LA GUARDIA DI FINANZA HA PERQUISITO GLI UFFICI DELLA REGIONE E L’ABITAZIONE DI TOTI
FORZA ITALIA SOSPENDE DUE SUOI ISCRITTI COINVOLTI NELLE INDAGINI
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è agli arresti domiciliari. L’arresto è scattato nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Genova e della Guardia di Finanza, che vede il presidente di regione accusato di corruzione ambientale, corruzione per atti contrari a dovere d’ufficio e promesse elettorali. Quello di Toti non è l’unico nome di rilievo iscritto nel registro degli indagati. Tra gli altri “big” finiti nel mirino della Procura di Genova ci sono anche Paolo Emilio Signorini, amministratore delegato di Iren ed ex presidente dell’Autorità Portuale, per cui è stata disposta la misura cautelare in carcere. Ma anche Aldo Spinelli, imprenditore ed ex presidente di Genoa e Livorno, finito ai domiciliari. Quest’ultimo, stando a quanto ricostruito finora dagli inquirenti, avrebbe ottenuto il rinnovo di concessioni portuali in cambio del finanziamento a comitati e fondazioni che hanno sostenuto l’attività politica di Toti, che dal 2015 è alla guida della Regione Liguria.
Le perquisizioni
Sarà il vicepresidente Alessandro Piana il sostituto pro tempore di Toti in tutte le sue funzioni e nella pienezza dei poteri. Lo precisa lo stesso ente regionale, assicurando che «l’attività amministrativa della Regione Liguria prosegue senza soluzione di continuità» e auspicando «che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati». Nel frattempo, oggi la Guardia di Finanza ha perquisito alcune stanze del palazzo della Regione Liguria, contestualmente alla notifica delle ordinanze cautelari. Le Fiamme Gialle, secondo quando riporta l’Ansa, hanno effettuato altre perquisizioni e acquisizioni anche nell’appartamento genovese di Giovanni Toti, in presenza dello stesso governatore.
Le indagini sui porti
Giovanni Toti è accusato, tra le altre cose, di aver accettato ricevuto complessivamente 74.100 euro da Aldo e Roberto Spinelli in cambio di alcuni favori. Tra questi c’era l’impegno a «trovare una soluzione» per trasformare la spiaggia di Punta Dell’Olmo da libera a privata, agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse degli Spinelli. Ma anche velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse, assegnare agli Spinelli gli spazi portuali dell’ex Carbonile e agevolare gli imprenditori nella pratica del «tombamento» di Calata Concenter, approvata nel 2022.
Il coinvolgimento di Esselunga
L’indagine della Procura di Genova riguarda anche un presunto caso di corruzione che coinvolgerebbe Esselunga, che proprio dopo la prima elezione di Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria e ha messo fine allo storico dominio della Coop. Per questo tra gli altri indagati c’è anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga. Per Moncada, accusato di corruzione, è scattato il divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale. Stessa misura per Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico e immobiliare, figlio di Aldo Spinelli. E anche per Mauro Vianello, imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova.
Lo spettro della mafia
C’è però anche un ulteriore filone di indagini che rischia di trasformarsi in un terremoto giudiziario per il centrodestra ligure: lo spettro del voto mafioso. Secondo gli inquirenti, quell’inaspettato 22% ottenuto alle regionali del 2020 da Cambiamo – il partito fondato da Giovanni Toti – si spiegherebbe anche con i voti garantiti da persone vicine ad alcuni clan mafiosi. Per questo filone delle indagini è indagato anche Matteo Cozzani, ex sindaco di Porto Venere e attuale capo di gabinetto di Toti. L’accusa nei suoi confronti è di corruzione e «promesse elettorali aggravate dal metodo mafioso», mentre il presidente della Regione Liguria è accusato del solo reato di promesse elettorali. Secondo la procura di Genova, Cozzani – che ora si trova agli arresti domiciliari – avrebbe agevolato l’attività di Cosa Nostra. In particolare, il clan Cammarata del Mandamento di Riesi (Caltanissetta) e la sua proiezione nella città di Genova.
Forza Italia sospende due iscritti
A essere coinvolti nelle indagini sono anche Maurizio Testa e Arturo Testa, accusati – in concorso con il presidente Toti – di corruzione elettorale in occasione delle consultazioni elettorali regionali del settembre 2020. «A seguito dell’indagine che li ha visti coinvolti, sono stati sospesi gli iscritti Maurizio Testa e Arturo Testa», ha annunciato oggi Forza Italia – il partito a cui i due erano iscritti – in una nota. Forza Italia, prosegue il comunicato, «è totalmente estranea ai fatti, rivendica i suoi valori garantisti e attende la conclusione delle indagini ed eventuali esiti processuali».
(da agenzie)
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