LA FINOCCHIARO NON HA TITOLI PER LA CONSULTA
FUTURI EQUILIBRI E PREMI DI CONSOLAZIONE
Tutti in fila per un premio di consolazione.
Sergio Mattarella è diventato Presidente della Repubblica. E tutti quelli (o quasi) che ci speravano, e che alla fine sono scesi a più miti consigli e hanno portato acqua al mulino di Matteo Renzi, aiutandolo nell’operazione Quirinale, ora si aspettano ricompense.
La prima è Anna Finocchiaro.
Per qualche giorno è stata in ballo davvero: era la candidata dei Giovani Turchi, sarebbe stata la prima donna al Colle, a Berlusconi pare non dispiacesse troppo.
Non se n’è fatto niente. Adesso, è in pole position. Ma per cosa?
Lei vorrebbe diventare giudice della Consulta al posto del neo Presidente.
In realtà , ci aveva già provato un paio di mesi fa, quando il Parlamento doveva eleggere i membri di sua competenza.
“Non ha i titoli”, avrebbe detto Renzi ai suoi collaboratori allora. “Non ha i titoli”, continua a ribadire oggi.
Parla chiaro l’articolo 135 della Costituzione : i giudici della Consulta vanno scelti tra magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori (quindi, Corte di cassazione o Procura generale della Cassazione).
Lei ha fatto il pretore a Leonforte dal 1982 al 1985, e poi è stata procuratore nel tribunale di Catania fino al 1987, anno in cui venne eletta deputato nelle file del Pci.
Visto che ha fatto 28 anni di Parlamento, non ha neanche l’altro requisito possibile: ovvero aver insegnato materie giuridiche all’Università .
E allora, per Anna si è pensato a un ministero.
La Lanzetta si è dimessa dagli Affari regionali. E il posto sembrava già pronto per lei. Che però, preferisce non andarci: pensa di non avere le competenze giuste.
C’è un altro dato: Renzi pensa a un super Ministero del Mezzogiorno, che abbia anche la gestione dei Fondi europei, ora nelle mani del sottosegretario Graziano Delrio.
Tanti soldi e tanto potere. E il premier davvero è disposto a darli a una di cui si fida, ma fino a un certo punto, come la Finocchiaro?
Senza contare che Delrio non ha molta intenzione di cedere quelle deleghe.
Tra quelli che Matteo vorrebbe portare al governo c’è Vasco Errani, ex governatore dell’Emilia Romagna, e per questo “depositario” di potere vero.
Ma è appena stata fissata per il 17 giugno davanti alla Corte di Cassazione l’udienza sul suo ricorso, dopo la condanna a un anno per falso ideologico.
In questa situazione, il suo nome non è spendibile.
A Porta a Porta l’altra sera Renzi ha parlato di una donna. Il nome che torna, insistente, è quello di Valentina Paris, giovanissima responsabile Enti Locali in quota Giovani Turchi (ovvero Matteo Orfini).
Non sarebbe un premio di consolazione, ma sarebbe di certo un modo per gestire tra Pd e Palazzo Chigi, un dicastero di peso.
Per tornare alla Finocchiaro, lei forse si accontenterebbe del ministero dell’Istruzione. Ora occupato da Stefania Giannini, una sempre a rischio, ma sempre lì.
Però, sia i vicini alla senatrice, che i vicini a Matteo danno la stessa versione di come andrà : “Anna sta gestendo una partita importante, quella delle riforme, da presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. È importante che rimanga lì”.
Insomma, consolazione senza premio.
Un altro che si aspetta un premio è Pier Luigi Bersani: lui lo chiede sotto forma di modifiche all’Italicum, che però il premier non ha alcuna intenzione di fare.
E allora, si parla di posti al governo, per alcuni giovani.
C’è il fedelissimo dell’ex segretario, Alfredo Dattorre. O c’è Andrea Giorgis, che nella partita delle riforme sta giocando un ruolo di mediazione e correzione di rotta tra governo e minoranze.
Poi, c’è tutta la questione Ncd.
Sono giorni che Renzi fa minacce velate (e non) ad Alfano e a Lupi. Ma per adesso non ha nessuna intenzione di sostituirli.
Molto meglio così: li cuoce a fuoco lento, li insulta pubblicamente giorno dopo giorno, ma non gli fa toccare palla.
In questo caso sì che il premio di consolazione potrebbe essere buttarli fuori, con una crisi di governo nella quale loro potrebbero contare qualcosa davvero.
Potrebbero, ma forse no: perchè il premier pensa di avere già pronta una nuova maggioranza a Palazzo Madama, grazie ad alcuni ex Cinque Stelle, alcuni di Gal e — se servisse — anche qualche parlamentare di Ncd.
E c’è sempre la garanzia Verdini.
Allora, Matteo aspetta. E lascia a loro la prima mossa: perchè sa che per Ncd così la situazione è insostenibile.
Da qui a un paio di settimane, un ministro dovrà uscire. Probabilmente Lupi.
Chi rischia di avere un premio di consolazione che in realtà non vorrebbe è Piero Fassino: la ricandidatura a sindaco di Torino.
Incarico che ha accettato malvolentieri già al primo mandato.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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