LA SCRITTA “VIVA LA MAFIA” INDIGNA RITA DALLA CHIESA
LA TARGA DELLA VIA INTITOLATA A SUO PADRE IN FRANTUMI DA MESI…E SU UN MURETTO DI MONDELLO NESSUNO CHE CANCELLI LA SCRITTA CHE FA APOLOGIA DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Le ultime due immagini che restano di Palermo a Rita dalla Chiesa sono quelle scattate col telefonino ieri sera, poco prima di tornare a Roma, dopo il trentesimo anniversario del massacro di suo padre, Carlo Alberto, della giovane moglie Emanuela e dell’agente di scorta Domenico Russo.
Due immagini devastanti che rischiano di sovrapporsi sul calore avvertito anche in via Carini, fra gli applausi di tanta gente affacciata ai balconi proprio dove si deponevano le corone della cerimonia ufficiale.
Due scatti.
Nel primo «via dalla Chiesa» con la targa in frantumi da mesi.
Nell’altro un muretto di Mondello dove nessuno cancella un «W la mafia» fresco di vernice, ben visibile dai turisti al mare.
Prima del rientro, Rita voleva far vedere la strada intitolata al padre alla figlia Giulia, 41 anni, per la prima volta in vita sua a Palermo, un’ansia cresciuta con lei, la stessa che le ha impedito finora di venire nell’inferno dove morì il nonno.
Un muro infine abbattuto per stare vicino alla madre.
E cogliere l’occasione per portare giù anche il suo bimbo, cinque anni, gli occhioni ieri sgranati sul picchetto d’onore, sulle corone, su spade e fucili scrutati dall’alto, in spalla al suo papà che seguiva Rita e Giulia.
Tutti al centro di una via Carini trasformata in un teatro con la strada per palcoscenico e i balconi come palchi.
Balconi di edifici rimasti com’erano allora, le persiane scrostate, le ringhiere arrugginite.
Una signora anziana vestita d’azzurro al primo piano, commossa. Più su, un’altra signora di almeno ottant’anni, accanto al balcone di una famigliola di colore.
Di fronte, un pensionato di settant’anni, i gomiti appoggiati al davanzale, pure lui come tutti pronto ad applaudire, mentre Rita alzava gli occhi quasi per ringraziare quel pezzo di Palermo.
Ma senza potere impedire al suo pensiero una constatazione amara: «Trent’anni fa, la sera dell’agguato, le stesse persiane rimasero tappate, nessuna delle persone che oggi hanno i capelli bianchi parlò, nessuno vide e sentì niente…».
Un’amarezza mitigata sia dal calore di questi due giorni trascorsi nella città dove ha deciso di tornare a vivere, sia dalle parole del ministro Annamaria Cancellieri, del comandante generale dell’Arma dei carabinieri Lorenzo Gallitelli, del procuratore Piero Grasso pronto a dire che quel dramma «non fu solo un delitto di mafia», che «Cosa nostra potrebbe avere agito come braccio armato di altri poteri».
Poi, ieri sera, lo sgomento di Rita per quei due scatti, prima di lasciare l’Hotel La Torre, il suo buen retiro sugli scogli di Mondello, meta mai raggiunta quel 3 settembre dell’82 da suo padre e da Emanuele Setti Carraro.
Felice Cavallaro
(da “Il Corriere della Sera“)
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