LA RELAZIONE CON FISCON INGUAIA LA MURARO: INDAGATA PER ABUSO D’UFFICIO
DAL LEGAME SENTIMENTALE ALLE CONSULENZE SUI RIFIUTI: ECCO COME 30 TELEFONATE SI TRASFORMANO IN ATTO D’ACCUSA DEI PM
Dice l’assessora all’Ambiente Paola Muraro che “tirerà dritto”. Che avrà modo di spiegare quando sarà sentita in Procura. Dice ancora: “Il problema a Roma non sono mica io”.
Infatti, il problema per Roma e la Giunta di cui fa parte è la sua vicenda giudiziaria e quello che ora documenta.
Una storia di abuso pagato con denaro pubblico, figlia di una relazione sentimentale clandestina.
Che raddoppia i capi di accusa da cui è chiamata a difendersi — violazione delle norme sulla gestione dei rifiuti e abuso d’ufficio — e la avvinghia definitivamente al destino non esattamente luminoso dell’ex direttore generale di Ama Giovanni Fiscon, già a processo (insieme all’allora presidente Franco Panzironi) per corruzione in Mafia Capitale e ora appunto accusato, insieme a lei, dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Alberto Galanti, di abuso di ufficio per una parte significativa delle consulenze ricevute nel tempo da Ama (1 milione e 200 mila euro nell’arco di una decina di anni).
Accade infatti che nelle trenta conversazioni telefoniche intercettate dai carabinieri del Ros nell’inchiesta Mafia Capitale, inizialmente ritenute non rilevanti nel processo per le quali erano state disposte, ma di cui la Procura ha poi chiesto e ha ottenuto nei giorni scorsi la trascrizione, si documenti una verità che devasta ciò che restava dell’immagine pubblica della Muraro e della favola della consulente con i fiocchi delle cui imprescindibili competenze nella gestione e smaltimento dei rifiuti l’Ama di Panzironi e Fiscon, prima, e la Giunta Raggi poi, non potevano fare a meno.
In quelle telefonate, registrate tra il 2013 e il 2014, Paola Muraro, ignorando di essere ascoltata, non fa mistero della sua relazione sentimentale con Giovanni Fiscon, introducendo un elemento che rende definitivamente abusive le consulenze che l’allora direttore generale di Ama le aveva e avrebbe continuato ad affidarle fino al suo ultimo giorno nella municipalizzata.
Per altro, con il consapevole assenso di Panzironi, anche lui legato a doppio filo con la Muraro (al punto da progettare per lei un ruolo in un futuro impianto di smaltimento rifiuti in Trentino) e, anche lui, a questo punto, di fatto coinvolto nell’indagine.
Si potrebbe obiettare (a ragione) che il privatissimo rapporto di intimità clandestina tra la Muraro e Fiscon, in sè, non sarebbe sufficiente a far superare a questa storia il confine tra l’opportunità e la rilevanza penale.
E tuttavia, come ricostruisce ora l’indagine della Procura, a trasformarlo in abuso di ufficio e dunque a sottrarlo alla dimensione ‘guardona’ del pettegolezzo giudiziario, all’intrusione dolorosa nella privacy, sono il modo e la natura con cui i contratti di consulenza vennero riconosciuti alla Muraro. In violazione di ogni norma, e con uno strumento illegittimo come quello dei contratti di consulenza, Giovanni Fiscon affidò infatti alla donna cui era sentimentalmente legato funzioni che, come tali, non avrebbero potuto essere oggetto di incarichi esterni e, al contrario, avrebbero imposto una ricerca con regolari bandi di figure professionali prima all’interno della municipalizzata e, in seconda battuta, della sua controllante, il Comune di Roma. Cosa che non avvenne mai.
Di più: quei contratti di consulenza vennero regolarmente prorogati nonostante la legge ne facesse divieto.
Per giunta, riconoscendo alla Muraro bonus una tantum per singolari prestazioni professionali quali, per dirne alcune, un accesso agli atti della Regione Lazio o una consulenza processuale in un giudizio che vedeva Fiscon e Ama imputati.
Costretta a rinunciare all’avvocato che sin qui l’aveva difesa (lo stesso di Giovanni Fiscon), la Muraro e il suo nuovo legale, l’eccellente Riccardo Olivo (uno degli avvocati che con tenacia difesero la Shalabayeva svelando il ruolo del ministro dell’Interno Alfano e del Dipartimento di Pubblica Sicurezza), si trovano dunque di fronte una montagna complicata da scalare.
Da una parte dovranno dare conto di un’ipotesi di reato (quello ambientale) nella gestione degli impianti di TMB Ama di Rocca Cencia sul cui sfondo si agita il sospetto di un interesse inconfessabile a favorire nel tempo il Re della monnezza di Roma, Manlio Cerroni, il Supremo.
Dall’altra, quella di aver abusivamente lavorato da dirigente di vertice della Municipalizzata avendo quale titolo di merito preferenziale quello di essere sentimentalmente legata all’uomo che ne era il Direttore Generale, Fiscon.
Tanto da consentirle di lavorare accampata nell’anticamera del suo ufficio e di intervenire su promozioni interne in Ama (Repubblica ne ha dato conto l’8 settembre scorso).
Vedremo cosa accadrà . Perchè l’inchiesta promette di camminare.
E di trascinare politicamente a fondo, insieme alla Muraro, la donna che a lei ha sin qui deciso di legarsi mani e piedi. La sindaca Virginia Raggi.
(da “La Repubblica”)
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