LA DESTRA ITALIANA NON RIESCE A SALIRE SUL CARRO DI MARINE LE PEN
MARINE HA SRADICATO DAL PARTITO LA DESTRA XENOFOBA E MACHISTA: PAROLE DURE CONTRO GLI ISLAMOFOBI, UN GAY COME NUMERO DUE, DIFESA DEI DIRITTI CIVILI, “NE’ DESTRA, NE’ SINISTRA” E NESSUN LEADER “SOLO AL COMANDO”… TUTTO L’OPPOSTO DELLA DESTRA AUTOGHETTIZZATA ITALIANA
Marine Le Pen ha conquistato il Quarto Stato con la destra moderna
Sarà difficile per la destra italiana salire sul carro della vincitrice Marine Le Pen, anche se ci sta già provando.
Le comuni radici — che senz’altro esistevano — sono state recise con decisione nel maggio scorso, quando Marine ha revocato la tessera del Front National al suo fondatore e ha convocato la stampa per dire: “Jean Marie Le Pen non deve più potersi esprimere a nome del partito, le sue affermazioni sono contrarie alla nostra linea”.
Un parricidio in piena regola, con il quale Marine ha sradicato il FN dall’immaginario della destra xenofoba, machista, antisemita che aveva fatto le (limitate) fortune di suo padre.
La Marine Le Pen che ha vinto domenica in Francia è quella che ha risposto “confondere l’Islam con il terrorismo è da stronzi” a chi gli chiedeva un’opinione sul celebrato titolo di “Libero” contro i “Bastardi islamici”.
È la leader che ha scelto un gay dichiarato, Florian Philippot, come suo numero due. Che si è rifiutata di scendere in piazza con Manif Pour Tous contro la legge sulle unioni civili.
Che ha accentuato l’autodefinizione “ni droite ni gauche” fino al punto di scrivere sulla sua pagina Facebook, alla voce “tendenza politica” un laconico “Altro”.
Insomma, Marine Le Pen non è equiparabile nè alla destra berlusconiana, tuttora in ostaggio del suo padre-padrone, nè a quella neocentrista con il suo cotè confessionale, nè tantomeno a quella salvin-meloniana, rimasta avvinghiata al lepenismo prima maniera e alla sua rozzezza anche estetica.
Dei tre ancoraggi della destra italiana — Dio, Patria e Famiglia — Marine ne ha conservato uno solo, Patria, abbandonando gli altri due ai nostalgici di Vichy e dell’Algeria Francese.
È stata un’operazione complicata, spregiudicata e vincente.
Ne ha ricevuto in cambio l’attenzione del colossale bacino elettorale che in tutta Europa sta definendo le fortune elettorali dei partiti “altri”, quelli che Marco Tarchi chiama “i delusi della globalizzazione”: giovani, donne senza lavoro, pensionati al minimo, piccoli imprenditori, laureati sotto-occupati.
Il nuovo Quarto Stato, insomma, lontano dai filtri ideologici del Novecento, che contesta le politiche europee sulla base di un semplice dato di esperienza: vede la sua vita peggiorata rispetto a quella dei suoi genitori.
Sarà difficile per la destra italiana salire sul carro della Le Pen anche perchè la destra italiana è ancora prigioniera della retorica dell’uomo solo al comando, del leader che da solo fa la differenza parlando da un palco o in tv.
Al contrario, dietro al successo di Marine c’è il lavoro di una squadra larga e una strategia gramsciana di conquista dell’immaginario collettivo e delle elite culturali che ha portato dalla sua parte icone come il regista Jean-Luc Godard, suo convinto elettore alle ultime Europee, ma non solo.
Appena un paio di mesi fa, l’economista Jacques Sapir e il filosofo Michel Onfray hanno messo a subbuglio il dibattito culturale francese facendosi sponsor di un’alleanza trasversale di tutte le forze “sovraniste”, di destra e di sinistra, per la rinascita della Francia.
Sono stati accusati di spianare la strada al Front National, si sono difesi organizzando una kermesse alla Mutualitè di Parigi, sala-simbolo della sinistra francese con la partecipazione di Alain Finkielkraut, Pascal Bruckner e altri mostri sacri.
È difficile immaginare qualcosa di analogo in Italia dove, al contrario, la destra si è auto-relegata nel ghetto del disprezzo per gli intellettuali e nell’elogio del semplicismo populista fino al punto di rinnegare uno come Pietrangelo Buttafuoco perchè “convertito all’Islam”.
Insomma, l’equivalenza Parigi-Roma non sta in piedi.
Non se riferita alla destra attuale, in tutte le sue declinazioni. Salvini può dirsi felice per il risultato, e congratularsi, ed esibire come una bandiera il messaggino di Marine, ma finisce lì.
Per una replica in salsa italiana di quel tipo di vittoria non ci sono nè gli uomini, nè le donne, nè le condizioni.
Flavia Perina
(da “Huffingtonpost”)
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