ITALICUM: BOCCIATO NELLA NOTTE PER SOLI 40 VOTI EMENDAMENTO PER RIPRISTINARE PREFERENZE
CAOS SULLA PARITA’ DI GENERE, PD SPACCATO, FORZA ITALIA IN DIFFICOLTA’…SLITTA ANCORA L’APPROVAZIONE FINALE DELLA LEGGE TRUFFA
L’iter dell’Italicum appare sempre più problematico tanto che in serata la reintroduzione delle preferenze è stata bocciata con soli 40 voti di scarto.
Il rinvio.
In Conferenza Fratelli d’Italia ha avanzato la proposta di non proseguire l’esame della riforma elettorale nella giornata di domani, venerdì 7 marzo, per consentire al partito di svolgere il congresso che si terrà a Fiuggi proprio a partire da domani.
La richiesta è stata accolta, ma il capogruppo del Pd, Roberto Speranza ha manifestato contrarietà a questa soluzione, chiedendo “con insistenza che si procedesse con la riforma elettorale in aula almeno la giornata di domani”.
Respinto lo sbarramento al 4%.
La Camera ha respinto, a scrutinio palese, l’emendamento alla riforma elettorale che abbassava la soglia di sbarramento dal 4,5% a 4%.
La proposta, presentata da Ignazio La Russa e da Fdi, è stata sostenuta da appassionati interventi dei piccoli partiti, mentre Pd e Fi non sono intervenuti. Alla fine i “no” sono stati 308 contro i 215 sì (a favore hanno votato anche i Cinque Stelle).
Sull’Italicum i tempi sono contingentati e una stima fatta durante la riunione dei capigruppo prevede che vi siano ancora 18 ore a disposizione per l’esame e il voto degli emendamenti. Non da ultimo, durante l’incontro la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ribadito che le sanzioni a seguito dei disordini in aula e in commissione comminate ai 5 Stelle e al questore Dambruoso inizieranno a decorrere una volta terminata la legge elettorale.
Emendamento sulle quote rosa.
Sono invece ancora in stallo gli emendamenti Agostini sulla parità di genere, su cui le forze di maggioranza non riescono a trovare l’accordo: in serata 90 deputate dei partiti che sostengono la riforma elettorale (Pd, Fi, Ncd, Sc, Udc e Pi) hanno sottoscritto un “appello aperto” ai leader dei loro partiti affinchè sostengano gli emendamenti bipartisan per la parità di genere. L’obiettivo è ottenere l’alternanza uomo-donna nelle liste elettorali e il 50 per cento delle donne capolista.
Anche la presidente della Camera Laura Boldrini ha incontrato le deputate che sostengono l’iniziativa, appartenenti a diversi gruppi: assenti quelle di Fi e Movimento Cinque Stelle. Presenti, tra le altre, le parlamentari Pd Barbara Pollastrini e Roberta Agostini, Dorina Bianchi (Ncd), Titti Di Salvo (Sel), Irene Tinagli (Sc) e Gea Schirò (Pi).
In realtà le deputate del Pd restano divise.
L’area più vicina a Renzi è dubbiosa che una iniziativa in tal senso contribuisca a sbloccare lo stallo sulla parità di genere, visto che nell’accordo con Fi i tre emendamenti Agostini non erano previsti.
Silvia Fregolent, deputata piemontese vicina al premier, interpellata in proposito spiega: “Io non penso che sia una buona idea e non firmerò. Non sono d’accordo con il metodo, con una raccolta di firme in una fase della trattativa così delicata. E’ in corso una trattativa sotto traccia per ottenere un risultato e io che voglio arrivare al risultato non condivido questo metodo”.
Preferenze.
In tarda serata l’aula della Camera ha bocciato il primo degli emendamenti alla riforma elettorale che introducono il voto di preferenza, rispetto alle liste bloccate previste dal testo. I no sono stati 278, i si’ 236, gli astenuti 2.
La discussione ha avuto toni accesi: alcuni esponenti del Pd (come Rosi Bindi e il lettiano Marco Meloni) si sono pronunciati a favore della modifica.
I presentatori dell’emendamento (Pino Pisicchio, Giancarlo Giorgetti e Gennaro Migliore) sono dunque tornati sui propri passi chiedendo nuovamente che si votasse a scrutinio segreto.
E alla fine i voti favorevoli sono stati 236, cioè molto più numerosi di quelli registrati in altri emendamenti proposti dai piccoli partiti (in media 180-190).
Il presidente.
Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, dal canto suo, continua a mantere un ruolo sopra le parti: “Promulgherò la legge elettorale dopo attento esame – afferma in una nota – Ora, mentre sono in corso discussioni e votazioni in Parlamento sulla riforma, è fuorviante chiedere al presidente della Repubblica, in nome di presunte incostituzionalità , di pronunciarsi o ‘intervenire’ sulla materia”.
(da “La Repubblica“)
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