PONTE MORANDI, LE RESPONSABILITA’ DEL MINISTERO: IN TRE MESI 5 MAIL CON CUI AUTOSTRADE SOLLECITAVA IL VIA LIBERA AI LAVORI
“SICUREZZA A RISCHIO, GIA’ IN RITARDO”: IL DECRETO MINISTERIALE ARRIVO’ SOLO DOPO 5 MESI
Il consiglio di amministrazione della società Autostrade sapeva del Ponte Morandi. Sapeva della necessità di intervenire, sapeva del progetto di potenziamento dei tiranti e del fatto che si trattava di lavori «fondamentali per la statica del ponte», come aveva scritto la società Spea nel redigere il progetto esecutivo dei lavori per conto del concessionario.
Il progetto fu infatti sottoposto al voto del cda presieduto da Fabio Cerchiai, che lo esaminò e lo autorizzò. Senza tuttavia classificarlo come intervento di «somma urgenza». Opera migliorativa sì, importante, certo, ma non urgente.
La ragione per la quale approdò alla stanza dei bottoni di Autostrade è semplice: l’amministratore delegato Giovanni Castellucci ha un’autonomia di spesa di 5 milioni di euro, mentre il valore dell’intervento superava i 20.
Comunque sia, la «calma» che trapela dai vertici di Autostrade sembra stridere con l’apparente fretta di uno dei suoi manager: Michele Donferri Mitelli, il dirigente delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Dal 6 febbraio scorso, appena cinque giorni dopo il parere favorevole del Provveditorato interregionale per le Opere pubbliche (il braccio locale del Mit, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) presieduto da Roberto Ferrazza, ha iniziato a premere sul Mit per ottenere il decreto che dava l’ok ai lavori.
Cinque mail, datate 6 febbraio, 28 febbraio, 23 marzo, 27 marzo e 13 aprile.
Una per provare a scongiurare tutto ciò che «comporta ritardi sui tempi di emanazione dei pareri e di approvazione dei progetti».
Una per ricordare che siamo «di fatto già fuori dalle tempistiche previste».
Un’altra per ricordare «l’incremento di sicurezza necessaria sul viadotto Polcevera» e «i consistenti ritardi sin qui accumulati e non recuperabili».
E le ultime per dire che, in sostanza, «non avendo avuto risposte (…) provvederemo all’avvio dell’iter approvativo dell’intervento», cioè della preselezione delle imprese per la gara d’appalto.
L’argomento era sempre lo stesso: il ritardo del decreto ministeriale.
Un atto necessario per far partire i lavori e per inserire l’opera nel piano finanziario, che arriverà l’11 di giugno a firma del direttore generale per la Vigilanza sulle concessionarie autostradali, Vincenzo Cinelli. A quella data l’iter della gara d’appalto era già partito.
Ora il verbale del cda, le lettere di Donferri e il decreto del ministero sono al vaglio degli inquirenti che vogliono capire la ragione dei due approcci alla vicenda, da una parte l’apprensione del manager, dall’altra la serenità del ministero e del cda di Autostrade.
Scrive il dirigente di Autostrade il 26 di marzo 2018: visto che «non abbiamo avuto risposte sullo stato di avanzamento dell’istruttoria e non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di modifica e/o integrazioni», andiamo avanti «salvo vostro diverso avviso», allo scopo «di favorire la contrazione dei tempi relativi alla gara», e avviamo «a partire dal 16 aprile le attività di prequalifica», delle aziende.
Pericoli evidenti
Il 13 aprile Donferri riscrive al ministero per «confermarvi che provvederemo al bando di prequalifica delle opere». Il dirigente si sente in dovere di premettere che tutta questa fretta è dovuta alla «strategicità dell’opera».
Nella mail del 28 febbraio lamentava il continuo «protrarsi dei tempi di approvazione» calcolando che andando avanti con quel ritmo «l’intervento non potrà essere in esecuzione prima del secondo semestre del 2019 o inizio 2020».
Il ponte è crollato molto prima: 14 agosto 2018, 43 vittime.
(da “il Corriere della Sera”)
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