“IO GIUDICE DI PACE COSTRETTO A LAVORARE ANCHE COME COMMESSO E CENTRALINISTA”
IL COORDINATORE DEI GIUDICI DI PACE A SARONNO SI ALTERNA TRA SENTENZE E LAVORO AMMINISTRATIVO….”AL TELEFONO DICO: VUOLE UN GIUDICE, IL CANCELLIERE, UN COMMESSO O UN IMPIEGATO? FACCIO TUTTO IO”
«Buongiorno, qui è l’ufficio del giudice di pace di Saronno. Vuole parlare con un giudice, con il cancelliere, con un commesso o con un impiegato? Di chiunque abbia bisogno, sta parlando con la persona giusta».
Erminio Venuto, coordinatore dei giudici a pace di Saronno, in provincia di Varese, cerca di sdrammatizzare la situazione buttandola sul ridere: al suo ufficio dovrebbero essere assegnate cinque persone per tutte le mansioni burocratico-amministrative previste dalla legge, ma al momento lui è l’unico in servizio permanente.
Lo si trova a Palazzo di giustizia praticamente sette giorni su sette: «Non posso fare diversamente. Al mattino devo andare all’ufficio postale per ritirare la corrispondenza, talvolta passare in banca e poi rispondere al telefono, ricevere le persone che giustamente si presentano in ufficio pretendendo di essere ascoltate, seguire le richieste di conciliazione — racconta — A tutto questo si aggiungono ovviamente le udienze. Io sono l’unico giudice di pace saronnese che si occupa sia di diritto civile sia di penale e qui si discutono mediamente mille casi l’anno. Porto a casa gli incartamenti da studiare di sera e di notte, perchè il giorno spesso se ne va tra le mille incombenze extra, per le quali tra l’altro non vengo retribuito».
La frenetica routine del giudice Venuto prosegue da ormai due mesi, anche se «la carenza di personale per il nostro ufficio è cronica. Ce ne lamentiamo da almeno 12 anni».
Da aprile l’unica impiegata si è messa in malattia e nessuno l’ha più vista.
«Oltre a me ci sono altri due giudici di pace, ma loro non hanno le stesse responsabilità del coordinatore, quindi vengono due volte alla settimana per le udienze e poi se ne vanno. Siamo tre ufficiali senza nemmeno un soldato — continua Erminio Venuto — Ho sommerso di fax la Corte d’appello di Milano, segnalando l’insostenibilità della situazione, e così sono riuscito a ottenere che un giorno alla settimana venga una persona a darmi una mano».
Un intervento insufficiente, però, anche perchè il giudice tuttofare non gode ancora del dono dell’ubiquità : «Quando sono in udienza non posso certo rispondere al telefon, e quindi i cittadini che chiamano hanno un’impressione di inefficienza del nostro ufficio. D’altra parte chi entra qui trova solo cinque scrivanie vuote. Il servizio che garantiamo risulta per forza di cose inadeguato, ma io non posso proprio fare di più. Apro l’ufficio alla mattina e lo chiudo alla sera, facendo le veci dell’usciere. Non mi sono ancora ritrovato a spazzare i pavimenti, ma di questo passo ci arriverò presto».
Nonostante tutto, comunque, Venuto continua per la propria strada senza cedimenti: «La vita è fatta anche di principi — conclude — Sono quelli e la passione per un mestiere che amo a consentirmi di rimanere ben saldo al mio posto, facendo il mio dovere e non smettendo mai di segnalare a chi di dovere che cosa non va».
Lucia Landoni
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