LA MINETTI IN LISTA CON LE FIRME COPIATE: L’EX SOUBRETTE FU INSERITA ALL’ULTIMO MOMENTO PER VOLERE DEL PREMIER
IL PASTICCIACCIO NEL LISTINO PDL DI FORMIGONI FU FATTO PER FAVORIRE L’IGIENISTA DENTALE DI BERLUSCONI… PER FARLE POSTO FU “FATTO FUORI” IN EXTREMIS PAOLO CAGNONI, L’UOMO DI FIDUCIA DI SANDRO BONDI… LA CANDIDATA DI SILVIO OTTENNE UNA POLTRONA DA 8.000 EURO AL MESE
Non c’erano firme inventate sul listino di Roberto Formigoni alle regionali del 2010. C’erano firme copiate, oppure messe sotto un elenco dove mancava un candidato.
E questo candidato, in onore del quale venne confezionato un simile pasticcio, si chiama Nicole Minetti, l’igienista dentale di Silvio Berlusconi, inserita all’ultimo momento per ordine del premier.
Ovvero la stessa persona che fu poi spedita da Berlusconi alla Questura di Milano nella folle notte di Ruby, la “nipote di Mubarak”, per prendersi in consegna la diciasettenne cubista marocchina.
Lo riferiscono al “Secolo XIX” fonti del Pdl lombardo ed è su questa strada che sta svoltando l’inchiesta del procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, che procede per falso materiale e falso in atti pubblici.
Per ora, contro ignoti.
Per capire come sono andate esattamente le cose bisogna riaprire l’agenda nella settimana cruciale per le candidature: quella che va dal 21 al 28 febbraio.
In quei giorni, all’interno dell’alleanza Pdl-Lega Nord volano addiritura gli schiaffi per entrare nel listino “blindato” che porta il nome del presidente uscente Formigoni (poi riconfermato).
Di lunedi comincia a girare voce che tocchi trovare un posto sicuro a una ragazza riminese di 25 anni, senza alcuna esperienza politica, ma che ha fatto la velina in Tv a “Colorado Cafè”e a “Scorie”.
Al martedì è ancora dato per certo il nome di Paolo Cagnoni, segretario personale del coordinatore nazionale Sandro Bondi.
Ma il giorno dopo filtra sui giornali l’ipotesi MInetti, che si era anche segnalata come l’igienista dentale del San Raffaele che curò il premier dopo l’aggressione in Piazza del Duomo.
Ancora il giovedi sul suo nome infuria una bufera politica senza esclusione di colpi.
Per farle posto si prepara un sacrificio eccellente, quello del berlusconiano doc Doriano Riparbelli, ex assessore e uomo-macchina del partito.
Colmo della beffa, la preparazione del listino bloccato è affidato proprio a Riparbelli, insieme alla mitica signora Clotilde Strada, storico factotum cittadino di Forza Italia che diventerà “il tutore” della MInetti (ancor oggi le filtra le telefonate).
La notte di venerdì 26 febbraio entra in lista la Minetti e salta come un tappo il povero Cagnoni.
Il mattino dopo, alle 12, viene presentato il listino della discordia con le 3.500 firme necessarie.
Come sono state raccolte?
Un esponente del Pdl lombardo lo spiega al “Secolo XIX”: “Quelle firme che ci hanno creato tanti problemi non sono totalmente inventate, sono solo copiate: molte erano state raccolte prima, in calce a un listino dove il nome della Minetti non c’era ancora”.
I problemi successivi sono noti e hanno procurato un sacco di guai al Pdl: il Tar della Lombardia respinge il listino Formigoni e le presunte pressioni per farlo riammettere dal Consiglio di Stato sono costate a Formigoni il coinvolgimento nell’inchiesta sulla P3 di Flavio Carboni.
Su richiesta del partito radicale, la procura di Milano ha poi aperto un’inchiesta penale sulle firme del listino.
Secondo quanto risulta al Secolo XIX, la magistratura segue proprio questa pista, quella delle firme copiate a tempo quasi scaduto.
E il tempo stava scadendo per la lite su chi dovesse cedere alla bella Nicole una poltrona sicura da consigliere del Pirellone (8.000 euro al mese).
Olre alla carta copiativa, gli organizzatori hanno pasticciato parecchio anche con le date: molte firme sono state autenticate il 13 febbraio, quando la candidatura dell’ex ballerina era ancora in mente Dei. O giù di lì.
Se quindi il paracadute della Minetti cala sul Pirellone, in quinta posizione, lo si deve alla notte dei lunghi coltelli di quel 26 febbraio.
Esattamente tre mesi dopo, la ragazza sarà protagonista della notte in cui il premier la spedì in questura, in compagnia di una escort brasiliana, per portarsi via la cubista Ruby.
Per quella storia la Minetti è finita nel registro degli indagati per favoreggiamento della prostituzione, insieme a Lele Mora e ad Emilio Fede.
Francesco Bonazzi
(da “il Secolo XIX“)
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