LA SFIDA DI PARMA CHE POTREBBE PORTARE UN GRILLINO AL GOVERNO DELLA CITTA’ INTERESSA I MEDIA INTERNAZIONALI
I 50.000 ASTENUTI DEL PRIMO TURNO SARANNO L’AGO DELLA BILANCIA NEL BALLOTTAGGIO TRA BERNAZZOLI E PIZZAROTTI
E’ arrivato Le Monde per capire se il “grillino” Federico Pizzarotti (che si è preso 15 giorni di ferie dalla banca dove lavora per organizzare il ballottaggio) è un Hollande di provincia.
E’ arrivato il New York Times e lunedì addirittura si vocifera di un collegamento della Cnn da piazza Garibaldi.
La provincia, si sa, è sorniona e un pò ci gode ad essere sulla ribalta. A parlare di una sua unicità , vera o presunta.
E allora ricorda ai tanti microfoni, alla selva di telecamere, che questo ex ducato ha la vocazione al laboratorio: primi nella rossa Emilia a chiudere la stagione dei sindaci di centrosinistra e ad aprire quella del civismo berlusconiano con l’elezione a primo cittadino di Elvio Ubaldi.
Correva l’anno 1998 e l'”anarchico” del Pci Mario Tommasini, con una sua lista, mandò in soffitta la nomenklatura che voleva riconfermare in municipio il notaio Stefano Lavagetto del Pds.
Se poi le lancette si spostano ben più indietro nel tempo ecco la Parma delle barricate, ribelle, popolare e imprevedibile, che ferma, l’unica, le squadracce di Balbo.
Primi, ahinoi, negli scandali tra urbanistca e politica nel lontano 1976 con tutti i partiti più grandi dentro.
Primi, ahinoi, nei debiti con un macigno di 600 milioni di esposizione tra Comune società partecipate. Un rosso che alimentò la rabbia della folla contro il palazzo inquisito.
Era la notte di San Giovanni di un anno fa e all’alba scattarono le manette. Una vera e propria retata di dirigenti in Comune. E da allora tutto ha iniziato nuovamente a cambiare.
Per mesi gli indignati sotto il municipio, la Giunta di centro destra barricata nel corso dei Consigli comunali.
Un logoramento fino a settembre quando l’ex sindaco Pietro Vignali getta la spugna e in città si apre la gestione commissariale.
Al primo turno è stato il Movimento 5 Stelle a intercettare più di ogni altro il voto di chi, sdegnato dalla casta e dalle ruberie, vuole cambiare.
Un mix tra l’antipolitica del leader Grillo e temi più concreti calati sulla città che ha fatto centro: quasi 20% al primo turno.
E Parma è di nuovo sulla ribalta. “Caput mundi, la nostra Stalingrado”, dice Grillo. E’ Pizzarotti a sfidare il candidati del Pd Vincenzo Bernazzoli. Il “ritorno al futuro” di Ubaldi, l’altro designato al ballottaggio, non si avvera.
Il Pdl sprofonda al 4,7% dal 24% forse porterà in aula un consigliere comunale di minoranza.
Una stagione politica di centrodestra durata 14 anni si chiude. Ma i fari sono tutti per lui: Pizzarotti.
La facevano tutti più facile.
Ed ora – come fosse nei palchi e nei loggioni del teatro Regio – la città assiste all’inedita lotta tra Davide e Golia.
Tra Bernazzoli, presidente in carica dell’Amministrazione provinciale (non si è dimesso dall’incarico) contro Pizzarotti, bancario esperto di informatica.
Da duecento a trecento mila euro di spese elettorali per il primo, 6mila il secondo. Comitato elettorale in centro più sedi di partito il Pd, rintracciabili sul web i grillini. Di un paesino del Parmense e quindi non votante Bernazzoli, parmigiano ma a Reggio Emilia per lavoro Pizzarotti. 34 mila voti l’esponente del centro sinistra al primo turno e 17mila lo sfidante: 39,7% contro il 19,47.
Ma la vera incognita del secondo turno, e potenziale asso nella manica dei 5Stelle, sono i 50 mila astenuti, il 36 per cento che non è andato alle urne: il primo partito della città .
Domenica e lunedì la differenza potrebbero farla loro se decidessero di “impugnare” la scheda elettorale.
Bernazzoli, nella sua coalizione, ha già messo insieme ex finiani e vendoliani e pare avere già rastrellato dove possibile.
L’altro candidato strizza l’occhio a chi, stufo della politica, al primo turno non ha votato.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali dei vertici locali del Pdl, in molti prevedono un appoggio dei pidiellini a Grillo con la speranza di rientrare in gioco a dispetto delle urne.
Cosa che sarebbe loro preclusa definitivamente in caso di vittoria del centrosinistra. Dai due quartieri generali concordano: affluenza bassa favorito Bernazzoli, affluenza alta tutto è possibile.
Bernazzoli ha vinto senza trionfare le primarie.
Forti i mal di pancia interni al Pd dove molti avrebbero visto di buon occhio la candidatura dell’ex capogruppo in Consiglio comunale Giorgio Pagliari nell’ennesima riproduzione delle mai sopite frizioni tra post Pci e post Dc.
Altri ancora avrebbero voluto un nome meno di apparato e più di rottura, espressione della società civile.
Intanto l’esponente democratico incrocia le dita dopo che la senatrice Albertina Soliani fu sconfitta nel 2007 e l’assessore regionale Alfredo Peri, già sindaco di Collecchio, fece il bis nel 2007.
Dice che in caso di vittoria in Giunta chiamerà assessori in base alle specifiche competenze.
Garantisce esperienza e conoscenza della macchina amministrativa e ricorda che a giugno potrebbero mancare i soldi per pagare i 1300 dipendenti comunali.
Serve una persona in grado di trattare con le banche, dice. Pizzarotti sceglierà gli eventuali assessori tramite curricula da inviare on line e afferma: “Non mi consulterò con Grillo di cui non ho neppure il cellulare”.
Nella Parma capitale del made in Italy alimentare, i poteri forti questa volta non si schierano esplicitamente.
Pesa lo scotto di avere designato, nel 2007, con voto palese, la discesa in campo di Vignali, allora figlioccio politico di Ubaldi, in quel patto tra politica e grandi opere, appaltate ai costruttori locali, che pareva non dovesse mai finire.
Poi la crisi, la bolla immobiliare e i debiti hanno presentato il conto.
Da venerdì sera sarà silenzio elettorale.
Stasera ci sarà da ridere con Gene Gnocchi, amico di Bernazzoli, chiamato a chiudere la campagna elettorale.
Domani sera tocca a Grillo che torna per l’investitura finale.
Battute e risate per tutti, almeno fino a lunedì pomeriggio.
Chi sarà “l’erede” di Maria Luigia? Il delfino di Bersani o quello di Beppe Grillo.
Su questo interrogativo anche da fuori Italia guardano Parma.
Antonio Mascolo e Francesco Nani
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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