LA PATACCA DI MARONI: IN CONTRASTO CON L’UE LE NUOVE DECISIONI DEL GOVERNO ITALIANO
SI ACCENTUA IL CARATTERE PUNITIVO E CARCERARIO…I RESPINGIMENTI SONO VIETATI DA ZONE DI GUERRA….”SEMBRA PIU’ UN EFFETTO ANNUNCIO CHE NON CAMBIA LA SOSTANZA”….CI SONO NORME EUROPEE CHE L’ITALIA AVREBBE DOVUTO RECEPIRE ENTRO IL 24 DICEMBRE 2010
In contrasto con ogni direttiva europea in materia di immigrazione, il governo ha ripristinato, tra l’altro, la procedura di espulsione coattiva immediata per tutti gli extracomunitari clandestini, prolungando inoltre il periodo di permanenza nei CIE (Centri di identificazione ed espulsione) fino a 18 mesi, accentuando ancor di più l’aspetto punitivo e carcerario del provvedimento.
Maroni aveva scelto questa strada per lanciare un messaggio alla base leghista, alla vigilia dell’appuntamento di Pontida. Ormai si muovono così, alla rinfusa, elargendo proclami ad uso interno.
Il provvedimento prevede inoltre di coinvolgere i giudici di pace, neanche fossero questioni di condominio, nel trattamento delle controversie legate all’immigrazione, sottraendole ai giudici togati.
“Mi sembra un effetto-annuncio che non cambia la situazione nella sostanza”, ha commentato il direttore del Consiglio Italiano Rifugiati 1 (Cir), Christopher Hein.
Per quanto riguarda le espulsioni coattive dei cittadini comunitari che commettono violazioni, dice Hein “ci sono regole comunitarie su questo, e il rimpatrio è previsto solo in caso di reati di una certa gravità con condanna definitiva passata in giudicato. L’espulsione immediata non è nuova di per sè, è già possibile quando ci sono le condizioni di legge. Ma spesso non si può fare perchè le persone non hanno il documento di viaggio. Dunque – ha aggiunto Hein – prima occorre che ci sia il riconoscimento dai rispettivi consolati”.
Il direttore del Cir ha poi fatto alcune considerazioni sulla decisione di prolungare la permanenza nei Cie fino a 18 mesi.
“Con il pacchetto sicurezza – ha detto – l’Italia aveva già aumentato questo periodo da due a sei mesi. E dalle statistiche dello stesso Viminale sappiamo che in pochissimi casi chi non può essere espulso in due mesi lo potrà in sei. Ora portarlo a 18 mesi è solo una punizione che non ha nulla a che vedere con una vera politica di rimpatri – ha affermato Hein – non cambia l’effettività dell’allontanamento della persona dal territorio. E’ quindi solo un atto punitivo, viste le condizioni in cui versano questi centri”.
Hein ha anche sottolineato che la direttiva dell’Unione Europea sul ritorno – entrata in vigore dal 1° gennaio 2011 e che l’Italia avrebbe dovuto recepire entro 24 dicembre 2010, ma non è ancora legge nel nostro Paese – in casi estremi già ammette il trattenimento fino a 18 mesi, ma ci deve essere sempre una verifica che il prolungamento della permanenza nei centri dia un’effettiva possibilità di eseguire l’espulsione, non può in ogni caso essere una misura di detenzione o di punizione. Anche la Germania prevede la permanenza fino a 18 mesi, ma sono pochissimi i casi effettivi”.
Ma il Consiglio Italiano per i Rifugiati si è espresso anche rispetto al rischio che in Italia venga introdotta una politica indiscriminata di respingimenti verso un paese in guerra.
“Le prospettive di realizzare un blocco navale dalla Libia per impedire la partenza dei profughi e di riportare i profughi da dove sono partiti, ovvero da un’area in guerra, è semplicemente inaccettabile” – ha aggiunto ancora Christopher Hein – “Si violano le più essenziali leggi internazionali e nazionali che si basano tutte su un unico fondamentale principio: non possono essere respinte persone verso aree in cui la loro vita è messa in pericolo”.
Il Cir ricorda inoltre che in nessun modo possono essere realizzati respingimenti di massa.
Deve sempre essere verificata la condizione individuale delle persone e data la protezione a quanti chiedono asilo.
Dobbiamo ricordare che molte delle persone arrivate in questi mesi dalla Libia sono rifugiati che fuggono dalle persecuzioni e dalle violenze dell’Eritrea, Etiopia, Somalia, Costa d’Avorio”.
Il Cir chiede dunque che non vengano introdotte in alcun modo misure di respingimenti di massa, che vengano rispettate scrupolosamente le norme vigenti e realizzate operazioni efficaci e tempestive di soccorso in mare.
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