LA CRICCA LEGHISTA SI ACCUSA A VICENDA DAVANTI AI GIUDICI
RIZZI A LONGO: “CACCIABALLE”… NIENTE TELEFONATE, USAVANO TELEGRAM
«Longo? È uno che amplifica sempre tutto per farsi grande, è un cacciaballe anche nel millantare amicizie e poteri».
Fabio Rizzi, l’ex presidente della commissione sanità della Regione, parla così davanti al gip Rosaria Pastore.
L’interrogatorio di garanzia si tiene nel carcere di Monza, il consigliere leghista scarica il portaborse ma non rinnega «l’amicizia pluriventennale».
Ma Mario Longo, davanti al giudice, non ci sta ad essere dipinto come un millantatore: «Quando io parlo di Rizzi era perchè mi occupavo di odontoiatria per suo conto. Cito Rizzi perchè la politica decide».
I fondi per le elezioni
Nelle due ore davanti al magistrato Rizzi respinge le accuse, dice che l’imprenditrice Paola Canegrati «non ha bisogno di me per vincere gli appalti», aggiunge che lady sorriso «si muove in totale autonomia».
Ma conferma agli investigatori che la donna ha finanziato la sua campagna elettorale: «La conosco da quando sono stato in Senato nel 2011. L’ho incontrata per la prima volta a Torino quando Longo mi chiese un appuntamento con l’assessore della Regione Piemonte di allora. Lì ho conosciuto la Canegrati. Voleva sponsorizzare una parte della mia campagna elettorale. Comprai dei gadget per la mia campagna e per questi oggetti fu emessa fattura. Ma non la incontrai per stabilire alcunchè sulle sua partecipazioni agli appalti».
La tangente e il debito
I magistrati della Procura di Monza contestano a Rizzi e Longo una tangente da 50 mila euro pagata dalla Canegrati e transitata sui conti del faccendiere Stefano Lorusso (ieri l’ok del brooker all’estradizione).
Per l’accusa questo è uno dei punti fondamentali dell’indagine. Il portaborse giustifica il pagamento come «un contributo per degli eventi», anche se dice di non ricordare con precisione: «Ma ribadisco che i rapporti con la Canegrati erano solo per l’attività privata, senza percepire alcuna somma».
Longo racconta anche di aver affrontato «problemi economici per motivi familiari» e che la manager «mi aveva prestato dei soldi, ma nulla a che vedere con gli appalti, erano solo 7 mila euro».
Diversa e in contraddizione, invece, la linea di difesa davanti al magistrato dell’ex presidente Rizzi: «I 50 mila euro? Parte di questi soldi sono andati a me, ma non per la tangente: solo perchè avevo prestato dei soldi a Longo per i nostri rapporti in comune per la società “Lorimed”. Quella che sembra una tangente era solo una restituzione di un debito che Mario aveva da tempo con me».
Riforma? Niente soldi
Il leghista Rizzi dice di aver sbagliato «a non controllare i miei collaboratori, anzi i miei amici». Aggiunge, piangendo davanti al magistrato, di avere mai rubato un euro: «Nego di aver preso tangenti, dalla politica non ho mai preso una lira, anzi forse ci ho solo rimesso. Dalla riforma della Sanità non ho preso un euro. Non credo più nella politica, volevo uscirne».
Davanti al giudice Emanuela Corbetta compare la compagna di Longo, Silvia Bonfiglio. «La manager Canegrati – dice l’indagata – si era offerta di aiutare Mario per la lunga amicizia che la legava anche con suo papà : il loro rapporto non lo ritenevo “istituzionale”».
La donna nega di aver avuto un ruolo da “agent” nella società offshore More Than Lux: «Non parlo inglese, quindi non sarei capace di gestire una società estera».
La compagna di Rizzi, Lorena Pagani, racconta invece dei franchi trovati nel congelatore: «Erano il mio stipendio, avrei dovuto versarli in banca. Gli altri soldi? Dovevo restituire un prestito a Mario».
La fuga di notizie
All’affarista Sandro Pignataro viene chiesto conto delle accortezze della «cricca» per evitare le intercettazioni: «Longo aveva paura di essere intercettato e lo diceva chiaramente. Voleva che le conversazioni avvenissero tramite Telegram (un servizio di messaggistica, ndr)».
Poi parla del ruolo di Donato Castiglioni: «Era il tuttofare della Lega nel Varesotto. Sosteneva di poter essere informato sui bandi, sulle relazioni, sull’andamento». Mentre i carabinieri hanno effettuato nuovi sequestri di documenti al Pirellone, spunta un’inchiesta bis sulle fughe di notizie e sui presunti contanti della cricca con gli «007».
Longo, intercettato, aveva detto di «avere letto con largo anticipo le intercettazioni» (probabilmente dell’inchiesta su Mantovani) grazie ai «Servizi segreti».
Mentre la segretaria di Rizzi aveva avuto informazioni «dalla Procura».
Federico Berni e Cesare Giuzzi
(da “Il Corriere della Sera”)
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