro?
«Questo è un problema di merito. I bilanci sono stati ritenuti artatamente contraffatti. La “quota” di denaro che ha preso vie diverse da quelle politiche è stata considerata sufficiente a minare le fondamenta del conto economico. Se fosse sufficiente o meno io però non lo so, l’ha deciso il tribunale».
A che punto è l’inchiesta per riciclaggio dei fondi della Lega, legata ai 49 milioni? Secondo l’accusa potrebbero essere finiti anche all’estero…
«Va avanti ma non dico altro. Ricordo solo che questa indagine è nata da una denuncia e dunque come atto dovuto. E non da una cattiveria della Procura».
(da “il Corriere della Sera”)
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