A TORINO IL PD ORA PUNTA SU FASSINO: RESTA L’INCOGNITA VENDOLA E QUELLA DEI “ROTTAMATORI”
DOPO LA RINUNCIA DEL RETTORE PROFUMO, STRADA IN APPARENZA SPIANATA PER L’EX LEADER DS… MA VENDOLIANI E ROTTAMATORI NON GRADISCONO NE’ IL NOME, NE’ IL METODO… PRIMARIE SI’ O NO?
Il Pd torinese stringe i tempi per trovare il candidato a succedere a Sergio Chiamparino.
Dopo il no del rettore del Politecnico Francesco Profumo, la segretaria provinciale Paola Bragantini ha incontrato Fassino, torinese doc, che ora pare avere conquistato la pole position tra i papabili e che avrebbe già il via libera da parte del segretario nazionale, Pierluigi Bersani.
L’ex segretario dei Ds si è preso qualche giorno di riflessione.
«Per rispetto della società torinese e dei suoi cittadini, – spiega Fassino – valuterò nei prossimi giorni quale sia il mio contributo più utile per offrire a Torino una candidatura a sindaco in grado di raccogliere quell’ampio consenso che ha reso efficaci ed autorevoli le amministrazioni di centrosinistra di questi anni».
Tra gli sponsor di Fassino c’è il sindaco Chiamparino che, in un’intervista a La Stampa, si è detto favorevole alla candidatura di Fassino.
Nessuno dei candidati del Pd che si erano fatti avanti per partecipare alle primarie ha fatto per ora alcun passo indietro.
Si sentono in lizza sia Davide Gariglio, ex presidente del consiglio regionale, Roberto Tricarico, assessore comunale all’Ambiente, l’ex segretario del Pci Giorgio Ardito.
Lo stesso consigliere Roberto Placido è pronto a scendere in campo.
Resta un’incognita, infatti, l’atteggiamento di Nichi Vendola: sembra molto difficile infatti che Sinistra Ecologia e Libertà appoggi l’ex segretario Ds.
Nel partito torinese c’è chi preme per schierare un proprio candidato. Il tema verrà proposto domani alla segreteria nazionale da Monica Cerutti, consigliere regionale e comunale a Torino e membro della segreteria di Sel.
«Il candidato – ha detto – lo dobbiamo ancora scegliere, ma riteniamo giusto che si facciano le primarie di coalizione». E anche Paolo Ferrero ha ribadito che serve un nome legato al mondo del lavoro.
Nel Pd torinese c’è chi si dice convinto che la questione verrà risolta «in una decina di giorni», in tempo cioè per l’assemblea provinciale convocata il 9 dicembre.
Ma sul nome di Fassino, che ha 61 anni, uno in meno di Chiamparino, c’è un’area di perplessità se non proprio di pollice verso: gli scettici o contrari non discutono le qualità politiche, ma temono uno scarso gradimento tra l’elettorato più giovane.
Il vicesegretario del Pd Enrico Letta, invita a guardare alle primarie con serenità , «anche perchè – dice – Torino non è Milano e nel capoluogo piemontese ci sono le condizioni per ottenere un risultato molto migliore. Non fare le primarie sarebbe un errore, decideranno i Democratici torinesi sapendo che per noi sono uno strumento naturale di selezione dei candidati».
Per il deputato del Pd Giorgio Merlo, «l’unico scenario che il Pd deve evitare è quello del recente caso milanese.
E cioè una valanga di autocandidature».
Dall’Api parte un appello al rettore Profumo a ripensarci, e dal Pdl la proposta di guidare una lista civica «delle intelligenze, trasversale ai partiti, per un grande progetto per la Torino del 2020, in modo – spiega il vice coordinatore regionale Agostino Ghiglia – da garantire alla città il futuro che merita».
E nel giorno del via libera dei vertici democratici a Fassino si apre anche una nuova grana tutta interna al Pd.
Il movimennto dei “rottamatori”, guidati da Renzi e Civati, accolgono infatti con freddezza la candidatura di Fassino.
Proprio Civati, interpellato dall’agenzia Ansa, è stato piuttosto netto: «Non è giusto» che l’attuale sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che ieri sera aveva auspicato si creassero le condizioni per la candidatura di Piero Fassino, proponga un nome.
«Il nome – ha spiegato Civati, riferendosi al rettore del Policlinico, Francesco Profumo – Chiamparino l’aveva fatto, e poi ha detto che non andava più bene». «Ora c’è chi preferisce un politico di lungo corso – ha aggiunto Civati, riferendosi a Fassino – e chi invece pensa che magari sia il momento di lanciare un amministratore locale, di quelli che hanno lavorato con Chiamparino». L’importante, per i rottamatori, è che «le primarie siano libere. A nessuno – ha concluso Civati – salti in mente di non farle più».
Insomma se Atene piange, Sparta non ride.
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