LA MANOVRA E’ FUORILEGGE, CI SONO SOLO SLIDE
IN SENATO NON C’E’, AL TESORO LA STANNO SCRIVENDO: ALLORA COSA HA VOTATO IL CDM ?
In Senato scrutano l’orizzonte in attesa della Legge di Stabilità come nel romanzo di Buzzati dalla Fortezza Bastiani sorvegliavano le mosse dei Tartari: aspettano, aspettano ma non arriva nessuno.
Giovedì o pure venerdì, la previsione che girava ieri nei palazzi romani per vedere finalmente scritta nero su bianco una manovra che il governo ha approvato giovedì scorso.
Questa circostanza apre (per l’ennesima volta) una serie di questioni che attengono alla legittimità dell’azione del governo e al suo rispetto delle forme che la garantiscono, oltre che — si parva licet — a quello delle regole più in generale.
La prima cosa da ricordare è anche la più ovvia.
La legge 196 del 2009 che regola le “leggi di contabilità e di finanza pubblica” all’articolo 7 prescrive una cosa molto semplice:il disegno di legge di Stabilità va presentato“alle Camere entro il 15 ottobre di ogni anno”, come pure il ddl Bilancio dello Stato.
Tradotto: quella manovra non va solo approvata in Consiglio dei ministri il 15 ottobre e poi consegnata al Parlamento quando il governo è più comodo come sta accadendo ora. Le leggi di Stabilità e Bilancio, peraltro, vanno approvate entro la fine dell’anno,pena l’esercizio provvisorio sui conti pubblici: consegnarle in ritardo vuol dire comprimere la possibilità per le Camere di esaminarle con attenzione, salvo poi lamentarsi dei ritardi e approvare tutto col voto di fiducia.
La seconda cosa da tenere a mente è meno immediatamente percepibile, ma non meno importante: cosa ha votato il Consiglio dei ministri il 15 ottobre?
Pier Carlo Padoan, sabato in un convegno, ha voluto “ringraziare pubblicamente ” — e “uno per uno” — tutti “i miei colleghi che senza alcun limite di tempo e di orario”, e a parità di “remunerazione”, “stanno lavorando affinchè questa legge sia finalmente definita e quindi trasmessa al Parlamento e al Quirinale”.
Il ministro dell’Economia in realtà voleva solo smentire problemi coi dirigenti della Ragioneria generale — irritati per un taglio del 20% al “Fondo dirigenti”e che venerdì non hanno accettato di fare straordinari — ma ha finito invece per testimoniare che la manovra viene in realtà scritta giorni dopo la sua approvazione.
E non si tratta di limature o raccordi di legge: a quanto risulta al Fatto e persino a quanto si desume dai documenti ufficiali, ci sono aspetti essenziali della legge di Stabilità che vengono definiti giorni dopo la sua approvazione.
La maggior parte dei ministri, peraltro, non sanno neanche di cosa si tratta e non hanno una visione complessiva del ddl: rivela una fonte qualificata che in Consiglio, giovedì, l’articolato da esaminare (quello preparato da Tesoro e Palazzo Chigi) è stato mostrato agli interessati solo all’ultimo minuto su alcuni tablet.
Ora i ministri hanno sicuramente votato, ma cosa?
Matteo Renzi, in conferenza stampa, ha spiegato con tanto di slide che al rinnovo dei contratti degli statali sarebbero andati 300 milioni di euro, mentre nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi uscito qualche ora dopo c’è scritto 200 milioni.
E ancora: sempre nel comunicato ufficiale si cifra la spending review per il 2016 a 5,8 miliardi di euro, mentre nel documento spedito a Bruxelles lo stesso giorno (Draft Budgetary Plan 2016) si parla di una revisione della spesa pari allo 0,5% del Pil, cioè 8 miliardi.
Quale cifra hanno approvato i ministri?
Un altro esempio: sempre Palazzo Chigi inserisce tra le misure approvate per il 2016 l’estensione della no tax area ai pensionati; il ministro Giuliano Poletti, però, venerdì 16 ottobre ha spiegato che la norma è rinviata al 2017.
Cosa hanno votato i ministri?
E infine: è vero che ora il Tesoro tenta di correggere un effetto non voluto dell’abolizione della Tasi che apre un buco da centinaia di milioni nei bilanci dei Comuni?
I ministri lo sanno e, nel caso, cosa avrebbero votato?
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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