LA RICOSTRUZIONE DIMENTICATA DALLA MELONI
NELLE ZONE ALLUVIONATE E’ ARRIVATO SOLO UN DECIMO DELLE RISORSE STANZIATE
Il governo ha messo qualche centinaio di euro in più per l’Emilia-Romagna, ma i fondi restano in stand-by.
Il commissario Figliuolo è riuscito a sbloccare solo 400 milioni di euro degli oltre 4 miliardi a disposizione. Intanto la maggioranza boccia le proposte migliorative dalle opposizioni.
Le colate di fango si sono seccate, l’acqua che aveva invaso le città si è asciugata, e gli angeli che hanno spalato per giorni sono tornati a casa. Ma il dramma dell’alluvione non è diventato un ricordo, le popolazioni colpite in Emilia-Romagna attendono ancora risposte e i soldi promessi, i famosi ristori al 100 per cento garantiti dal governo a famiglie e imprese. La ricostruzione è finita nelle nebbie. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tolto gli stivali e nelle zone alluvionate non si è fatta più vedere.
DECRETO ASSET E ALLUVIONE
La destra si è limitata ad aumentare la dotazione economica per la ricostruzione privata con il decreto Asset approvato nelle ultime ore alla Camera con l’ennesima fiducia. Il rischio di contestazione è troppo alto, meglio stare lontani. E ci sono buone ragioni per temere l’ira popolare. A cinque mesi dalla catastrofe che ha flagellato la zona, ai territori sono stati girati circa 400 milioni di euro.
Una somma che corrisponde a meno del 10 per cento rispetto ai 4 miliardi e mezzo stanziati nel complesso dal governo. La quota scende al 5 per cento considerando le risorse necessarie in totale: dopo la prima ricognizione la stima dei danni ammontava a 8-9 miliardi di euro. Gli amministratori locali avevano chiesto un rapido intervento per erogare i ristori prima possibile e garantire i lavori prima dell’arrivo dell’autunno e di potenziali nuove piogge devastanti. Possono arrivare su luoghi martoriati e non in grado di reggere a eventuali emergenze.
L’Emilia-Romagna è stata cancellata dall’elenco delle priorità politiche. La partita è stata affidata nelle mani del commissario Francesco Paolo Figliuolo, almeno fino al prossimo anno come previsto dal decreto di nomina. Poi si vedrà. Solo che il generale è costretto a fare i conti a sua volta con i ritardi accumulati. Il trasferimento ufficiale delle competenze è stato completato solo a inizio settembre, quattro mesi dopo l’alluvione. Appena insediatosi, Figliuolo ha fatto quel che ha potuto, firmando le ordinanze che hanno sbloccato le risorse. Ma sono, appunto, solo una piccola parte. «E non per sue responsabilità», spiegano fonti vicino al dossier.
Nel frattempo, la maggioranza non ha voluto accogliere nessuno degli emendamenti presentati al decreto Asset, concentrandosi sul maquillage di risorse. «Sono aumentati di 370 milioni di euro, per il 2023, i fondi per la ricostruzione privata nelle zone alluvionate. Gli stanziamenti già previsti passano da 120 a 490 milioni», ha ricordato la deputata di Forza Italia, Erica Mazzetti.
UN CASO DI SCUOLA
Un incremento che fa lievitare le somme a disposizione, ma non favorisce il loro impiego. E così possono scaturire dei casi simili a quelli dei 10 milioni di euro, messi a disposizione per le scuole alluvionate e poi spostati sulla riqualificazione di Caivano. Un gioco a somma zero del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha provato a giustificarsi: «Questi interventi, per espressa disposizione di legge, erano ammissibili entro la data del 31 agosto, in quanto normativamente vincolati alla fase della prima emergenza, nel cui ambito le istituzioni scolastiche hanno potuto agire anche avvalendosi di importanti semplificazioni procedurali».
Il ragionamento è l’ammissione di una sconfitta: siccome ci sono stati ritardi, i soldi sarebbero stati inutilizzabili. Meglio impiegarli altrove, ovviamente, con buona pace degli studenti dell’Emilia-Romagna. Del resto Meloni non vuole aprire alcun confronto. Durante l’esame al Senato non c’è stata alcuna volontà di apertura al confronto con le forze politiche di minoranza. C’è stato un muro totale, per esempio, di fronte alla richiesta di prevedere un credito d’imposta e finanziamenti agevolati per la ricostruzione.
Sul tavolo erano arrivate le idee di diversi partiti, dal Movimento 5 stelle a Italia viva, dal Partito democratico fino a Forza Italia che con il senatore Adriano Paroli aveva presentato una proposta emendativa. L’esito è stato sempre lo stesso: un secco “no” della maggioranza. Il motivo? Gli oneri aggiuntivi sulle casse pubbliche. Insomma, su questo capitolo di spesa l’esecutivo non ha voluto metterci nemmeno un euro.
«Il problema alla base è l’assenza delle procedure, ancora oggi ci sono decine di chilometri a causa dell’alluvione. In particolare, cresce il disagio nelle zone di montagna. Bastava invece riproporre lo schema della ricostruzione post sisma in Emilia, all’insegna della collaborazione tra istituzioni», dice a Domani il senatore del Pd, Daniele Manca, che nel corso dell’approvazione del decreto Asset ha cercato di introdurre miglioramenti alle norme sulla ricostruzione. «Meloni – prosegue il parlamentare dem – ha scelto una modalità che non favorisce una soluzione della vicenda le competenze tra diversi ministeri». Un tentativo di non scontentare nessuno nella compagine governativa. Ma soprattutto di limitare al massimo i poteri del presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Un avversario da azzoppare, a tutti costi, per le elezioni, sia che corra per le Europee e sia che ottenga la possibilità di correre per un terzo mandato da governatore.
(da editorialedomani.it)
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