L’AQUILA, I DOSSIER NASCOSTI “RACCOMANDATI E SPERPERIâ€
DITTE E FUNZIONARI SOTTO ACCUSA… CROLLA LA GIUNTA CON L’ADDIO DEL SINDACO
Manca una manciata di minuti alle 18 quando, sotto il tendone di piazza Duomo, scrosciano gli applausi: cinquecento persone sono lì, nel centro martoriato de L’Aquila, per chiedere le dimissioni del sindaco e dell’intera giunta. E Massimo Cialente si dimette.
L’ha annunciato poco prima al Fatto Quotidiano. Lo conferma in conferenza stampa.
Parla di “attacco frontale” dell’informazione. La realtà è che questo centro storico sta franando una seconda volta: sotto i colpi delle rivelazioni giudiziarie.
Il 25 maggio L’Aquila voterà di nuovo il sindaco. La procura guidata da Fausto Cardella e la squadra mobile del vice questore Maurilio Grasso, ormai da tempo, stanno mostrando agli aquilani gli scenari inquietanti legati alla ricostruzione.
Con sospetti su mazzette recenti. Recentissime.
Cialente non è indagato ma tanti, troppi intorno a lui, sono sospettati di aver truffato la buona fede degli aquilani e domani cominciano gli interrogatori di garanzia dell’inchiesta Do ut des.
La relazione di Bankitalia e i ponteggi Marcegaglia
Il gip Giuseppe Gargarella — quando parla di “versamenti di denaro, sostanzialmente ingiustificati, che provengono da ditte interessate alla ricostruzione o alla fase dell’emergenza post sisma” — cita una relazione Bankitalia di appena 50 giorni fa.
L’operazione è datata 21 novembre 2013 ed evidenzia bonifici “per oltre 37mila euro diretti a Tancredi e provenienti dall’impresa Mancini srl”.
Pierluigi Tancredi — consigliere comunale del Pdl — è ai domiciliari da 5 giorni, accusato di aver intascato mazzette per favorire un’altra azienda, la Steda Spa che — sottolinea il gip — sarà poi sostituita, in un appalto, proprio dalla Mancini srl.
Sospetti. Piste d’indagine. Che riguardano queste macerie e questi vicoli deserti, abitati da cani randagi e operai al lavoro, puntellati dal fitto ricamo di ponteggi, tubi e “snodi”, acquistati in gran parte dalle aziende di casa Marcegaglia.
“Mettiamo una recinzione, poi la leviamo subito, per i soldi”
Da queste parti, in questi anni, è accaduto persino che qualcuno piazzasse, con l’unico obiettivo di fotografarla, una gru davanti a un edificio. Salvo spostarla il giorno dopo.
È il 17 aprile 2010 quando la squadra mobile intercetta l’ex assessore Ermanno Lisi — lo stesso che dice al telefono : “Il terremoto è una botta di culo” — mentre parla con il costruttore Carlo Ciotti.
Discutono di un cantiere nella frazione di Coppito. “Per quanto riguarda i computi metrici — dice Lisi — fai le fotografie e poi la recinzione non ci sta magari!”. Non c’è problema: una recinzione in fotografia si recupera. “La mettiamo e la facciamo”, risponde Ciotti. “Piglia subito una mezza specie di recinzione! Fai finta che l’hai messa! La alzi! Se no non ce la pagano…”, continua Lisi. E Ciotti aggiunge: “Tenemo portà una gru, fotografarla e portarla via!”. “Esatto! Bravo!”, risponde Lisi.
E un investigatore verifica di persona che, in sole 24 ore, è apparsa e scomparsa una gru davanti al condominio in questione.
Per Lisi e Ciotti, ogni accusa, sarà comunque archiviata. In quegli stessi mesi, all’interno dell’amministrazione, c’era chi si lamentava di assessori e dirigenti.
“I suoi assessori lavorano senza obiettivi”
“Tutti i dirigenti sono, o dovrebbero essere, in questo momento storico, la spina dorsale della macchina amministrativa”, esordisce Massimiliano Cordeschi, direttore generale del Comune, in una lettera protocollata indirizzata al sindaco.
È il 27 aprile 2010 e la data non è un dettaglio insignificante.
La lettera — che il Fatto ha potuto visionare — non è agli atti d’indagine ma descrive in quale contesto ha operato il Comune e il comportamento del suo primo cittadino. “In data 11 marzo 2010 — continua Cordeschi — le ho chiesto di prendere provvedimenti in merito ad alcuni dirigenti, ma Lei ha ritenuto opportuno non dare seguito a quanto da me segnalato”.
Cosa segnala il direttore generale? Che dirigenti e assessori non lo informano — come previsto — sugli obiettivi del Piano esecutivo di gestione (Peg). I Peg sono degli strumenti fondamentali per l’amministrazione: prevedono infatti gli impegni di spesa che — a maggior ragione nel dopo sisma — è necessario tenere sotto controllo in maniera minuziosa. Cordeschi denuncia che in pochi effettuano i “reports settimanali previsti” e, tra questi, solo “saltuariamente” l’ingegnere Mario Di Gregorio.
Situazione peggiore per gli assessori: “I suoi assessori — scrive Cordeschi — lavorano senza obiettivi: Le pare possibile? Le comunico che, a mio parere, non si dovrebbe pagare, a chi non ha ottemperato, alcuna indennità di risultato”.
Questa comunicazione non ha alcuna rilevanza penale ma questo è il clima nell’aprile 2010, quando, giusto per fare un esempio, gli agenti della squadra mobile scoprono che Roberto Riga — all’epoca assessore e poi vice sindaco — s’accordava per incassare 30mila euro — secondo l’accusa — per garantire dei lavori pubblici (poi mai affidati) alla Steda Spa.
L’ingegnere Di Gregorio, che consegna “saltuariamente” i suoi report al direttore generale, è lo stesso Di Gregorio accusato, dalla procura di l’Aquila, di aver contraffatto atti pubblici per un altro appalto affidato alla Steda Spa.
Negli stessi mesi un altro assessore, Vladimiro Placidi, s’accordava — sempre secondo l’accusa — per ricevere mazzette da 70mila euro, mascherate da prestazioni professionali, per favorire sempre la Steda Spa.
Altri atti amministrativi del 2012, come le relazioni della Commissione d’indagine interna al Comune, parlano di “ambigue dimenticanze e forti ritardi, da parte dei competenti uffici, nella trasmissione di documenti già posseduti e dei quali, inizialmente, era stato negato il possesso”. L’argomento è chiaro: “assegnazione degli alloggi temporanei” alla popolazione colpita dal terremoto.
“Un non indifferente sperpero di risorse pubbliche”
Oltre al progetto Case e ai Map (moduli abitativi provvisori) esiste un terzo canale, il “Fondo Immobiliare”, che però ha “rappresentato una via parallela, rispetto a quella ufficiale di assegnazione degli alloggi, del tutto svincolata dalla rigida verifica dei requisiti, fuori da ogni controllo e tale da consentire sistemazioni migliori ma solo per ‘determinati’ cittadini”.
E ancora, in un’altra relazione della Commissione d’indagine, si denuncia — in merito alla riorganizzazione della sede comunale post sisma — un “non indifferente sperpero di pubbliche risorse di finanziamenti statali e comunali, di rilevanza tale che avrebbero consentito di poter realizzare, in pochi mesi, una o più strutture più efficienti e idonee”.
Loredana Di Cesare e Antonio Massari
(da “il Fatto Quotidiano“)
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