ITALIA, IL PAESE DEI CANTIERI INFINITI: LAVORI FERMI E TANTI SPRECHI
STRADE PIENE DI BUCHE, SISTEMATE E DI NUOVO SMANTELLATE, PALAZZI INGABBIATI E NUOVI TRATTI AUTOSTRADALI REALIZZATI E MAI APERTI AL PUBBLICO
Lavori di ristrutturazione iniziati e mai conclusi, opere pubbliche da centinaia di migliaia di euro completate e lasciate in abbandono e strade che, periodicamente asfaltate, vengono riaperte a breve distanza di tempo per sistemare tubature e fogne.
L’Italia descritta dai lettori è una sorta di ‘fabbrica di San Pietro’, un infinito cantiere mangiasoldi in cui spesso ponteggi e gru vengono montati e lasciati arrugginire per anni.
Le opere pubbliche fantasma.
Ci sono lavori avviati da decenni e mai terminati, tratti autostradali progettati e che, probabilmente, non vedranno mai la luce, palazzi ristrutturati mai più utilizzati.
È un lungo elenco quello che viene fuori dalle segnalazioni dei lettori, esasperati dall’enorme spreco di denaro pubblico.
Ha aspettato più di trent’anni, ma ancora non vede la parola ‘fine’ scritta sul cantiere della diga nella zona di Valfabrica loc Val di Chiascio, vicino a Perugia.
“Circa 35/40 anni fa (allora ero un ragazzo ) – scrive Osvaldo – hanno iniziato a costruire una diga nella zona di Valfabrica. Dopo tutto questo tempo e continui fiumi di soldi pubblici ancora è tutto in alto mare, nel senso che dopo 40 anni non sono riusciti a completare nulla, mentre in Cina la diga delle Tre gole è stata fatta in dieci anni e sicuramente è enormemente più grande di questa ancora in costruzione”.
Fabio Pizzuto, invece, punta l’attenzione su opere mai neanche avviate: “Molise: autostrada fantasma Termoli-San Vittore.
Mai iniziata e progettata da qualche decennio – scrive – C’è una commissione che percepisce stipendio senza fare nulla stile ponte dello stretto di Messina”.
Sono, invece, perfettamente funzionanti due edifici a cui fa riferimento Erminio Pellegrini: “Comune di Casteggio (PV). Hanno costruito, da circa due anni, due strutture complete di tutto (anche pannelli solari ) – racconta – Sono lì vuote e abbandonate…”.
Strade come una groviera.
Come la tela di Penelope, non arrivano mai ad essere finite. Tantissime vie cittadine, piene di buche e con l’asfalto dissestato, vengono periodicamente sistemate. Ma spesso la necessità di ulteriori lavori richiede la riapertura dei cantieri.
Risultato: tante spese e il manto stradale ridotto peggio di prima.
Una prassi che, sostiene Antonio Ricci, si può constatare spesso a San Giorgio Ionico (Taranto): “Nel mio Comune, ogni volta che si rifanno i manti stradali, e io so quanto costano, inevitabilmente a distanza di pochi giorni o qualche settimana, il lavoro fatto viene smantellato per opere di fognatura, allacciamenti di gas metano, allacciamenti di acqua e quant’altro – racconta – Le aperture fatte vengono poi rappezzate alla meglio e le strade appaiono come prima del rifacimento del manto stradale e cioè in pessimo stato. Non vi dico poi cosa accade per gli impianti del fotovoltaico dove chilometri di strade vengono lasciate in completo dissesto. Mi chiedo cosa fanno gli uffici tecnici dei Comuni. Non c’è un minimo di programmazione”.
Al Nord come al Sud.
Mirella Mussini racconta: “Abito nel quartiere di Quezzi Alta di Genova e vorrei far notare lo spreco che fa il Comune per l’asfaltatura delle strade certamente non solo nel mio quartiere, ma ovunque. In sette mesi hanno asfaltato un pezzo di strada per ben due volte e per altrettante volte appena finita l’hanno bucata di nuovo”.
Gru e ponteggi.
Progetti presentati e approvati, impalcature montate e cantieri aperti. Poi, per anni, tutto fermo. Ma i soldi per l’affitto dei ponteggi e per i macchinari continuano ad essere pagati.
È questo quello che accade a Roma, stando alla segnalazione di Mario Meta: “Palazzo degli Esami in via Induno – scrive – è stato protetto da una recinzione di sicurezza in legno, a garanzia per il pubblico di passaggio. All’interno della recinzione il palazzo è stato tutto munito di ponteggi tubolari in acciaio, probabilmente per procedere alla ristrutturazione dell’edificio. Durante circa cinque anni è stata presente, montata in loco, anche un’enorme gru. Appare evidente che, nonostante i lavori non siano stati mai eseguiti, la gru è stata ‘a disposizione’, ma inutilizzata per cinque anni circa e il sistema di ponteggio è tuttora montato. Di certo il materiale di recinzione, la gru, ed infine il ponteggio, non sono di proprietà dello Stato, ma sono stati presi in affitto”.
(da “La Repubblica“)
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