LA RABBIA DI DI MAIO CONTRO TRIA SULLA MANOVRA: “SE CONTINUA COSI’ PUO’ ANDARE A CASA”
“VOGLIONO BLOCCARCI IL REDDITO DI CITTADINANZA”… DI MAIO E SALVINI VITTIME DELLE LORO BALLE IRREALIZZABILI CON CUI HANNO PRESO PER IL CULO GLI ITALIANI
Alla fine del vertice sulla manovra Luigi Di Maio era infuriato.
Ha convocato i suoi con un sms per condividere la sua rabbia, che si rivolge in particolare contro il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
La battaglia più grande per il vicepremier M5S è quella sul reddito di cittadinanza. Sono però anche altri i punti di scontro all’interno del governo: tra questi la vicenda della ricostruzione del ponte Morandi e del commissario straordinario per Genova, il dossier servizi e la pace fiscale. Su quest’ultimo punto Di Maio assicura: “Il M5S non voterà nessun condono”.
Il vicepremier non è disposto a cedere sul reddito di cittadinanza, anche a costo di mandare a casa Tria. La guerra tra il ministro dell’Economia e il M5S ormai è iniziata, ma anche i rapporti con la Lega rischiano di diventare sempre più tesi.
Le parole di Di Maio sono riportate dal quotidiano La Stampa:
Il vicepremier del M5S è furioso. Non è per nulla contento di quello che ha sentito in oltre tre ore di discussione con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il premier Giuseppe Conte, il vicepremier della Lega Matteo Salvini, alla presenza anche del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti e del ministro degli Affari europei Paolo Savona.
“Non vogliono consentirci di fare il reddito di cittadinanza…- minaccia il grillino – Non hanno proprio capito allora…Se continua così Tria può andare a casa”.
Il ministro del Lavoro rivendica la necessità dare spazio, nella legge di Bilancio, alle promesse che il Movimento 5 Stelle ha fatto ai suoi elettori.
Riferendosi a Salvini – come riporta La Stampa – dice: “Ora tocca alle nostre battaglie, basta inseguirlo sull’immigrazione”.
Nessuna apertura da parte di Di Maio alla pace fiscale messa in cantiere dalla Lega. Per il vicepremier altro non è che un condono e il movimento di cui fa parte, assicura, non lo voterà .
(da “Huffingtonpost”)
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