LA PRIMA BOCCIATURA A DRAGHI ARRIVA DAGLI INSEGNANTI: NO A RESTARE IN CLASSE ANCHE A GIUGNO
“AVER FATTO DIDATTICA A DISTANZA NON SIGNIFICA AVER PERSO DEL TEMPO”
No a una rimodulazione del calendario scolastico per recuperare i giorni considerati “persi” a causa dello stop per la diffusione del contagio da Coronavirus.
Su quasi 13 mila insegnanti coinvolti in un sondaggio condotto da Orizzonte Scuola, oltre 11 mila si sono detti contrari all’idea di fare scuola fino a giugno o oltre, dopo che l’indiscrezione su un possibile prolungamento era già iniziata a circolare. Solo poco più di 1.500 hanno invece accolto l’ipotesi positivamente.
«Quindi lavorare a distanza le stesse ore in cui si lavorerebbe a scuola sarebbe tempo perso? Basta saperlo e smetto di collegarmi quando ho lezione, di passare le serate a preparare materiali e slide, di correggere valanghe di compiti perchè fare le verifiche online è impossibile, di fare le interrogazioni al pomeriggio per non impegnare le ore al mattino (usando il mio tempo libero)», ha scritto un’insegnante su Facebook, evidentemente contraria all’idea.
Il malcontento, nel caso l’ipotesi andasse in porto, ha investito pure gli studenti. «Recuperare a giugno-luglio, oltre che essere impossibile per le tempistiche di esami di maturità e test d’ammissione all’università , equivarrebbe a dire che in questi mesi abbiamo scherzato», ha scritto sui social una ragazza.
«Se si vuole recuperare, allora non si fa nulla nè Dad, nè attività asincrone. Riposo», ha aggiunto. Un altro, invece: «Non abbiamo nulla da recuperare: si fa lezione ogni giorno per 6/7 ore in Ddi ed a giugno iniziano gli esami di maturità ! La calura è talmente alta, che gli orali si svolgono in un’agonia senza fine!».
Secondo quanto segnala il Sole 24 Ore, con Mario Draghi al governo, due saranno le urgenze per il mondo della scuola. La prima riguarda le cattedre vacanti da coprire con supplenti, l’altra è appunto rivedere il calendario delle lezioni. Sul calendario scolastico, in particolare, sono due le opzioni. O prevedere una chiusura d’anno più lunga, fine giugno o anche luglio. Oppure inserire turni pomeridiani in corso d’anno. La decisione spetterà comunque alle Regioni.
(da agenzie)
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