LA CRISI IDENTIKIT DI UN PAESE: SIAMO PIU’ POVERI O SOLO PIU’ ATTENTI?
CRESCONO LE RICHIESTE DI AIUTO AL BANCO ALIMENTARE…SCUOLE, AFFITTO, VIAGGI, BOLLETTE, ECCO COME VARIANO LE NOSTRE ABITUDINI AL CONSUMO
“Quando ho cominciato io 20 anni fa sembrava un problema africano – spiega Marco Lucchini, direttore generale Fondazione Banco alimentare -, oggi la sensibilità a recuperare prodotti alimentari da tutta la filiera è cresciuta».
Così come le richieste di aiuto. «Abbiamo avuto sicuramente un aumento da parte delle 8500 strutture caritative che serviamo – continua Lucchini -. Il 70% di queste hanno a che fare con le famiglie, non con i barboni. Sono persone che hanno una casa, ma sono in grande difficoltà . Aiutarli con i prodotti alimentari permette loro di continuare a pagare l’affitto o le bollette, nella speranza di ritornare alla vita normale».
L’aiuto storico al Banco alimentare proveniva dall’agricoltura, «mentre ora andiamo più sui supermercati e la ristorazione e quindi la logistica è diversa. Ci servono 20 furgoncini, più che un camion grande. Ma con l’aumento della benzina è sempre più difficile trovare chi ci fa un trasporto gratis. Siamo al paradosso: la sensibilità è aumentata, ma è diventato difficile tradurla in pratica».
Oltre alla buona volontà , servono celle frigorifere, magazzini, camion.
Anche la realtà dei poveri si è modificata. Quelli di una volta erano fuori dal circuito della vita sociale. «Ora invece ci sono famiglie con situazioni traballanti, provano a farcela con le loro forze perchè si vergognano a chiedere aiuto».
Scuole private
Le iscrizioni scendono. Si risparmia sulla mensa
Stanno chiudendo in tanti anche se è ancora presto per dare delle cifre. Le ultime due sono uno storico liceo cattolico del Padovano e una materna in Lombardia.
Si trovano in zone un tempo ricche e in regioni molto cattoliche da sempre generose di aiuti nei confronti dell’istruzione religiosa: nulla da fare, la crisi sta mietendo vittime anche lì.
«In Lombardia il buono scuola è stato dimezzato – ricorda Ernesto Mainardi dell’AgeSc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche -. I genitori hanno sempre più difficoltà a iscrivere i figli alle paritarie».
Non ci sono soldi, e non ce ne sono per ogni tipo di scuola, dai nidi in poi.
Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism, che rappresenta circa 8mila scuole materne paritarie, racconta di come i genitori tentino di risparmiare su tutto.
«Ci chiedono di rinunciare alla mensa o limitano nel tempo la frequenza al contrario di quel che accadeva prima. I nostri insegnanti e i dirigenti provano a intervenire con forme di sostegno ma c’è poco da fare: la crisi si sente».
Disagio tra gli immigrati Pronti a tornare in patria
Ormai facciamo assistenza anche in regioni dove prima nessuno ci chiedeva aiuto racconta Francesco Marsico, vicedirettore della Caritas -, quelle dove un tempo c’era piena occupazione come Lombardia, Veneto o Marche».
Il mito della piena occupazione non esiste più nemmeno nel triangolo industriale e zone limitrofe, insomma.
E se il ministro Passera parla di 28 milioni di italiani colpiti dalla crisi, la Caritas è ancora più netta: gli italiani in povertà relativa sono 8 milioni e 272 mila, il 13,8%. Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto presentato a ottobre ma se riferiti a oggi sarebbero ulteriormente rafforzati, affermano alla Caritas.
«Si stanno creando situazioni difficili prosegue Marsico -. Per esempio aumentano le famiglie di italiani che tagliano sull’unica spesa ormai rimasta, la formazione dei figli. E ci sono immigrati che fino a qualche tempo fa avevano un’occupazione stabile, che ora hanno perso il lavoro e sono costretti a scegliere tra rientrare in patria oppure restare in Italia ma da clandestini. Il futuro è più cupo per tutti».
(da “La Stampa”)
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