LA SANTANCHE’ TRA CASE CHIUSE E CASA MADRE
LA DESTRA SI OFFRE VOLONTARIA PER FARE DA FRATE GUARDIANO ALL’EX CASA DELLA LIBERTA’… PRONTI A RIENTRARE DA PENITENTI ALL’ORA DEL VESPRO
Un Congresso fissato per il mese di novembre, una struttura territoriale che non decolla e che vede una diaspora dei quadri locali verso il PdL ( come in Emilia), una Santanchè “desaparecida” per un buon mesetto e riapparsa recentemente per riaprire le porte non solo dell’ex Casa della Libertà , ma soprattutto quelle delle “case chiuse”, innovativa e originale battaglia, uno Storace sempre più incazzato per trovarsi emarginato dal quadro politico nazionale.
Uno spaccato certamente non idilliaco per “la Destra”, il partito politico che alle ultime elezioni ha raggiunto un buon 2,5% di consensi, ma tagliato fuori dai palazzi che contano a causa del sistema elettorale che prevedeva il blocco del 4% alla Camera.
Eppure qualche segnale positivo va colto: nelle prossime comunali a Catania, il candidato de “la Destra”, Nello Musumeci, più per meriti personali che altro, è dato alla pari, intorno al 37%, col candidato del PdL, staccato quello del Pd. Si prevede un ballottaggio tra due candidati di centrodestra e di destra, con ottime possibilità per Musumeci di spuntarla nel rush finale. Sarebbe uno spunto interessante per ” contrattare” il rientro nella casa madre” del PdL, come ormai molti dirigenti richiedono, al fine di garantirsi uno spazio politico elettorale personale nel futuro prossimo. In tal senso va letta l’intervista rilasciata al ” Tempo” da Daniela Santanchè, la candidata premier che ha fatto appello a Berlusconi per una ricucitura con “la Destra” ed una alleanza “a livello nazionale”, come auspicato due giorni fa anche da Storace su “il Giornale”.
E’ evidente che l’altra strada, perorata dagli aderenti più giovani e “integralisti”, quella di continuare ad andare da soli fino alle Europee dell’anno prossimo e anche oltre, cozza con la realpolitik di chi , diciamo la verità , è entrato ne “la Destra” per acquistare un peso politico maggiore di quello da cui proveniva. Uno che ha lasciato An per “avere spazio”, mal digerisce un partito “congelato” o peggio “isolato”. Da considerare poi che l’alleanza con la Fiamma tricolore è venuta meno, terminata la campagna elettorale e con essa la componente più estremista, mal vista da chi desiderava una Destra moderata e dialogante con il PdL.
Le stesse battaglie post-elettorali de “la Destra” ( sicurezza e prostituzione) ricalcano il clichè ormai consunto di una “vecchia” destra conservatrice più che di una Destra sociale innovativa, capace di rimettersi in gioco. Ormai di Destra sociale c’è davvero ben poco, a parte le dichiarazioni di principio dei dirigenti.
Non esiste poi la capacità di “smarcarsi” dal PdL o dalla Lega, sostenendo tesi autonome o anche contrarie che identifichino il nuovo partito, ma semmai l’opposto: un appiattimento sul PdL o una accentuazione del “celodurismo”, privo di qualsiasi substrato culturale e sociologico.
Appare inevitabile che se le tesi sono le stesse e le soluzioni pure, viene meno la necessità di un partito diverso che avrebbe dovuto diventare un “partito nuovo” e non un “nuovo partito”, ma che sta finendo per assomigliare al partito dei trombati ed esclusi. Tenuto in vita da chi localmente ha un interesse personale elettorale: in fondo con il 2,5 % la speranza di farsi eleggere da qualche parte rimane. Essendo questo l’unico obiettivo che interessa esclusivamente a qualche quadro locale, la struttura si scioglierà quando nella casa madre offriranno loro garanzie elettorali adeguate .
Se poi mettessero alle Europee uno sbarramento del 5%, per il partito di Storace sarebbe quasi impossibile sopravvivere e “contrattare la resa” diventerebbe una necessità .
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