ITALIA E LIBIA DENUNCIATE PER OMICIDIO COLPOSO E OMISSIONE DI SOCCORSO, LA PROCURA SPAGNOLA PUO’ APRIRE PROCEDIMENTI PENALI ANCHE CONTRO SOGGETTI ESTERI
OPEN ARMS E JOSEFA HANNO PRESENTATO REGOLARE DENUNCIA ALLE AUTORITA’ SPAGNOLE APPENA SBARCATI A PALMA … FINALMENTE QUALCUNO INDAGHERA’ SULLE RESPONSABILITA’ DEI MINISTRI (E QUALCUNO RIDERA’ DI MENO)
Una battaglia politica ma anche una guerra legale: l’ong Proactiva Open Arms ha denunciato per omissione di soccorso e omicidio colposo la Guardia Costiere di Libia e il governo italiano che ha sposato la linea intransigente di Salvini
L’ong ha presentato la denuncia alle autorità spagnole dopo aver sbarcato nel porto delle Baleari Josefa, l’unica sopravvissuta al naufragio di cui ha attribuito la responsabilità alla Guardia Costiera libica e poi, per omissione, agli italiani.
A Palma sono stati sbarcati anche i due cadaveri, tra i quali quello di un bambino di circa cinque anni, recuperati in mare, su un zattera di legno, a circa 80 miglia dalle coste libiche lo scorso martedì
Anche Josefa, la donna di origini camerunensi rimasta per due giorni in mare prima di essere recuperata dalla nave Open arms, intende denunciare la Libia e l’Italia per quanto è successo.
“Josefa, che riceverà il trattamento da rifugiata intende denunciare la Libia per aver abbandonato l’imbarcazione, tornandosene indietro, lasciando altri cadaveri, e l’Italia per il rifiuto a sbarcare i cadaveri”.
La legislazione spagnola consente alle procure di quel paese di aprire procedimenti penali contro cittadini e soggetti esteri.
Per cui la denuncia potrebbe avere serie conseguenze sul piano giudiziario.
Durante la conferenza stampa il deputato e volontario di Open Arms Erasmo Palazzotto ha affermato: “Per prima cosa permettetemi di ringraziare il governo spagnolo per la grande prova di aprire i porti. Grazie a Open Arms, che opera con professionalità , il nostro senso di umanità non va perso. Non è pensabile che un Paese dell’Unione europea finanzi le milizie di trafficanti e le bande della criminalità organizzata in Libia. Quando tornerò nel mio Paese chiederò al Governo italiano che renda pubblici i dati su ciò che è accaduto nel luogo in cui è stata trovata morta la madre con il bambino”
(da agenzie)
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