LA FAMIGLIA DEL CAMPIONE: LA MOGLIE DANIELA E IL FIGLIO NICCOLO’
LA MOGLIE DI ALEX NON SI ALLONTANA DALLA CLINICA: “NON LO LASCIO SOLO”
Ha un bel dire Tolstoj, nell’incipit di «Anna Karenina», che tutte le famiglie felici si somigliano, mentre quelle infelici lo sono ognuna a modo loro.
Se c’è una famiglia felice è quella di Alex Zanardi.
Lui, l’eroe indomito, l’icona dell’Italia che non vuole arrendersi nemmeno quando ha un «debito» di energia, mai una parola, mai un gesto senza ironia e coraggio.
Lei, Daniela, la bella bionda su cui mise gli occhi trent’anni fa il ragazzo emiliano che sognava la Formula 1; quando gli comunicò, per prima, che avevano dovuto amputargli le gambe per salvargli la vita, disse anche: «Adesso, allora, ti devo amare il doppio».
Niccolò, frutto del loro amore. A 22 anni, felice per aver trovato una fidanzata a Busto Arsizio, incalzato dal coronavirus dice alla sua ragazza: «Perdona, ma sai, il lockdown voglio farlo con i miei».
Mentre lo raccontava, ancora qualche giorno fa, Alex si proclamava contrito per la fidanzata del figlio, «ma non è mica che non le vuole bene», però si vedeva che gli brillavano gli occhi. Una famiglia felice, quella di Zanardi, ecco tutto. Ma se non è una felicità diversa da tutte le altre questa…
Sorridente e riservato, Niccolò assomiglia molto al suo papà . I due hanno uno splendido rapporto e sono molto uniti, come aveva confessato qualche tempo fa il 22enne su Instagram. In uno scatto postato sul profilo social di Niccolò Zanardi, il ragazzo sorride insieme al padre: “Tutti dicono che mio padre è un esempio di vita in quanto uomo di sport — si legge -. Io penso che lui sia un esempio di vita come padre”.
Daniela ha appena varcato la tenda del triage, dove misurano la febbre, tocca giustamente anche a lei, qui all’Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, ai piedi di una collina punteggiata di pini marittimi, dove Alex è stato portato in elicottero venerdì sera, una ventina di minuti dopo il drammatico incidente.
Ed è andata bene, perchè dicono che in campo neurologico questa clinica sia davvero un’eccellenza. Si fatica a lanciare lo sguardo oltre i cancelli, presi d’assalto da giornalisti, troupe televisive, gente comune con gli occhi tristi che sbucano dai volti fasciati dalle mascherine.
Madre, figlio e la mamma di Alex, Anna, una donna con lo stesso piglio del figlio, possono vederlo, uno per volta, oltre il vetro, avvolto nel suo sonno farmacologico, dalle 12,30 alle 14,30, proprio ora che il professor Sabino Scolletta scende tra i giornalisti con l’unica buona notizia: la situazione si è stabilizzata, lasciando ben sperare rispetto alle condizioni assolutamente preoccupanti di quando era arrivato. Doveva passare la notte, insomma, e ce l’ha fatta.
Venerdì sera ha subito un intervento neurochirurgico di tre ore, gli hanno dovuto ricostruire tutta la faccia, frantumata nello scontro, dopo di che è stato portato nel reparto di terapia intensiva.
Daniela era lì, con Niccolò e Anna, a rivivere momenti già vissuti, nella saletta del Pronto soccorso. Con il telefono che riceveva messaggi a raffica da tutto il mondo, da tutti gli amici, finalmente spento.
Alex è piuttosto imbranato con le nuove tecnologie ed è sempre stata lei il tramite tra lui e il mondo digitale. In piedi e seduta, in quella saletta, poteva finalmente avere notizie certe, non quelle che circolavano fin dal primo istante.
Chi l’ha visto, lì sulla strada, è rimasto sconvolto. Ha immaginato e trasmesso impressioni ancora più drammatiche della già grave realtà . «È fuoriuscita materia cerebrale», diceva qualcuno. E la voce rimbalza. Ma qui alle Scotte lo escludono: «No, assolutamente no».
Il cranio doveva essere ricostruito, quello sì, ma l’operazione è riuscita e il suo corpo cinquantenne, ben allenato, incredibilmente tonico, non ha subito danni significativi.
I medici non nascondono a Daniela cheil fiato resta sospeso per l’aspetto neurologico. Se tutto andrà come speriamo, la prossima settimana si potrà verificare se Alex potrà cominciare, con il tempo che occorre, a costruirsi una terza vita. Se potrà comunicarglielo Daniela, come la scorsa volta, siamo certi che Alex risponderà : «Beh, passato il mezzo secolo ci sta anche».
Il timore, l’indicibile è che possa toccargli una sorte come quella di Michael Schumacher, a cui Alex ha pensato tantissimo, quasi tormentandosi per non poter fare nulla per lui.
Ieri pomeriggio Anna, la mamma, la più fragile di questa saldissima catena, lei che ha perso anche il marito, lei che ha perso una figlia bambina in un incidente stradale, è tornata a Bologna, dove attende il momento di poter parlare con suo figlio.
Niccolò è chiuso nel suo dolore in una camera d’albergo a qualche centinaio di metri dall’ospedale. Quando accadde l’altra volta era molto piccolo e crescendo visse suo padre come una specie di supereroe. Daniela non si allontana dalla clinica.
Come quasi vent’anni fa è lei a sorvegliare che il marito «riesca nell’impresa». Quando le dicevano, scherzando: «Bel marito che ti sei scelta», lei rispondeva: «Sì, però a lui è andata bene».
Ora, a chi insiste perchè vada a riposarsi, ripete: «Non lo lascio, non lo lascio solo». Resta lì, inchiodata al vetro, per tenere Alex inchiodato alla vita. Una terza vita.
(da “il Corriere della Sera”)
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