LA DENUNCIA DI UN CONSIGLIERE PD: “ORFINI CI HA RICATTATO, CI HA DETTO CHE SE NON SFIDUCIAMO MARINO NON SAREMO PIU’ RICANDIDATI”
MARINO NON MOLLA E LANCIA LA CAMPAGNA DEI CONSIGLIERI: “LI VOGLIO CONVINCERE UNO AD UNO, SE NON MI VOGLIONO DEVO DIRMELO GUARDANDOMI NEGLI OCCHI”
Da Piazza del Campidoglio parte la campagna d’autunno di Ignazio Marino. Anzi, la ‘campagna dei consiglieri’: “Se vogliono cacciarmi, devono dirlo guardandomi negli occhi. Li voglio incontrare uno ad uno, singolarmente. E poi vedremo cosa succederà in Aula”.
Il sindaco dimissionario (forse ancora per poco), che non a caso ha citato Che Guevara, ha indossato — almeno moralmente — il berretto del rivoluzionario e adesso è pronto a una settimana di battaglia nella speranza di sovvertire le decisioni dei vertici del Pd.
Ma per lo stato maggiore dem, quello di Marino, non è altro che un “ultimo tentativo disperato”, come fu l’annuncio della restituzione dei 20mila euro spesi con la carta di credito del Comune.
Da lunedì, per il primo cittadino, iniziano i sette giorni decisivi.
In teoria il conto alla rovescia scade il 2 novembre, quando le dimissioni diventeranno effettive, ma ‘Ignazio-Che’ di andar via non ha alcuna voglia.
L’abbraccio della città , e in piazza c’erano anche i delusi del Pd, ha ridato al primo cittadino la carica, o forse l’illusione, per andare avanti.
Avanti fino al ritiro delle dimissioni e giungere così alla prova dell’Aula, sapendo che la piazza — senza i voti della sala Giulio Cesare — non basta.
Così, tornato nella sua stanza, dopo il bagno di folla e in preda ancora alla commozione, il primo cittadino ha deciso il piano d’attacco, che spera lo porterà dritto dritto a un faccia a faccia anche con il premier Matteo Renzi, dal quale pretende che gli renda almeno “l’onore delle armi”.
Ma il segretario dem, impegnato tra l’altro in un viaggio in Sud d’America, vuole incontrarlo solo quando le dimissioni diventeranno effettive.
Tra le mani di Marino è tornato il pallottoliere nella speranza che qualche consigliere dem, in questi ultimi giorni, sapendo che il sindaco non è indagato, ci abbia ripensato: “Se il Pd mi vuole mandare a casa, senza alcun motivo, dovrà farlo con i voti della destra, con quelli di Mafia Capitale”, va dicendo ai suoi collaboratori, con i quali è rimasto chiuso in Campidoglio per tutto il pomeriggio e da dove vorrebbe far partire i colpi di cannone contro il Pd.
La prima mossa di Marino sarà resistere puntando tutto sui consiglieri, che proverà a convincere, con parole di questo tenore: “Non sono indagato. La storia degli scontrini non esiste più, ditemi perchè devo andare via”.
Lo stato maggiore del Pd è in fibrillazione: “Marino è capace di tutto”, dice qualcuno, che teme un colpo di scena dell’ultimo momento. Soprattutto in Aula.
Così il senatore del Pd ed ex assessore capitolino, Stefano Esposito, si affretta a dire: “E’ un’esperienza finita. La posizione del partito è chiara”. Anche dal Nazareno fanno sapere che “dopo la piazza di oggi non è cambiato nulla”.
Il primo cittadino si ostina però a pensare che ci siano ancora margini e che ci sarebbero alcuni consiglieri pronti a tornare sui loro passi.
Alla luce del confronto che avrà con loro ritirerà le dimissioni e andrà in Aula. Oppure andrà da dimissionario e chiederà un dibattito approfondito.
Qui, il sindaco vuol far emergere quantomeno la spaccatura che, secondo lui, esiste tra i consiglieri dem. Passaggio che, spiegano i suoi collaboratori, lacererebbe definitivamente il partito romano, trasformando la sala Giulio Cesare in una bagarre che danneggerebbe il futuro politico del Pd.
Tuttavia se Marino arrivasse a ritirare le dimissioni, diversi assessori dem sarebbero pronti a lasciare per indebolirlo ancora di più. C’è chi parla di otto-nove defezioni pronte su dodici persone in Giunta.
I più convinti sostenitori di Marino restano i consiglieri dei Municipi.
“Orfini ci ha ricattato. Quando lo abbiamo incontrato — racconta Valter Mastrangeli, consigliere del VI municipio — ci ha detto di sfiduciare il presidente altrimenti non saremmo più stati ricandidati. Il Pd si deve prendere le sue responsabilità davanti ai cittadini”.
(da “Huffingtonpost“)
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