LA PARTITA DEI SOTTOSEGRETARI TRA VETI E MARCATURE STRETTE
DEM CONTRARI AI LEGHISTI MOLTENI AGLI INTERNI E DUREGON AL LAVORO… ZINGARETTI PUNTA SU MADIA E D’ELIA, IL M5S SU CRIMI E PERILLI
Veti e marcature strette: il puzzle dei sottosegretari si va componendo tenendo conto del difficile incastro di indicazioni che giungono da partiti che fino a ieri l’altro si davano battaglia.
Il fronte più caldo quello degli Interni. Il Pd è in subbuglio per l’arrivo di un leghista che Salvini, almeno in un primo momento, aveva indicato in Nicola Molteni, già braccio destro del leader della Lega quando era al Viminale, e visto come padre putativo dei contestati decreti sicurezza.
I dem hanno già posto discretamente il veto sul nome di Molteni, come accaduto con una possibile candidatura come sottosegretario (o viceministro) al Lavoro di Claudio Durigon, uno degli artefici di “quota 100”.
Situazione non facile, perchè nessuno in linea teorica può ficcare il naso nelle designazioni altrui e perchè Salvini ha una rappresentanza parlamentare tale da aspirare a postazioni-chiave. A partire, appunto, dal sottogoverno degli Interni.
Molteni alla fine potrebbe lasciare il posto al collega Stefano Candiani, un altro “fedelissimo” di Salvini. Ma il Pd, per tenere la linea, confermerà probabilmente il proprio viceministro, Matteo Mauri, che invece all’ombra di Luciana Lamorgese ha lavorato per cambiarli, i decreti sicurezza di Salvini.
In questo senso avrà il sostegno di Leu: il deputato Erasmo Palazzotto ha chiesto espressamente al suo gruppo il sostegno a Mauri: “Una garanzia di presidio delle tematiche dell’immigrazione coniugate a quelle della solidarietà “, dice Palazzotto dopo aver parlato con esponenti del mondo dell’associazionismo e delle Ong.
In questa partita ci sono in palio altre questioni importanti: la delega alla pubblica sicurezza, che l’asse M5S-Pd-Leu non vuole lasciare alla Lega, e il cammino delle norme sullo ius culturae.
La conferma di Mauri dipenderà anche dal numero di donne che i dem, che hanno indicato solo uomini fra i ministri, stavolta schiereranno. Possibile che il rapporto, per quanto riguarda i sottosegretari, sia di 5 a 2 a favore dellla rappresentanza femminile, al fine di raggiungere la parità di genere nella complessiva delegazione di governo: cinque a cinque.
La ripartizione dei posti di sottogoverno, fra i partiti che sostengono Mario Draghi, dovrebbe essere questa: 13 M5S, 7 per Pd, Lega e Fi e quindi uno a testa tra i gruppi minori, ovvero Leu, Maie, +Europa, centristi, Autonomie. Forse per Iv potrebbero esserci 2 posti. Le nomine potrebbero arrivare fra venerdì e sabato.
Pd, l’ora delle donne
Dopo la rivolta “rosa” fra i dem, Nicola Zingaretti ha assicurato una preponderanza di donne nelle caselle dei sottosegretari. Le conferme maschili dovrebbero essere quelle di Mauri e di Antonio Misiani, viceministro dell’Economia. Ma molto quotato è anche Andrea Martella, nel ruolo avuto sinora di sottosegretario alla presidenza con delega all’Editoria. E in corsa, per il Pd, c’è anche Stefano Vaccari. Possibili riconferme per Marina Sereni agli Esteri e Anna Ascani alla Scuola. Ma sono in ballo anche le uscenti Sandra Zampa (Salute), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Alessia Morani (Mise), Francesca Puglisi (Lavoro) Lorenza Bonaccorsi (Cultura). Possibili new entry l’ex ministra Marianna Madia al Mef o all’Innovazione tecnologica, Valeria Valente alla Giustizia (dove l’uscente è Andrea Giorgis), Chiara Braga (Ambiente) ma anche Debora Serracchiani, sebbene il suo nominativo venga avanzato come possibile vicesegretaria dem. Altro nome forte quello di Cecilia D’Elia, presidente della conferenza delle donne del Pd.
I 5 Stelle “marcano” Giustizia e Lavoro
Per salvaguardare il bottino politico dei grillini nel Conte I e II, il capo politico Vito Crimi dovrebbe lasciare gli Interni e trasferirsi al ministero della Giustizia: obiettivo, appunto, mettere in salvo le riforme targate 5S, a partire da quella della prescrizione nel mirino del resto della maggioranza. Stesso discorso per il dicastero del Lavoro, guidato dal dem Andrea Orlando, dove per puntellare il reddito di cittadinanza potrebbe arrivare l’ex capogruppo al Senato Gianluca Perilli. I 5 Stelle vorrebbero mettere un loro uomo al ministero per la Transizione ecologica voluto da Beppe Grillo. In pole per affiancare Roberto Cingolani c’è Stefano Buffagni, qualora non restasse al Mise. In alternativa nel nuovo ministero potrebbe approdare Giancarlo Cancelleri (uscente ai Trasporti), ma non è escluso che il siciliano si sposti al dicastero del Sud, come vice di Mara Carfagna, per placare il dissenso dei parlamentari meridionali per l’inconsistenza del Sud nella compagine governativa. Al ministero dell’Economia i pentastellati puntano sulla riconferma di Laura Castelli, mentre all’Interno dovrebbe restare Carlo Sibilia. Pierpaolo Sileri potrebbe restare con Roberto Speranza alla Salute. Possibile novità è Luca Carabetta, indicato da Capital tra gli under 40 più impegnati per un futuro migliore: per lui potrebbe aprirsi uno spazio al ministero dell’Innovazione tecnologica guidato da Vittorio Colao.
Le scommesse di Salvini
Alla Salute, per dare una mano alla gestione della pandemia criticata da Salvini potrebbe arrivare il già sottosegretario Luca Coletto. Guglielmo Picchi sembra destinato agli Esteri, Massimo Bitonci all’Economia. Lucia Borgonzoni in pole per i Beni Culturali. Con il tecnico Enrico Giovannini potrebbe finire ai Trasporti il ligure Edoardo Rixi, deputato molto vicino a Salvini, tra gli sponsor del modello Genova per i lavori pubblici. Ma la Lega che cerca di espandersi nel Meridione punta anche a un posto di sottogoverno nel ministero del Sud: nome spendibile quello del senatore Guglielmo Pepe, attuale capo del Dipartimento Mezzogiorno dei salviniani. Per Giulia Bongiorno si parla di un incarico a Largo Arenula ,come viceministro del Guardasigilli tecnico, Marta Cartabia. La Lega chiede che il dipartimento dello sport venga accorpato al nuovo ministero per il Turismo.
La giustizia di Forza Italia
Tra i nomi dei possibili sottosegretari alla Giustizia c’è il deputato Francesco Paolo Sisto, responsabile del settore nel partito di Berlusconi. Il senatore Francesco Battistoni, commissario regionale nelle Marche, vicino a Tajani, viene indicato come papabile sottosegretario o viceministro all’Agricoltura, mentre Andrea Mandelli, fedelissimo di Silvio Berlusconi e presidente dell’Ordine nazionale dei farmacisti, è in lizza per un incarico al ministero della Salute. Altri nomi quotati fra gli azzurri: Gilberto Pichetto Fratin (Economia), Valentino Valentini (Esteri) e Lucio Malan.
Gli altri partiti
Per Italia Viva Ettore Rosato potrebbe andare agli Interni con il ruolo di viceministro. Ma un altro big come Davide Faraone potrebbe lasciare il posto di capogruppo al Senato per spostarsi al Lavoro. I posti potrebbero essere un paio e tra i nomi in elenco figurano quello di Gennaro Migliore per la Giustizia (in alternativa Lucia Annibali) e Francesco Scoma per l’Agricoltura. Mentre per Leu c’è l’uscente Cecilia Guerra al Mef. Altre ipotesi: Rossella Muroni (Transizione ecologica) e Francesco Laforgia (Rapporti con il Parlamento). Una voce dalla Sicilia: l’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, oggi assessore della giunta Musumeci come tecnico di area centristra, potrebbe essere nominato sottosegretario all’Università con la ministra Cristina Messa.
(da agenzie)
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