LA CASALEGGIO ASSOCIATI PER USCIRE DALLA CRISI CUCE LA LEADERSHIP ADDOSSO A DI MAIO
PERPLESSITA’, MALUMORE E SMARRIMENTO NEL M5S DOPO LA SCONFITTA ALLE AMMINISTRATIVE… ORMAI LA “DC DEI POPULISTI” VIRA A DESTRA, COME NELLO SPIRITO DEI FONDATORI
A margine dell’incontro, più di un ambasciatore, acuto osservatore della realtà politica italiana, ha domandato a Luigi Di Maio notizie sui 5 Stelle: “Come pensate di superare questa crisi che si è manifestata nelle urne”, “quale sarà il ruolo di Grillo?”, “è sempre lui il leader?”.
Con poche parole e misurate, il vicepresidente della Camera ha spiegato che da settembre cambieranno molte cose ed emergerà un profilo più definito e meno confuso del movimento. A settembre, quando cioè sarà ufficializzata la sua candidatura a premier.
L’Investitura.
Il suo timing, dato per acquisito quando l’accordo tedesco era a un passo e con esso il voto anticipato, è una notizia dopo la doppia frana, legge elettorale e amministrative che ha mandato in confusione il movimento.
La notizia è il pugno di ferro della Casaleggio Associati: “Luigi non è in discussione”. Per necessità più che per amore.
Perchè, in queste settimane, sono stati lanciati segnali, attraverso ambasciatori affidabili, a Piercamillo Davigo, nell’ambito di quell’operazione di “aggancio” dei magistrati iniziata a Ivrea. Ma l’ex presidente dell’Anm ha declinato l’offerta, da sempre scettico sull’impegno dei giudici in politica.
La necessità è, al tempo stesso, quella di mettere un po’ d’ordine nel Movimento.
La crisi va ben oltre la faida tra le due mini caste interne, saltellanti da un salotto televisivo all’altro. In parecchi parlamentari condividono l’analisi fatta da Aldo Giannuli ad Omnibus sulla perdita dello spirito rivoluzionario iniziale: “La verità — dice uno di loro — è che siamo in una crisi strutturale e si sente che non c’è la testa di Casaleggio. L’unico schema che abbiamo è quella di cercare l’autorevolezza nella giacca e cravatta, mostrarci credibili con l’establishment. Abbiamo rinunciato allo spirito rivoluzionario”.
Perplessità , malumore, senso di smarrimento toccano la pancia dei gruppi. In parecchi notano che una star, Di Battista, si è rivisto alla Camera oggi, abbronzatissimo e dopo tre giorni di assenza.
L’altra star, Di Maio, invece di analizzare la sconfitta nei salotti tv sempre pronti ad accoglierlo, ha preferito farsi fotografare con Pippo Baudo, nel corso di un’iniziativa alla Camera per ricordare Armando Trovajoli.
Grillo c’è e non c’è, con l’umore disfattista maturato nelle piazze semivuote a Genova e ad Asti e maturato per come sono andate le cose sulla legge elettorale.
Quando c’è, è contraddittorio. A Taranto, quando era con Morra, l’ultima settimana ha parlato di una legge elettorale che non capisce nessuno, poi il giorno dopo ha pubblicato sul suo blog un minaccioso diktat scritto direttamente dalla Casaleggio per blindare la medesima legge.
Gli ortodossi invocano “più presenza”, “Beppe pensaci tu, qua è uno schifo”, gli altri lo chiamano per rimettere ordine in nome della tutela della sua creatura ma, in definitiva, assecondano l’assenza perchè, in fondo, è anche normale che l’Investitura, anche se dall’alto, abbia il parricidio incorporato.
Marco Revelli, in un’intervista al Fatto, per descrivere la dinamica in atto nei Cinque stelle ha utilizzato un’espressione suggestiva: la Dc del populismo.
Una suggestione, appunto, che coglie l’aspetto tradizionale della reazione. Il ripristino dell’ordine, che equivale a dire più poteri a uno solo. Non è un caso che, proprio nella sartoria milanese, sono già state prese le misure per Di Maio e la sua lunga campagna in vista delle politiche.
Le misure consistono in un messaggio politico che parla all’elettorato moderato e perchè “Luigi ha un profilo di destra, mica si può mettere a fare il terzomondista scamiciato”.
Ecco la Raggi che scrive al prefetto e agita il corno securitario della propaganda, Di Maio che attacca Minniti, Grillo che ci mette il carico (“via i campi e i mendicanti”). Arriva un blog del Fondatore contro lo ius soli.
Più che di una “svolta”, si tratta di una ripresa in grande stile di posizioni tradizionali, anzi a dirla tutta altre volte Grillo, come alla fine dello scorso anno, era stato ancora più rude e violento sugli stessi temi.
E lo era stato anche di Maio, con la sua polemica contro le Ong apostrofate come taxi del mare, citando il rapporto Frontex (con gaffe annessa perchè nel rapporto quell’espressione non c’era).
La novità interessante è l’analisi “scientifica” che sta a monte, a cui si è molto dedicato Casaleggio jr, uno che ha con i numeri un approccio pitagorico, nel senso che li userebbe per spiegare il mondo.
Gli ultimi report studiati parlano di un mercato politico saturo a sinistra, soprattutto dopo la scissione del Pd, e più mobile a destra, dove c’è un bacino elettorale possibile. A destra c’è anche un alleato possibile, la Lega nord.
Carlo Sibilia, in un’intervista, ha parlato di “convergenze” proprio col partito di Salvini, facendo scoppiare un putiferio tanto che poi ha smentito l’intervista.
L’uscita rivela comunque un ragionamento che c’è: col sistema tedesco ci sarebbero state due maggioranze possibili — Pd-Forza Italia e Lega-M5s — ora c’è sul tavolo la legge attuale e i tempi si allungano.
Ma soprattutto la legge attuale dà a Salvini la possibilità di utilizzare i classici due forni per cuocere le alleanze possibili, quello di Berlusconi e quello pentastellato.
Ma questo è un altro discorso.
(da “la Repubblica”)
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