LA “COERENZA” DEI GRILLINI: “CHI HA UN PROCEDIMENTO PENALE IN CORSO PER QUALSIASI REATO NON PUO’ ESSERE CANDIDATO, MA PUO ESSERE ELETTO”
IL CASO DEL CONSIGLIERE REGIONALE EMILIANO DE FRANCESCHI, OGGETTO DI UNA QUERELA PER DIFFAMAZIONE…LA NORMA E’ GIA’ ASSURDA IN SE’ PERCHE’ EQUIPARA REATI GRAVI A QUELLI TIPICAMENTE GIORNALISTICI… LA SUA APPLICAZIONE ALLA CANDIDATURA E NON ALL’ELEZIONE POI E’ UMORISTICA
Che il pianeta del Movimento 5 Stelle sia poco conosciuto al di fuori degli adetti ai lavori è cosa nota. Che sia spesso in preda a beghe interne, come in tutti i partiti tradizionali che i grillini si prefiggono di combattere a parole, è un dato di fatto.
L’originalità umoristica del suo leader in verità si riflette anche sulla applicazione delle regole interne che esistono solo in teoria: se tutti i partiti hanno un regolamento preciso, i grillini vantano un “Non statuto” che detta solo alcune norme basilari.
Tra queste l’art 7 del non statuto precisa: “i candidati saranno scelti fra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettive, che siano incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato.”
La norma è di per sè già assurda perchè, non specificando categorie precise di ipotesi di reato (tutto da provare in un’aula di tribunale e per tre gradi di giudizio) finisce per equiparare reati gravi alla semplice posizione di chi magari subisce una semplice querela per diffamazione per aver denunciato un intrallazzo e in conseguenza di ciò viene querelato dalla presunta parte offesa per poi essere magari assolto dal giudice qualche anno dopo.
Nel frattempo, secondo i grillini, non potrebbe candidarsi nelle file del M5S.
Ma per assurdo, se nessuno se ne accorge, potrebbe essere eletto: la norma infatti vale solo per chi si candida e non per chi è eletto.
Incredibile, ma vero.
Un esempio pratico: Andrea De Franceschi, consigliere regionale in Emilia-Romagna del M5S, ha un procedimento penale in corso, ed è in carica regolamente, come M5S.
Si tratta di un procedimento penale che nasce da una querela per diffamazione presentata dal Consigliere Regionale Vecchi.
Per l’assurdo di quella norma del Non Statuto del M5S, De Franceschi, sarebbe stato e sarebbe “non candidabile” dal M5S, ma risulta eletto ed in carica per il M5S, come sottolinea la Casa della Legalità .
A questo punto ci si domanda: De Franceschi, sulla base di quella norma “statutaria”, deve dimettersi o no?
In altre parole: la norma che vuole tenere fuori dalle liste chi ha “procedimenti penali a carico qualunque sia la natura del reato ad essi contestato”, non vale anche per gli “eletti”?
O una volta che uno ha scapolato il divieto e viene eletto, diventa forse intoccabile come nei peggiori partiti della Prima Repubblica?
Leave a Reply