LA RISPOSTA DEL CALIFFATO ALL’OCCIDENTE
ALLE SCONFITTE SUL TERRENO DI GUERRA IN IRAQ, SIRIA E LIBIA, L’ISIS REPLICA CON AZIONI SPETTACOLARI, AL FINE DI PORTARE IL TERRORE NELLA VITA QUOTIDIANA DEI “NEMICI”… LA REAZIONE PUO’ ESSERE SOLO LA DIFESA DEI NOSTRI VALORI DI DEMOCRAZIA, RISPETTO E SOLIDARIETA’
“Raddoppiate i vostri sforzi, colpite i crociati: americani, europei, traditori turchi, comunisti russi, tiranni arabi”.
L’ultimo appello trasmesso dalla roccaforte di Mosul era una chiamata alle armi per sincronizzare le cellule pronte a sacrificarsi per il Califfato.
Solo due settimane fa, il portavoce dell’Isis aveva indicato le priorità su cui concentrare gli attacchi, promettendo all’Occidente: “Vi ricorderete di queste parole”. E adesso quella minaccia sembra assumere una micidiale concretezza.
Nel giro di poche ore ci sono stati il raid contro i turisti in Giordania, la strage di Berlino, l’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara e una sparatoria dai contorni ancora oscuri a Zurigo.
Difficile capire se esista un’unica regia dietro questi assalti ma almeno per il massacro delle bancarelle di Natale la matrice appare chiara, testimoniata dalle modalità dell’aggressione: la stessa della carneficina di Nizza, la stessa degli attentati condotti negli anni scorsi contro due mercatini natalizi in borghi francesi
Ancora una volta, l’Occidente deve fare i conti con la forza dell’Isis, con quel credo estremo che gli permette di radunare nuovi uomini pronti a dare la vita per la jihad. Solo nel 2016 in nome della lettura più radicale del Corano mille kamikaze si sono fatti saltare in aria sui campi di battaglia di Raqqa, Mosul e Sirte.
Molti altri, spesso giovanissimi, talvolta impugnando solo un coltello, in Europa si sono scagliati contro vittime innocenti nelle chiese, sui treni, all’uscita dei concerti.
E tanti restano in attesa di entrare in azione, ovunque, obbedendo a un rete clandestina che non si riesce a smantellare.
Alle sconfitte sul terreno in Iraq, in Siria, in Libia, il Califfato risponde con azioni spettacolari.
Abu al Hassan al Muhajir, l’ultimo portavoce del Califfato, lo scorso 5 dicembre aveva ribadito l’ordine per i volontari della morte: “Restate dove siete, colpiteli in Occidente: nelle loro case, nei loro mercati, nei loro ritrovi, nelle loro strade, dove meno se lo aspettano. Bruciate la terra sotto i loro piedi. Le vostre operazioni faranno la differenza, cambieranno la situazione”.
Non è un caso che gli attentati si siano concentrati sulla Germania. Il governo tedesco non partecipa ai bombardamenti in Iraq e Siria ma ha dato una risposta ancora più forte al messaggio di odio di Al Baghdadi: ha aperto le porte a mezzo milione di profughi nel solo 2015.
Di sicuro, Europa e Stati Uniti hanno commesso numerosi errori nell’incapacità di affrontare le crisi del vicino Oriente, chiudendo gli occhi per anni sulla sofferenza di popoli abbandonati in balia della barbarie.
Ma lo sbaglio più grave potremmo commetterlo oggi, replicando alla brutalità di pochi con la discriminazione verso una moltitudine disperata in cerca d’asilo.
Ormai da quindici anni ripetiamo che questa è anche una guerra di civiltà , in cui solo la difesa dei nostri valori di democrazia, di rispetto e di solidarietà può creare una barriera contro il terrore.
Gianluca Di Feo
(da “La Repubblica“)
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