LA SQUADRA DI SALA: “CON LINUS E AMBROSOLI CHIAMERO’ LA BONINO”
“L’EX COMMISSARIO UE CI DARA’ UNA MANO SU INVESTIMENTI E TURISMO ALL’ESTERO”
Lo aveva promesso: «Prima del ballottaggio, inizierò a delineare la mia squadra per dare la possibilità agli indecisi di avere un elemento in più per votarmi».
Una foto di gruppo in cui è già entrato l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, chiamato a guidare un comitato per la legalità e la trasparenza.
E ora ecco i primi nomi che — in caso di vittoria affiancherebbero Beppe Sala.
Due assessori come il direttore di Radio Deejay Linus e il capo del centrosinistra in Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli.
E l’ex ministro Emma Bonino: «Diventerà la mia principale consigliera per la politica internazionale», dice il candidato sindaco di centrosinistra.
Perchè Milano dovrebbe avere bisogno di una sorta di “ministro degli Esteri”?
«Basterebbe pensare all’area del Mediterraneo e al Medio Oriente per capire le enormi possibilità di investimento, crescita turistica e capacità di fare rete tra università e ricerca che ha Milano. E non c’è nessuno come Bonino che conosca questi pezzi di mondo. Verificheremo più avanti il suo grado di coinvolgimento istituzionale, ma lavorerà con me».
E Linus e Ambrosoli?
«Linus può aiutare la città su molti fronti: ha una grande conoscenza dei giovani, può fare tanto per la creatività , gli eventi su cui Milano deve continuare a puntare, lo sport. Ambrosoli può dare una mano sulla partecipazione, le regole, sulla Città metropolitana e il rafforzamento dei municipi. E poi c’è il rapporto con la Regione: è fondamentale se vogliamo curare i problemi profondi delle case popolari, ragionare su larga scala di mobilità e trasporti, fare dell’area Expo un’occasione».
Ha detto di volere accanto anche Giuliano Pisapia: come?
«Vorrei che la sua esperienza mi aiutasse a cominciare dal coinvolgimento della società civile nella politica».
E le donne? Lei avrà una vice: non fa un torto a un assessore come Pierfrancesco Majorino che nel Pd ha fatto il pieno di voti?
«Majorino è un protagonista decisivo. Confermo l’intenzione di avere una vice, ma i conti definitivi li faremo dopo. Quello che prometto sin d’ora è che le donne saranno la metà della giunta e avranno deleghe di peso».
A proposito di deleghe: quale terrà per sè?
«Mi sono speso così tanto per un serio piano di investimento, che vorrei gestire in prima persona le periferie».
Il suo avversario, Stefano Parisi, non farà nomi di giunta. Dice: «Voglio la mia autonomia».
«Il sindaco non è un amministratore delegato, un uomo solo al comando. I milanesi sanno che sono determinato, ma i tempi del ghe pensi mi sono passati. Parisi ha l’attitudine del “faccio tutto io”.
Ma guardate i suoi alleati: come farebbero ad andare d’accordo? Io punterò sulla squadra».
Si è apparentato con i Radicali: il loro 1,8% può fare la differenza? Non teme di sembrare troppo “politico” o di allontanare la sinistra che non vede bene la vendita delle società comunali?
«Non sarà decisivo, ma è importante. Le partecipate sono fuori dall’accordo e terrò io le deleghe. Ci siamo trovati sulle azioni per la casa, ambiente e referendum, alla luce del sole».
A Milano il M5S non ha sfondato, la Lega e la sinistra non sono andate bene. Non sarebbe stato meglio parlare ai moderati?
«Sì, qui ha prevalso più che altrove un voto moderato. Nei miei confronti c’è stato un certo pregiudizio da parte della sinistra. Lo capisco, ma dico: “Guardate i programmi davvero di centrosinistra e ciò che mi anima”. E poi è importante recuperare chi non è andato a votare».
Come?
«Andando molto in giro per la città , sottolineando le differenze con Parisi in termini di idee e compagine. Ho sofferto l’accusa del “sono uguali”: non è vero e lo sto dimostrando».
Sala, è sicuro di vincere?
«Sono sicuro che la mia capacità di recuperare voti tra gli astenuti è più grande. Non è più il momento di guardare ai sondaggi, ma di farsi guidare dall’istinto ed essere veri. Io ho più spazio. E sono in vantaggio».
Alessia Gallione
(da “La Stampa“)
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