LA DINAMICA DEL DELITTO DEL CARABINERE: LA BORSA ERA STATA RUBATA A UN PUSHER ITALIANO CHE AVEVA VENDUTO AI DUE AMERICANI ASPIRINA AL POSTO DELLA COCAINA
IL PUSHER DENUNCIA LO SCIPPO MA NON DICE LA VERITA’ AI CARABINIERI… I DUE CARABINIERI SI PRESENTANO AL POSTO DELLO SPACCIATORE E SCATENANO LA VIOLENZA DEI DUE STUDENTI USA
Sono arrivati in caserma intorno a mezzogiorno e mezzo. Prelevati dalla stanza del loro albergo a quattro stelle da più di 200 euro a notte a pochi passi dalla Corte di Cassazione, nel pieno centro di Roma.
Due ventenni americani, in vacanza in Italia. I carabinieri sapevano che i due erano coinvolti in qualche modo nella morte del loro collega, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ma non sapevano ancora come.
Pensavano che i due ragazzi fossero finiti in un brutto giro di droga e che, in qualche modo, avessero trascinato in un pasticcio i militari.
Li credevano vittime di questa brutta storia. Invece ieri sera, intorno alle dieci, uno dei due ha confessato: è stato lui ad accoltellare a morte il militare. Volevano cocaina, si sono ritrovati con un po’ di aspirina tritata. Hanno deciso di vendicarsi rubando la borsa allo spacciatore. Poi hanno perso la testa. E, alla fine, hanno ucciso un carabiniere.
Solo a sera ormai inoltrata, quando uno dei due americani, quello con i capelli tinti di biondo, ha confessato di essere l’autore dell’omicidio, si è chiarito cosa fosse successo.
Trastevere, giovedì sera. I due stranieri, nella capitale per turismo (non si sa se soli o in gruppo) comprano della droga. Poco dopo si rendono conto che non è cocaina, ma aspirina tritata. Tornano indietro per cercare il pusher e iniziano a discutere.
Sono furiosi, pretendono la “roba” che hanno pagato. Lo spacciatore fa il vago, non cede. E loro, per vendicarsi, gli rubano il borsello.
Dentro ci sono soldi, probabilmente altre sostanze da vendere, sicuramente il telefonino. Il pusher chiama il suo cellulare e i due rispondono: “So chi siete, se non mi restituite le mie cose vi vengo a cercare e vi ammazzo”.
I turisti insistono: vogliono la cocaina. E si accordano per uno scambio, sotto al loro albergo, a pochi metri da piazza Cavour.
Droga buona in cambio della borsa. Il pusher a quel punto contatta i carabinieri. Chiama il 112 ma omette la parte della droga, si presenta come un uomo derubato, racconta dell’accordo. Dice che i rapinatori vogliono 100 euro in cambio dei suoi effetti personali.
Tutto si svolge rapidamente. Non si sa chi decide, se i militari o un superiore. Sta di fatto che, invece del pusher, all’appuntamento vanno i due militari in borghese.
Gli americani, nel frattempo, sapendo di avere a che fare con uno spacciatore, si sono procurati un coltello.
Arriva l’ora dell’incontro, più o meno le tre di notte. I carabinieri si qualificano subito e chiedono i documenti ai due ragazzi. Tanto basta (forse insieme ad alcol e droga) a far perdere loro la testa.
Si avventano sulle forze dell’ordine. Uno tira fuori il coltello e, velocissimo, infilza Mario Cerciello Rega. Otto volte. Con violenza. Il vicebrigadiere inizia a urlare e cade a terra in una pozza di sangue. La sua agonia dura pochi minuti.
(da agenzie)
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