LA PAURA DEI DEMOCRATICI: “SONO PROVE DI GOVERNO TECNICO”
MONTI: “NON INSEGUO NESSUNO”…TRA I DEMOCRATICI SPUNTA IL NOME DI RODOTA’….IL TENTATIVO DI PASSERA
Mario Monti considera un suo preciso «dovere » rivolgersi, in questa fase delicata, ai leader delle forze presenti in Parlamento.
Senza che a questo vada data particolare enfasi: «Io non inseguo nessuno — ha confidato il premier ha chi lo sentito dopo la lettera spedita a Bersani, Berlusconi e Grillo — chiedo soltanto se vogliono esprimere un’opinione».
Eppure non è difficile leggere questa mossa in controluce.
E la coincidenza dell’incontro di ieri mattina tra il premier e il capo dello Stato ha avvalorato i timori di quanti, nel Pd, hanno voluto vedere una precisa regia del Quirinale dietro l’iniziativa di apertura di Monti ai tre capi partito.
Anche se il leader del M5S dovesse rifiutare l’invito a palazzo Chigi, è chiaro che accomunare in un gesto di responsabilità i tre leader, a ridosso di un’importante scadenza europea, equivale a far vedere a tutti quale potrebbe essere il perimetro allargato di un eventuale governo del Presidente.
Insomma, alla maggioranza “ABC” che ha sorretto Monti si potrebbe sostituire l’ultima consonante: con la “G” di Grillo.
Oltretutto invitare il leader antisistema a palazzo Chigi serve anche a normalizzare il fenomeno Grillo, a togliergli il cappuccio da moscone, riportandolo nell’alveo della dialettica politica.
Inoltre far “rivedere” sulla scena Monti, eclissatosi dopo il risultato deludente di Scelta Civica, per il capo dello Stato è utile per mandare un segnale all’estero, per dimostrare (come ha detto in Germania) che in Italia «un governo c’è».
È ancora in carica oggi, e magari lo sarà anche domani.
Nelle sue conversazioni di Napolitano – ieri in questa sorta di consultazioni informali è finito anche con Romano Prodi, ufficialmente per parlare del «Mali» – il capo dello Stato ha infatti iniziato anche a gettare sul tavolo alcuni nomi.
Nulla di deciso, ma soltanto delle possibilità nel caso Bersani non dovesse farcela nel tentativo di agganciare il M5S.
In prima linea c’è Monti, appunto. Oppure il governatore Ignazio Visco.
O entrambi, con Visco premier tecnico e Monti all’Economia. A un governo tecnico i grillini potrebbero persino dare la fiducia.
L’altro nome che inizia a circolare per palazzo Chigi è più connotato politicamente, quello di Stefano Rodotà .
Ovviamente il giurista potrebbe essere votato solo da una maggioranza Pd-M5S, avendo fra l’altro firmato l’appello per l’ineleggibilità di Berlusconi.
A la Zanzara il blogger Claudio Messora, vicino al M5S, ha definito Rodotà «una persona stimata », aggiungendo che «Grillo potrebbe appoggiare un governo fatto da persone neutre che non hanno fatto danni in passato».
In corsa ci sarebbe anche a Corrado Passera, che ieri a opposto un sibillino no comment alle voci su una sua candidatura.
Al momento comunque qualunque ipotesi per palazzo Chigi dovrà essere verificata alla luce del clima che si creerà in Parlamento per l’elezione dei due presidenti. È quella la prima partita e già in settimana potrebbe riunirsi il Consiglio dei ministri per anticipare la prima riunione delle Camere al 12 marzo.
Nichi Vendola, in un corridoio del Transatlantico, aspetta i grillini al varco e spera: «Hanno detto che vogliono le presidenze delle commissioni di garanzia. Benissimo, si stanno già predisponendo a una dialettica parlamentare».
E se il Pd ha da solo i numeri per eleggere Dario Franceschini a Montecitorio, anche a palazzo Madama si potrebbe arrivare a un ballottaggio tra il candidato democratico (Anna Finocchiaro) e quello Pdl (Renato Schifani).
«A quel punto – ragiona ad alta voce Fabrizio Cicchitto – i grillini a scrutinio segreto potrebbero anche far eleggere un presidente del Pd».
Sarebbe un cappotto.
Ma potrebbe spuntare anche la candidatura di Pierferdinando Casini, frutto di un’intesa tra Pd e Scelta Civica.
Insomma i giochi veri ancora non si sono neppure aperti.
E Berlusconi è convinto di non essere aggirabile in alcun modo. «Se non vogliono restare ostaggio di Grillo – osserva Maurizio Gasparri – quelli del Pd devono parlare con noi. Come diceva Totò: questa è la piazza e da qui devono passare».
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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